Camerata Neandertal Stampa E-mail

Antonio Pennacchi

Camerata Neandertal
Libri, fantasmi e funerali vari


Baldini & Castoldi, pagg.284, € 16,00

 

pennacchi neandertal  IL LIBRO – Costruito come un percorso attraverso la memoria (di persone, fatti e luoghi) "Camerata Neandertal" è forse il romanzo più dolente e personale di Antonio Pennacchi. Un libro popolato da fantasmi: da Ajmone Finestra - il Federale di Latina, motore delle vicende narrate in "Palude" e nel "Fasciocomunista" agli operai che di "Palude" decisero lo svolgimento; da Carlo Alberto Blanc, paleontologo, la cui ossessione e curiosità divengono le stesse dell'autore nelle "Iene del Circeo", ad Aldo Dapelo padrone della Fulgorcavi narrata in "Mammut", fino al fratello Gianni, che considerava suo "Canale Mussolini" ma morì senza riuscire a leggerlo. Attraverso i suoi personaggi Pennacchi racconta in realtà sé stesso e la propria formazione come uomo, come intellettuale dal basso e come scrittore. Un romanzo autobiografico dove realtà e finzione si intrecciano e si fondono, coinvolgendo il lettore in un viaggio, spesso esilarante, fra letteratura e vita.

  DAL TESTO – "Noi eravamo sette fratelli - tre maschi e quattro femmine - e tra me e lui c'erano cinque anni di differenza. Lui più grande, io più piccolo. Lui era il cocco di mamma, il preferito. Io no. Il nostro era un rapporto conflittuale - sempre in competizione - e da giovani ci menavamo ai giardini; andavamo là per non farci vedere da mamma. Ma tra me e lui c'era un rapporto quasi gemellare. Pensavamo nello stesso modo, avevamo le stesse identiche visioni. Poi ognuno agiva in maniera diversa - era diversa cioè la sintesi e l'azione - ma l'analisi era la stessa. Non c'è pensiero o intuizione mia, che non risenta delle sue e che io non debba in qualche modo anche a lui. Ma così lui rispetto a me. Alla fine, dopo tanti anni, nessuno dei due sapeva più dire - di questa o quell'altra cosa - se l'idea iniziale fosse stata dell'uno o dell'altro. O meglio, questo dilemma – ossia l'effettiva paternità intellettuale delle pensate - ero solo io che me lo ponevo. Lui no. A lui fregava assai. Mio o suo, era tutto suo.
  "Quando a dodici anni tornai a casa dal seminario – questa storia sta anche nel Fasciocomunista, in cui lui è Manrico - mia madre svuotò uno dei due cassetti di Gianni del comò, e disse a me: «Ecco, questo è il cassetto tuo». Noi eravamo una marea, ripeto - nove con padre e madre, in nemmeno ottanta metri quadrati - non è che ci fosse più d'un cassetto a testa, a disposizione. Lì, come ti giravi sbattevi addosso a qualcheduno. Be', lui appena sparita mia madre venne a bussarmi con la mano sulla schiena: «M'hai fregato il cassetto mio, eh? Ma sempre mio rimane, mettitelo bene in testa» e così è poi stato per sempre. Lui era più grande? E tutto quello che avessi o facessi io era suo - era stato tolto a lui - e dovevo correre appena chiamasse."

  L'AUTORE – Antonio Pennacchi è nato a Latina (1950) da una famiglia di coloni giunti nel Lazio per la bonifica dell'Agro Pontino. Autore di romanzi e saggi, nel 2010 con "Canale Mussolini"(Mondadori) ha vinto il Premio Strega, il Premio Acqui Storia, l'Asti d'Appello, il Biblioteche di Roma e il Libro dell'Anno del Tg1. I diritti del romanzo sono stati venduti in tutto il mondo. Collabora a "Limes".

  INDICE DELL'OPERA – Prologo - 1. Il cranio del Circeo - 2. Il Federale - 3. Dolore e scrittura - 4. Lo Spirito dei Padri - 5. Commiati - 6. Gianni sì! - 7. Vota e fai votare - 8. Casa mia - 9. Caino e Abele – Epilogo - Note a margine