Gli angeli neri Stampa E-mail

Manlio Cancogni

Gli angeli neri
Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai circoli di Carrara

Mursia, pagg.158, Euro 14,00

 

cancogni_angelineri  IL LIBRO – Una vera epopea quella dei libertari nostrani a cominciare dal precursore, Carlo Pisacane, che perde la vita tentando di sollevare le plebi del Mezzogiorno. Sarà poi la volta del russo Bakunin, l'anti Marx per antonomasia, che nella penisola fa il pieno di consensi fra la gioventù post unitaria. Un influsso potente che se diminuisce nel Novecento non scompare mai del tutto. Una folla di personaggi descritti con il garbo di uno scrittore di vaglia che mescola ritmo narrativo a un'accurata conoscenza di fatti e circostanze.

  DAL TESTO – “Già cinquantenne all'epoca, Bakunin era piuttosto provato nel fisico, sottoposto per circa un decennio al duro regime delle carceri zariste, ma aveva ancora la mente agile e il fervore di un adolescente. Gigantesco, barbuto, gonfio, aveva l'aria di un vecchio signore (specie quando sedeva in poltrona circondato da una folla di ammiratori) incline ad addormentarsi al brusio della conversazione accompagnata da innumerevoli tazze di tè. Bastava tuttavia una parola, e l'apparizione di un volto nuovo, perché gli occhi piccoli da scoiattolo gli si accendessero di ammiccanti scintille. Il suo pensiero all'epoca, il 1864, era ancora piuttosto nebuloso; ma la voce che lo spiegava, aveva una forza di persuasione straordinaria che gli accattivava immediatamente il consenso di chi stava ad ascoltarlo. Bakunin voleva la rivoluzione generale degli oppressi; voleva anche, diceva, il socialismo. Ma quale socialismo, in quale forma, egli stesso non lo sapeva. Lo avrebbe capito soltanto in Italia, a Napoli. Perché se è vero che egli va giustamente considerato l'ispiratore dell'anarchismo italiano, bisogna anche aggiungere che fu l'Italia ad aiutare la sua testa di gran pasticcione a definire un programma abbastanza coerente di socialismo anarchico. Quando, in Russia, Bakunin sognava l'Italia, in Italia, i rivoluzionari, ancora legati a Mazzini, sognavano Bakunin.”

  L’AUTORE – Manlio Cancogni, classe 1916, è fra le voci più intense della narrativa post bellica. Scrittore dagli interessi molteplici ha alternato l’attività letteraria alla professione giornalistica e a quella di insegnante. Autore di formidabili inchieste per «L’Espresso», si è dilettato anche di storia sia attraverso romanzi sia attraverso testi di divulgazione.

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione - Pisacane s'innamora di Proudhon - Bakunin, un amico per Garibaldi - Il gigante russo non sopporta Marx - Il Sud è pronto per «scoppiare» - Un eroe italiano della Comune - Il breve idillio tra Cafiero ed Engels – ‘El biundèn’ - Pronti per la rivoluzione - La tonaca di Bakunin - I guerriglieri del Matese - Andrea e Anna: un grande amore - Indulgenza con i laureati, durezza con gli ignoranti - Scandalo: Costa in Parlamento - Esilio e follia - L'ora degli individualisti - Lunigiana, terra di ribelli - Gori dice addio a «Lugano bella» - Malatesta condanna i «sanguinati» - La violenza scoppia clamorosa - Il regicida venuto dal New Jersey - La Settimana rossa - Scatenati i pochi interventisti - I soviet anche a casa nostra? - A Mosca! Da Lenin - Malatesta prigioniero in casa - Un bruto per tiranno - Gli ultimi attentatori - Un aviatore anarchico - Illusioni perdute - Basta col paseo - Il birichino di Parigi fra i vecchi di Carrara – Postfazione - Indice analitico