Agonia della Francia Stampa E-mail

Manuel Chaves Nogales

Agonia della Francia

Neri Pozza, pagg.185, € 16,50

nogales agonia  IL LIBRO – Nel 1937 Manuel Chaves Nogales approda a Montrouge, un sobborgo operaio alle porte di Parigi. Fugge da un Paese, la Spagna, dove è un tipo «perfettamente fucilabile» dai due contendenti in guerra: dai comunisti guidati da Mosca, e dai fascisti foraggiati da Roma e Berlino.È, come lui stesso ama definirsi, un «cittadino di una repubblica parlamentare e democratica» che, andata velocemente in malora, non concede altra scelta che l'esilio a un giornalista e scrittore figlio della piccola borghesia liberale sevigliana. A Montrouge, la République gli procura un appartamento popolare d'antico decoro dove sistemarsi con moglie e figli. Reportero di fama, autore di una brillante biografia di Juan Belmonte - il grande matador, il torero bohémien che frequentava artisti e leggeva Maupassant - Chaves si ritrova a Parigi «insieme agli scarti dell'umanità che la mostruosa macchina degli Stati totalitari va producendo». Un demi-monde di esclusi, reprobi, sconfitti: pope russi, ebrei tedeschi, rivoluzionari italiani. Accomunati tutti da «un obiettivo inaccessibile»: ottenere «una patria d'elezione, una nuova cittadinanza» nel Paese che, ai loro occhi, è «una creazione spirituale ottenuta in venti secoli di civiltà», il luogo dove impera da sempre «la fede naturale dell'uomo in ciò che è umano». Verranno traditi, e le pagine di questo libro costituiscono la cronaca diretta, vertiginosa, iconoclasta, scritta a caldo di tale tradimento che trova il suo culmine nel giorno di giugno del 1940 in cui le truppe naziste occupano Parigi, ma che ha un lungo e doloroso decorso. Nell'agosto del 1939, alla firma del patto Hitler-Stalin, la Francia scatena la caccia al Rosso e a tutto quanto gli assomigli. I comunisti, «sottoposti a inutili e costanti vessazioni da parte della polizia», vengono spinti nell'illegalità. Il 3 settembre 1939, dichiarata guerra alla Germania, indesiderabile non è più soltanto il Rosso ma lo straniero tout court, anzi lo sporco straniero, le sale métèque, la schiuma della terra, secondo la tetra espressione diventata poi il titolo del celebre libro di Arthur Koestler. Si internano antifascisti spagnoli, italiani, tedeschi, est-europei. E tutto precipita. Si sfascia. In una indolente apocalisse. Nell'«inumana indifferenza delle masse». La Francia, lo Stato «erede della civiltà greco-latina», crolla e scompare per sempre e il suo popolo cade in schiavitù «senza che l'autobus abbia smesso di passare a un'ora precisa». In un domenicale après-midi, mentre i nazisti dilagano, a Parigi la gente sciama fuori dai cinema. In tempo per l'aperitivo al bistrot...

  DAL TESTO – "Per creare a Parigi l'atmosfera favorevole alla sconfitta, l'aviazione tedesca non dovette compiere un grosso sforzo. Le bastò un solo bombardamento, più spettacolare che efficace, compiuto però in un momento critico. Un migliaio di bombe di piccolo calibro gettate su Parigi e dintorni in pieno giorno, alle tredici, bastarono perché la capitale della Francia credesse giunta l'ora della resa.
  "L'effetto materiale di quel bombardamento fu limitatissimo. Una mezza dozzina di case distrutte, qualche incendio rapidamente soffocato e un totale di duecentocinquanta morti bastarono per far crollare una città di quattro milioni di abitanti. Sta di fatto che, date le enormi dimensioni della capitale, i parigini non poterono nemmeno accorgersi di essere stati colpiti da un attacco a fondo dell'aviazione nemica. La distruzione di una casa su diecimila e la morte di una persona su cinquemila non sono un disastro sufficientemente grave da suscitare la reazione di panico collettivo che si verificò. Per ottenere quel minimo disastro materiale l'aviazione tedesca aveva dovuto utilizzare centinaia di aerei (almeno duecento) e nell'operazione ne aveva persi oltre una ventina. Non si può dire che fosse stata un'operazione dai risultati soddisfacenti, da ripetere con frequenza.
  "I risultati dell'utilizzo massiccio dell'aviazione contro le grandi città non erano, quindi, neanche lontanamente quelli temuti."

  L'AUTORE – Manuel Chaves Nogales nasce a Siviglia, in Spagna, nel 1987. Nel 1922 si trasferisce con la moglie e la figlia a Madrid dove lavora a «El Heraldo de Madrid» con altre giovani promesse del giornalismo spagnolo. Nel 1930 scrive "Juan Belmonte, matador de toros, su vida y sus hazañas", la biografia di uno dei toreri più amati di Spagna. Nel 1931 assume la direzione di «Ahora», giornale repubblicano vicino al presidente Manuel Azaña, Nel 1934 pubblica "El maestro Juan Martínez que estaba allí", in cui narra la storia di uno scapestrato ballerino di flamenco, travolto dalla Rivoluzione d'Ottobre mentre era in tournée in Russia. Nel 1936 è in esilio in Francia. Muore a Londra nel 1944.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione, di Marco Cicala – Prologo - Colpo di Stato (Il pomeriggio della domenica in cui morì la Francia – L'indifferenza delle masse - Come si arrende una grande città - La fede nella Francia - Il mito della libertà - La defezione francese - Esperienza personale - La tragedia del francese - La patria e il patriottismo) - Capitolo 1 (Se Hitler avesse attaccato in settembre - La Francia poteva salvarsi - La guerra civile - La vera corruzione interna - Il processo della democrazia - Superiorità del politico) - Capitolo 2 (Il grande errore - Le corruttele militari - Un esercito che non serve a nulla - Il fallimento dei quadri di comando - «In ritardo di una guerra» - Vinti prima di iniziare a combattere - Gli ufficiali coloniali e il cittadino mobilitato - Miseria spirituale - La barbarie antidemocratica - Il malumore del soldato) - Capitolo 3 (Il Paese reale e il Paese ufficiale - Le vere stragi dell'aviazione - La menzogna dell'eroismo universale – L'egoismo dei cittadini - La cupidigia francese – Lavoro – Frivolezza - Pentimento e pietà) - Capitolo 4 («Drôle de guerre» - L'aristocrazia - La borghesia - Tradimento della classe media) - Capitolo 5 (Gli inglesi in Francia – L'odio contro il soldato - Le donne francesi e le donne inglesi - Superfluità femminile - Soltanto i più giovani) - Capitolo 6 (L'economia del sangue - Mentalità Maginot e marciume interno – Daladier - I comunisti al servizio del nemico - Punti vulnerabili - La caduta di Daladier) - Capitolo 7 (Il gioco di Reynaud - «Meglio la schiavitù che la guerra!» - Gamelin - Le sfingi dello Stato Maggiore - De Gaulle – Weygand – Pétain) - Capitolo 8 (Seminatori di panico – L'aviazione, arma psicologica - Parigi non si difende - La catastrofe – L'esodo - Tours-Bordeaux - Il nodo della tragedia) - Indice dei nomi - Indice dei toponimi