La prima Repubblica (1946-1993) Stampa E-mail

Giuseppe Bedeschi

La prima Repubblica (1946-1993)
Storia di una democrazia difficile


Rubbettino, pagg.353, € 19,00

bedeschi primarepubblica  IL LIBRO – Questo libro rivaluta la grande esperienza del "centrismo" degasperiano, che non fu (come la maggior parte della storiografia sostiene) un periodo di conservazione, bensì di forte impegno riformatore. Esso pose le premesse del "miracolo economico", che fece dell'Italia una grande nazione industriale.
  Il "centro-sinistra" fu del tutto inadeguato a sostenere questo sviluppo e a correggerne gli squilibri. Tale inadeguatezza pose le premesse del lungo Sessantotto e dell'"autunno caldo" del 1969, che ebbe influssi assai negativi sull'economia e che destabilizzò la società civile. Di qui un successo sempre più grande del PCI, il quale però non riuscì mai a diventare un partito democratico, nel senso occidentale della parola.
  La democrazia italiana è rimasta quindi sempre, nella "prima Repubblica", una democrazia "bloccata", priva di alternanza fra schieramenti politici diversi. Tale "blocco" ha impedito qualunque rinnovamento della società e ha determinato una profonda degenerazione della politica.

  DAL TESTO – "Una democrazia bloccata, con le sue conseguenze partitocratriche e demagogiche; una cultura politica statalistica, profondamente funzionale a una democrazia bloccata e a un regime partitocratrico-demagogico: ecco i tratti fondamentali della Prima Repubblica. Nella quale le posizioni liberali sono state sempre assolutamente minoritarie, e non hanno potuto influire in modo significativo sullo sviluppo del Paese (se si escludono gli anni del «centrismo» degasperiano). Del resto, le statistiche economiche sono eloquenti: in Italia il settore pubblico dell'economia assorbiva nel 1970 il 36,7 per cento del pil, nel 1980 ne assorbiva il 43,6 per cento, nel 1992 il 57,6 per cento. Sono facilmente intuibili la bassa produttività e lo spreco di un settore così ampio dell'economia pubblica. Non c'è da meravigliarsi che il Paese andasse incontro a una Caporetto economica, alla quale dovette far fronte nel 1992 il governo Amato, che, approfittando della debolezza dei partiti investiti dal ciclone di Tangentopoli, impresse alla politica economica una netta svolta: liquidò l'EFIM, avviò le privatizzazioni, riuscì a far andare in porto un accordo fra imprenditori e sindacati sul costo del lavoro e sullo smantellamento della scala mobile, varò una legge finanziaria da 93.000 miliardi di lire, «in assoluto la più onerosa della Repubblica».
  "Democrazia bloccata, diffidenza di quasi tutte le forze politiche per il ruolo dell'impresa privata operante sul mercato, statalismo e assistenzialismo, Welfare troppo generoso, privilegi (fiscali e di altro tipo) per un numero elevato di corporazioni. Il quadro del Paese che emergeva nel 1992 era quello di una società largamente assistita, corporativa, immobile e corrotta (ma molti di questi mali si riproporranno tali e quali nella seconda Repubblica). Gli italiani, sempre molto bravi ad autoassolversi, provarono sdegno per i misfatti commessi dai partiti e messi alla gogna da Tangentopoli. Ma essi dimenticavano di essere stati largamente complici di sistema di dissipazioni, di cui avevano usufruito intere fasce della popolazione, interi ceti sociali: dalla massiccia evasione fiscale (che eludeva, certo, un fisco esoso e inefficiente, mentre i soldi ricavati con le imposte andavano in buona parte a finire negli enormi buchi scavati dai partiti), alle pensioni di ogni tipo, a una sanità pressoché gratuita anche per i ceti abbienti, e via enumerando. Un quadro dal quale emergeva la secolare diseducazione civile del Paese, che era giunto assai tardi all'unità politica, e che non era mai stato una nazione, se non in senso culturale. Inoltre, alcuni decenni di guerra civile ideologico-politica, dovuti al radicamento del più grande partito comunista occidentale, avevano diviso profondamente le élite culturali, rendendo loro impossibile quell'opera di agglutinazione degli orientamenti ideali, di formazione di un ethos collettivo, quale esse svolgevano in altri Paesi europei."

  L'AUTORE – Giuseppe Bedeschi è professore emerito di Storia della filosofia nell'Università La Sapienza di Roma. Fra le sue opere: "Storia del pensiero liberale" (Roma-Bari, 2003, 6a edizione), "La fabbrica delle ideologie. Il pensiero politico italiano del Novecento" (Roma-Bari, 2002), "Liberalismo vero e falso" (Firenze, 2008), "Introduzione a Marx" (Roma-Bari, 2007, 11a edizione), "Introduzione alla Scuola di Francoforte" (Roma-Bari, 2008, 7a edizione), "Il rifiuto della modernità. Saggio su Jean-Jacques Rousseau" (Firenze, 2011, 2a edizione).

  INDICE DELL'OPERA – Premessa - 1. La rinascita dei partiti dopo la liberazione: le premesse ideologico-politiche (1. Il governo Parri e il Partito d'azione - 2. Togliatti, il «partito nuovo» e la «democrazia progressiva» - 3. I primi governi De Gasperi, il referendum monarchia-repubblica, la Costituente - 4. Nenni e Saragat: la scissione socialista - 5. De Gasperi interrompe la collaborazione con comunisti e socialisti - 6. La Democrazia Cristiana fra De Gasperi e Dossetti) - 2. La vittoria democristiana del 18 aprile 1948 e il «centrismo» degasperiano (1. Il quarto governo De Gasperi e il 18 aprile - 2. Un conato insurrezionale: l'attentato a Togliatti - 3. I governi De Gasperi della prima legislatura repubblicana (1948-1953) - 4. La grande azione riformatrice del «centrismo» - 5. Le difficoltà del «centrismo». La legge elettorale maggioritaria e le elezioni politiche del 1953 - 6. La caduta di De Gasperi, i governi Pella e Scelba, l'elezione di Gronchi alla Presidenza della Repubblica – 7. Fanfani segretario della DC e Gronchi Presidente della Repubblica. Fine del governo Scelba; il governo Segni) - 3. La sinistra e il terribile 1956 (1. Il Pci e il 1956 - 2. Il Psi e il 1956 - 3. Il Pci e gli intellettuali) - 4. Dal «miracolo economico» al centro-sinistra (1. Il «miracolo economico» - 2. La difficile e tormentata gestazione del «centro-sinistra» - 3. La prima fase del centro-sinistra: le riforme - 4. La seconda fase del centro-sinistra: come rimediare ai danni della prima fase - 5. L'unificazione socialista e il suo fallimento politico - 6. Il Partito comunista: una grande forza in lenta evoluzione - 7. «Il Mondo»: una palestra di cultura democratico-liberale) - 5. Il lungo sessantotto: dal movimento studentesco all'«autunno caldo» - 6. Dal «centro-sinistra» alla «solidarietà nazionale» (1. Un marasma investe la società civile e la politica (1968-1973) - 2. Berlinguer e il «compromesso storico» - 3. La grande avanzata comunista e l'avvicinamento del Pci all'area del potere (1974-1976) - 4. Il Pci nell'area del potere (1976-1978) - 5. Il «partito armato») - 7. Il nuovo corso di Craxi e la fine della «solidarietà nazionale» (1. Duello a sinistra - 2. Il ritorno del Pci all'opposizione - 3. I governi Cossiga, la DC del «preambolo», Craxi padrone del Psi - 4. Il dilagare degli scandali, la «questione morale» e l'arroccamento di Berlinguer - 5. La crisi del marxismo) - 8. Il tramonto della Prima Repubblica (1. I governi Spadolini e il lungo governo Craxi - 2. La decadenza e la fine del Pci - 3. Inizi di ripensamento del fascismo - 4. Il crollo della «prima Repubblica») - 9. Uno sguardo retrospettivo - Indice dei nomi