La leggenda del cavaliere veloce Stampa E-mail

Maurizio Rosso

La leggenda del cavaliere veloce
La meravigliosa storia di Aleramo

Araba Fenice, pagg.176, € 15,00

 

rosso_cavaliereveloce  IL LIBRO – Un nuovo avvincente romanzo dell'autore de Il castello dei Catari: la meravigliosa avventura - sconfinante nel mitologico - della cavalcata di Aleramo, che aveva ricevuto dall'Imperatore tedesco Ottone I la promessa di avere in feudo tutto il territorio che fosse riuscito a percorrere in tre giorni a cavallo. La leggenda vuole che quel territorio corrisponda a un'area grande tre volte la provincia di Cuneo, tra gli attuali Piemonte, Liguria e Lombardia e che per secoli commerci e storie ne abbiano conservato tracce di verità. Il libro racconta con palpitante senso d'avventura un mondo magico e misterioso attraverso gli occhi di un giovane cavaliere che voleva conquistare il mondo.

  DAL TESTO – “Il cavaliere dal mantello rosso fu più volte portato in trionfo e infine scaricato proprio di fronte all'imperatore che lo volle subito abbracciare. Appena ottenuto il silenzio della folla, Ottone dichiarò con voce solenne che questo era il più valoroso soldato del suo esercito e che voleva nominarlo generale quel giorno stesso: si preparassero dunque grandi festeggiamenti che sarebbero continuati per tutta la notte. Nell'eccitazione si dimenticò perfino di chiedergli il suo nome, e a dir la verità non lo conosceva proprio, perché il cavaliere dal mantello rosso era un volontario italico che si era aggregato alle truppe imperiali con un gruppo di ausiliari. Non ci fu il tempo di approfondire, perché già era incominciato il gran trambusto per sgomberare il campo, portare al sicuro i feriti, macellare le carcasse dei cavalli più giovani per poterli subito cuocere e separare i propri morti (che avrebbero avuto sepoltura) dai nemici che sarebbero stati accatastati e arsi nella notte stessa. Tutti si davano un gran da fare: chi preparava le barelle per i feriti, chi scavava le fosse, chi montava le graticole per cuocere la carne. Cibo ce n'era dunque in abbondanza ma mancava il vino. I generali sguinzagliarono i loro scudieri in giro per i villaggi vicini con l'ordine imperiale di requisire tutto il vino che trovavano. Per non creare rivolte e scontri si decise un prezzo fisso di uno zecchino per ogni otre di vino più l'invito a tutti i villani ad unirsi ai soldati dopo il tramonto, ché ci sarebbe stata carne per tutti.
  “Mentre il sole dardeggiava orizzontale dando l'addio a quella lunghissima giornata di gloria e di infamia, i soldati spesero i loro ultimi sudori per scavare delle grandi fosse nelle quali seppellire i cadaveri dei propri commilitoni. Poi passarono ad occuparsi dei nemici e per prima cosa vollero appiccare il fuoco al carro. Quel piccolo falò al centro del campo di battaglia fu il simbolo inequivocabile che non si devono sfidare le leggi della scienza militare né tantomeno quelle divine della successione dinastica. Ed ora che l'ordine era ristabilito, tutti i gesti ritrovavano una loro logica ragion d'essere. Da quel falò furono presi dei rami ardenti per appiccare fuoco a due grandi pire alte venti piedi dove vennero buttati i cadaveri nemici. Erano così dense di corpi che faticarono a prender fuoco, ma quando le fiamme presero finalmente possesso di quel carnaio, si levarono così alte che illuminarono la notte e furono riconosciute in tutto il contado. La puzza di carne umana bruciata doveva essere così acre da scoraggiare per molto tempo chiunque pensasse di rimettersi in guerra. I soldati intonarono il loro canto di vittoria, poi rimasero a guardare quelle pire che crollavano trascinando nelle loro ceneri tutti gli affanni e le paure di una giornata spaventosa.”

  L’AUTORE – Maurizio Rosso è nato ad Alba nel 1963. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere all'Università di Venezia Cà Foscari e Letteratura Angloamericana alla University of California Santa Cruz. Vive ad Alba e lavora a Castiglione Falletto, nell'azienda vinicola della sua famiglia. È giornalista pubblicista dal 1985. Ha pubblicato il saggio Piemontesi nel Far-west. Studi e testimonianze sulla emigrazione piemontese in California (Gribaudo, Cavallermaggiore 1990) e Barolo: Personaggi e mito (Omega, Torino 2000). Nel 2006 ha pubblicato L'amante di Socrate (Araba Fenice), romanzo ambientato nell'Antica Grecia. La prima edizione de Il castello dei Catari, pubblicato nel 1996, vinse il Premio del Presidente del "Cesare Pavese" nel 1997 a Santo Stefano Belbo.

   INDICE DELL’OPERA – Premessa – Prologo - Capitolo primo. Sul Campo di Battaglia - Capitolo secondo. Il Giovane Cavaliere - Capitolo terzo. Un Regno a Forma di Diamante - Capitolo quarto. L'acqua miracolosa - Capitolo quinto. Intorno alle mura di Casale - Capitolo sesto. Monferrato - Capitolo settimo. Il Giuramento - Capitolo ottavo. Hasta - Capitolo nono. Da Hasta ad Alba - Capitolo decimo. La via del mare - Capitolo undicesimo. Dopo il temporale - Capitolo dodicesimo. Attraverso il bosco, di notte - Capitolo tredicesimo. Epilogo - Appendice storica: Ottone I di Sassonia