Il presente come storia Stampa E-mail

Luciano Canfora

Il presente come storia
Perché il passato ci chiarisce le idee


Rizzoli, pagg.265, € 18,00

 

canfora presente  IL LIBRO – Chi sono gli oligarchi, sono loro il motore della storia? O la massa dei molti? È questo forse il dilemma principale per chi si cimenti nella ricerca storica. Per Luciano Canfora scrivere storia vuol dire lottare contro gli effetti del progressivo allontanamento dai fatti: in tale lotta «il pathos narrativo, la partecipazione emotiva, non il volgare patetismo, non sono un cascame del lavoro storiografico ma al contrario l'indizio della perdurante vita del passato dentro di noi». Compito dello storico è dunque quello di districarsi tra i documenti e le invenzioni letterarie, in bilico sul limitare di congetture che tentano di scrutare ciò che le fonti non dicono. In queste pagine l'autore interroga l'antichità a proposito di grandi questioni sempre vitali, se non addirittura pungenti, come la giustizia, la cittadinanza, la libertà, il falso: ricordandoci che l'aver avuto ragione «è esso stesso un elemento storico, cioè soggetto al mutamento».

  DAL TESTO – "Per personaggi che, in un determinato momento storico, hanno assommato nella propria persona il significato e la simbologia stessa del movimento che capeggiavano, il «culto» della loro persona è fenomeno non solo bene attestato, ma, a quanto pare, difficilmente evitabile.
  "Si potrebbero fare molti nomi, ma quelli più familiari e più ovvi sono certamente Cesare e Napoleone. Il bisogno, da parte dei seguaci, di mitizzare il «capo», cui corrisponde l'intuizione, da parte del capo, dell'imprescindibile funzione di tale meccanismo «mitizzante», è fenomeno ben documentato. Tanto più esso spicca (e si rivela meccanismo che va al di là delle scelte del singolo), quando l'interessato stesso sarebbe per suo stile e cultura alieno da un tale rapporto quasi religioso e tuttavia, al suo prodursi, vi si adegua. È il caso dell'«Incorruttibile», il quale fu l'esatto contrario del demagogo assetato di folla osannante, o anche, in tempi più vicini a noi, di Antonio Gramsci. Narra Gramsci, divertito, in una lettera dal carcere, della delusione provata da un compagno incontrato durante uno dei suoi soggiorni di pena, il quale si era immaginato il capo dei comunisti di ben altra, imponente, statura!
  "In questa categoria (quantunque inusuale sia il dirlo) rientra anche Stalin, il quale per non breve tratto della sua lunga carriera volle tenersi nel ruolo di ideale «secondo»: di mero, fedele, esecutore dell'opera e del disegno di un altro, ben più «grande», e che anche da morto avrebbe dovuto continuare a essere percepito come «il capo», cioè Lenin. Cui Stalin destinò appunto perciò un mausoleo di tipo faraonico-ellenistico-bizantino: perché su di lui, unico capo «vivente» ancorché morto (e all'uopo perciò imbalsamato), continuasse a convogliarsi il bisogno di carisma delle masse sovietiche. Per la stessa dinamica, Augusto si presentò per un lungo tratto come l'erede-esecutore-continuatore-vindice di Cesare e gli destinò un culto assimilandolo agli dèi. Più che mai necessario dunque, di fronte a personaggi storici il cui mito fu parte essenziale del loro agire (e del loro «essere percepiti» dagli altri), più che mai necessario è far capo al giudizio, limitativo, ma non obnubilato, dei non-seguaci, delle persone pensanti e lontane, e anche degli avversari."

  L'AUTORE – Luciano Canfora, filologo classico e storico, professore emerito dell'Università di Bari, dirige i "Quaderni di storia" e collabora con il «Corriere della Sera», per il quale ha curato nel 2012 la collana "Classici del pensiero". I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Scrivere la storia (L'uso politico della storia - Storia, verità, narrazione – L'opera di Martin Bernal) - Schiavitù e tirannide (Una nuova «Storia d'Europa» - Gli albori del comunismo in Grecia - Terrorismo nel mondo antico - Il tirannicidio inesistente – Gladiatore - Quando il tiranno finiva nel Tevere) - La democrazia e le sue varianti (Pericle e Tucidide - Le dure verità del «mite» Sofocle - Epitafio e controepitafio - Pericle di fronte alla democrazia - Il grande secolo di Atene - Un dialogo vero sulla democrazia - È solo nostrana la democrazia dispotica? - Le élites dietro il paravento democratico) - La ferocia dei vincitori (L'età del ferro - Grandezze e miserie del «culto del capo» - La guerra in Grecia e a Roma - Il genocidio dei Galli - Delenda Carthago - Il vandeano degli altri è il più bello - «Morire per la patria») - Comunismo, fascismo, utopia (Tocqueville, il semidemocratico - Attualità di Mazzini - Borgese, Croce e la difficile presa di distanze dal fascismo - La speranza di Moravia - Il filosofo che volle educare il tiranno - Democrazia senza democrazia - Il quaderno mancante - Il dramma politico di Delio Cantimori - Le tre rivoluzioni) - Intellettuali arruolati (Gli eredi di Seneca - La fascinazione del potere – Augusto) - Ellenismo ieri e oggi (L'antirazzismo come cifra dell'impresa epocale di Alessandro - Le parole politiche che ci vengono dall'antica Grecia - La Grecia sotto tutela - «Burocrazia», la parola che la polis non conosceva) - È arduo sedersi sulle baionette (La Repubblica imperiale - Maestri di impero. Da Tucidide agli Scipioni - Il fascino malsano della «democrazia» romana - Principe nel nome della Repubblica - Il divo venuto dal basso - Il mito della «costituzione mista» - Senatores boni viri, senatus mala bestia - Il voto ai Galli) – Cesare (Il papa ateo - Cesare e gli Ebrei - Mito e miseria delle Idi di marzo - Il segreto necessario) – L'impero universale di Dante (L'utopia moderna di Dante - La vita rifiutata per dedizione alla libertà) - Scontri di civiltà (Teutoburgo - La domanda di Erodoto - «Disobbedire» a Tucidide - La dottrina Breznev - La morte del bellum iustum) - Non esiste la fine della storia (Il martirio di Ipazia - Che tentazione la «rivoluzione culturale» - Il sogno di Machiavelli - Eurabia o terza Roma? - E scoccò l'attacco al 1789 - Fine della storia) – Nota - Indice dei nomi