Il presidente della Repubblica parlamentare Stampa E-mail

Omar Chessa

Il presidente della Repubblica parlamentare
Un'interpretazione della forma di governo italiana

Jovene Editore, pagg.264, € 22,00

 

chessa_presidente  IL LIBRO – Il volume si apre e si chiude trattando problemi di diritto costituzionale positivo e provando a fornire una risposta alle domande che ci pongono talune disposizioni costituzionali: quale regola deve ricavarsi dall'art. 89 Cost.? Quali dagli artt. 74, 88, 87,92 e 135?
  Il primo capitolo è dedicato alla domanda relativa all'art. 89, l'ultimo capitolo alle questioni sollevate con riferimento agli altri articoli citati; in mezzo - cioè nei rimanenti capitoli - ci sta invece quanto occorre per rispondere a tutte le domande. Dall'ordine di trattazione prescelto parrebbe così che il significato della controfirma ministeriale costituisca una questione preliminare rispetto a quelle che concernono specificamente taluni atti presidenziali (e precisamente gli atti presidenziali disciplinati dagli artt. 74, 88, 87, 92 e 135 Cost.). In realtà, così come l'interpretazione dell'art. 89 condiziona quella delle altre disposizioni richiamate, parimenti deve valere il reciproco (nel senso che la lettura di queste deve, a sua volta, orientare il significato di quello): è quasi scontato osservare che si tratta di un canone elementare d'interpretazione sistematica.
  In un certo senso l'art. 89 è il minimo comune denominatore di tutte le altre disposizioni citate. Sicché l'ultimo capitolo, che tratta di alcuni atti presidenziali particolarmente problematici, deve essere letto come il tentativo di confermare l'interpretazione generale proposta nel primo capitolo; o meglio, seguendo il suggerimento metodologico di Karl Popper, come il tentativo di dimostrare che gli artt. 74, 88, 87, 92 e 135 Cost. non falsificano l'ipotesi interpretativa avanzata con riferimento all'art. 89.

  DAL TESTO – “In un regime parlamentare il principio di responsabilità politica trova due momenti principali d'espressione, in corrispondenza di due raccordi fondamentali: quello tra governo e parlamento e quello tra parlamentari e corpo elettorale. La democraticità del sistema consisterebbe, perciò, nel fatto che il governo è responsabile politicamente di fronte al parlamento e questo, a sua volta, lo sarebbe di fronte agli elettori. Dentro questo circuito non vi sarebbero soluzioni di continuità: gli elettori farebbero valere nei confronti dei parlamentari una responsabilità politica per il modo in cui, a suo tempo, il parlamento avesse fatto valere una responsabilità nei confronti del governo.
  “A seguire questo ragionamento, il metro del giudizio popolare nei confronti dei parlamentari sarà l'atteggiamento di questi nei confronti del governo. Le valutazioni che il corpo elettorale farà in occasione delle elezioni politiche nazionali avranno sempre per oggetto il modo in cui il parlamento si relaziona al governo e, quindi, lo stesso operato del governo in quanto sostenuto ovvero avversato da questo o quel parlamentare. Se gli elettori avranno apprezzato l'azione del governo, decideranno di premiare con la rielezione i parlamentari che l'hanno appoggiato; se invece l'avranno deprecata, decideranno di non rieleggerli. Il giudizio politico sull'operato governativo si trasferisce dunque sul parlamentare che lo sostiene; e se il giudizio è negativo, può essere premiato con la rielezione il parlamentare d'opposizione che ha avversato il governo.
  “Ora questa logica profondamente e intrinsecamente democratica non opererebbe per nulla con riguardo al Capo dello Stato. È vero che è il Parlamento in seduta comune ad eleggerlo ed è pure vero che l'assemblea nuovamente convocata per l’elezione presidenziale potrebbe riconfermare il PdR uscente o sceglierne uno nuovo. Tuttavia il corpo elettorale non potrebbe mai far valere nei confronti del parlamentare una qualche responsabilità politica per il fatto di avere eletto questo o quello alla carica di Capo dello Stato: diversamente dalle votazioni fiduciarie, in questo caso il voto è segreto e il giudizio popolare, dunque, non potrebbe avere mai per oggetto il comportamento parlamentare tenuto in occasione dell'elezione (o rielezione ovvero mancata rielezione) presidenziale. Di qui l’esistenza di una soluzione di continuità nel circuito bifasico della responsabilità politica, con la conclusione che il Capo dello Stato - non potendo essere gìudicato dal corpo elettorale né direttamente né indirettamente per il tramite di parlamentari - sarebbe a conti fatti provvisto di una legittimazione democratica inferiore rispetto a quella goduta dal Governo.”

  L’AUTORE – Omar Chessa insegna Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari.

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione. Questioni aperte del discorso giuridico sulla forma di governo - Parte prima. Teoria dell'atto presidenziale - Capitolo primo. Una teoria monofunzionale della controfirma - Capitolo secondo. Il modello dell'atto complesso nel passaggio dal regime statutario all'esperienza repubblicana - Capitolo terzo. Principio democratico e Capo dello Stato - Parte seconda. Teorie polifunzionali della controfirma. Critica di un modello interpretativo - Capitolo primo. La funzione di controllo del Capo dello Stato nel pensiero di Serio Galeotti - Capitolo secondo. Il tentativo di conciliare la "politicità" del Capo dello Stato e il carattere polifunzionale della controfirma nel pensiero di G. Guarino e P. Barile - Capitolo terzo. La separazione tra indirizzo e garanzia: un modello da respingere - Parte terza. Sulla Repubblica parlamentare italiana - Capitolo primo. Indirizzo politico e separazione dei poteri nel governo parlamentare - Capitolo secondo. Il Capo dello Stato come rappresentante dell'unità nazionale - Capitolo terzo. La classificazione delle forme di governo e la "terza via" della Repubblica parlamentare italiana - Capitolo quarto. Su alcuni problemi particolari