Pilato e Gesù Stampa E-mail

Giorgio Agamben

Pilato e Gesù

Edizioni Nottetempo, pagg.66, € 6,00

 

agamben_pilato  IL LIBRO – Chi è Ponzio Pilato, il prefetto della Giudea davanti al quale si svolse il processo a Gesù che si concluse con la crocifissione? Un tiranno crudele e spietato o un funzionario pavido ed esitante, che si lascia convincere dal sinedrio a condannare un uomo che ritiene innocente? Una maschera ironica e disincantata che pronuncia battute memorabili ("Che cos'è la verità?", "Ecce Homo!", "Quel che ho scritto, ho scritto") o una severa figura teologica senza la quale il dramma della passione non avrebbe potuto compiersi? Rimettendo in scena il processo in tutte le sue fasi, Agamben ne propone una inedita e puntuale lettura. Nel dialogo fra Pilato e Gesù, due mondi e due regni si stanno di fronte: la storia e l'eternità, il sacro e il profano, il giudizio e la salvezza.

  DAL TESTO – “Perché proprio lui, Pilato? Una formula del tipo Tiberiou kaesaros - che si legge sulle monete coniate da Pilato e aveva per sé l'autorità di Luca, che data così la predicazione di Giovanni (Lc. 3,1) - o sub Tiberio (come Dante fa dire a Virgilio: "nacqui sub Iulio", Inf 1,70) sarebbe stata certamente più consona all'uso. Se i padri riuniti a Costantinopoli hanno preferito Pilato a Tiberio, il prefetto - o, come preferisce chiamarlo Tacito (Ann. XV,44), in una delle poche testimonianze extrabibliche che menzionano il suo nome, il "procuratore" della Giudea - a Cesare, è possibile che sull'indubbio intento cronografico abbia prevalso il rilievo che la figura di Pilato ha nella narrazione dei Vangeli. Nella puntigliosa attenzione con cui soprattutto Giovanni, ma anche Marco, Luca e Matteo descrivono le sue esitazioni, il suo tergiversare e mutare opinione, riferendo alla lettera le sue parole, a volte decisamente enigmatiche, gli evangelisti rivelano forse per la prima volta qualcosa come l’intenzione di costruire un personaggio, con la sua psicologia e i suoi idiotismi. È la vivezza di questo ritratto che fa esclamare a Lavater in una lettera a Goethe del 1781: "Io trovo in lui tutto: cielo, terra e inferno, virtù, vizio, saggezza, follia, destino, libertà: egli è il simbolo di tutto in tutt o" Si puo dire, in questo senso, che Pilato sia forse l'unico vero "personaggio" dei Vangeli (Nietzsche lo ha definito nell'Anticristo "l'unica figura - Figur - del Nuovo Testamento che meriti rispetto"), un uomo di cui conosciamo le passioni ("si meraviglia molto", Mt. 27,14; Mc. 15,5; "ha grande paura", Gv. 19,8), il risentimento e l'ombrosità (come quando, a Gesù che non gli risponde, grida: "Ah, non mi parli - emoi ou laleis! Non sai che posso liberarti o farti crocifiggere?"), l'ironia (almeno secondo alcuni, nella famigerata replica a Gesù: "Che cos'è la verità?"), l'ipocrita scrupolosità (di cui testimonia tanto il sollevare una questione di competenza con Erode che il lavacro rituale delle mani, con cui crede di purificarsi del sangue del giusto condannato), la stizza (il perentorio "quel che ho scritto, ho scritto" ai sacerdoti che gli chiedono di cambiare l'iscrizione sulla croce). Ne conosciamo fuggevolmente anche la moglie, che durante il processo gli manda a dire di non condannare Gesti, "perché oggi ho molto sofferto in sogno a causa sua" (Mt. 27,19).”

   L’AUTORE – Giorgio Agamben insegna Filosofia teoretica all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Tra i suoi saggi più recenti: Homo sacer (Einaudi, 1995); Profanazioni (Nottempo, 2005); La potenza  del pensiero (Neri Pozza, 2005); Il Regno e la Gloria (Neri Pozza, 2007); Il sacramento del linguaggio (Laterza, 2008); Nudità (Nottetempo, 2009).