Il Califfato del terrore Stampa E-mail

Maurizio Molinari

Il Califfato del terrore
Perché lo Stato islamico minaccia l'Occidente


Rizzoli, pagg.156, € 17,00

 

molinari califfato  IL LIBRO – Decapitazioni di arabi e occidentali e attentati nel cuore di un'Europa incredula, donne schiavizzate, bambini trasformati in killer, pulizia etnica, fosse comuni e la richiesta di obbedienza assoluta. Da Aleppo a Baghdad lo Stato Islamico guidato dal Califfo Abu Bakr al-Baghdadi ridisegna la geografia del Medio Oriente e incombe minacciosamente su di noi. Ma da dove vengono i jihadisti che vogliono purificare il mondo dagli infedeli? Maurizio Molinari rivela in questo libro la genesi di un'ideologia religiosa totalitaria che evoca le brutalità di Hitler e Stalin, travolge l'Islam e genera violenze orrende. Comprese le stragi come quelle di Parigi, nella redazione del settimanale "Charlie Hebdo" e nel supermercato "Yper Cacher". Sono terroristi che nascono dall'odio per il prossimo, amano la morte, reclutati e addestrati per fare scempio di chiunque non la pensa come loro: musulmano, cristiano, ebreo o ateo poco importa. "Osama Bin Laden voleva sconvolgere l'America per spingerla a ritirarsi dal Medio Oriente" scrive Molinari, "al–Baghdadi ha trasformato la guerra santa in uno Stato con cui tutti dobbiamo fare i conti". Uno Stato che si basa su un buon sistema amministrativo perché a differenza di altri gruppi jihadisti, il Califfo sa che per consolidare il consenso l'arma migliore è quella di distribuire pane, acqua ed elettricità, facendo attenzione ad assumere gli ingegneri giusti per gestire dighe e pozzi petroliferi. La ferocia dei tagliagole è solo la punta dell'iceberg di un potere, efficiente e barbarico, che mette a rischio anche la nostra sicurezza.

  DAL TESTO – "La seconda anima dello Stato Islamico è il baathismo, ovvero l'ideologia del partito con cui Saddam Hussein dominò l'Iraq dal 1979 al 2003. All'ex partito Baath appartengono, infatti, molti dei militari entrati a far parte dell'Isis dal 2008 al 2010. L'ideologia baathista persegue la rinascita degli arabi a scapito di leader corrotti e potenze coloniali, per dar vita a un unico Stato pan-arabo sotto la guida di un proprio leader. Sebbene il Baath sia del tutto laico - tanto in Iraq che in Siria, gli Stati dove arrivò al potere alla fine degli anni Sessanta - lo sviluppo dell'Islam è stato interpretato dai suoi teorici come un'evidenza della grandezza della cultura araba. Tanto i salafiti-takfiri che i baathisti condividono la visione di un nuovo inizio basato sui fasti del passato e la necessità di far guidare lo Stato a una minoranza illuminata: quando i leader dei due gruppi si incontrano nella prigione americana di Camp Bucca, in Iraq, al-Baghdadi registra le prime convergenze con ex ufficiali di Saddam detenuti, nel segno anche della comune, viscerale avversione per il nemico sciita e l'Occidente.
  "A evidenziare la convergenza c'è quanto avviene nel 2010, quando Haji Bakr, ex alto ufficiale del Baath, viene scelto da al-Baghdadi per guidare la struttura militare di «al-Qaida in Iraq» dopo il raid Usa in cui vengono uccisi Abu Omar al-Baghdadi, allora leader del gruppo, e il suo vice Abu Hamza. Secondo alcune versioni, Haji Bakr, ex colonnello della guardia rivoluzionaria di Saddam Samir Abed Hamad al-Obeidi al-Dulaimi, sarebbe stato il personaggio-chiave nella corsa alla leadership di al-Baghdadi. I baathisti sono il tassello più importante di «al-Qaida in Iraq» fino al 2011, quando la guerra in Siria fa emergere una nuova generazione di jihadisti salafiti-takfiri, originari in gran parte dell'Arabia Saudita e dell'Egitto, che si riconoscono in Abu Bakr al-Baghdadi e spostano l'equilibrio interno a loro favore. Ciò non toglie che l'alleanza fra i due gruppi resti fondamentale, come dimostra la scelta di Izzat Ibrahim al-Duri, l'ex gerarca del Baath sopravvissuto al crollo del regime e divenuto leader del partito dopo la morte del Rais nel 2007, di salutare la caduta di Mossul nel giugno del 2014 con un messaggio radiofonico nel quale ringrazia tutti i gruppi sunniti autori dell'impresa «e soprattutto lo Stato Islamico», con un linguaggio teso a sottolineare l'alleanza fra la componente nazional-sunnita del Baath e quella jihadista."

  L'AUTORE – Maurizio Molinari, giornalista e scrittore, è il corrispondente da Gerusalemme per "La Stampa". Tra i suoi libri, "L'Italia vista dalla Cia (1948-2004)" (Laterza, 2005), "Cowboy democratici" (Einaudi, 2008), "Gli italiani di New York" (Laterza, 2011), "Governo ombra" (Rizzoli, 2012) e "L'aquila e la farfalla. Perché il XXI secolo sarà ancora americano" (Rizzoli, 2013).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione (Il regno delle brutalità - La forza del Califfato - Drappo nero su San Pietro - Epicentro di due conflitti) - 1. La genesi del consenso (Il sogno di Bilad al-Sham - Superare Osama bin Laden - La rinascita del Califfato - Il richiamo alle origini dell'Islam - La malvagità calcolata - Il tesoro del Golfo - Trafficanti di greggio e antichità) - 2. Dentro il Califfato (I confini si allargano - Obbedienza ed efficienza - Pulizia etnica e servizi sociali - La scuola: preghiere e divieti - Nelle strade di Raqqa - Il patto fra takfiri e baathisti - Vertici e combattenti - La rivincita delle tribù - Sterminare gli sciiti - I bambini: vittime, carnefici e testimoni - Badush, le donne-schiave - Le retrovie in Turchia - Nasheed: gli inni per la umma) - 3. Perché tutto ciò ci riguarda (Alla conquista di Roma - Generazione jihad - La legione dei convertiti - Figli del benessere - Jihad digitale - Lupi solitari - Il progetto dhimmi) - Note