Il Congresso di Vienna Stampa E-mail

Vittorio Criscuolo

Il Congresso di Vienna

il Mulino, pagg.232, € 17,00

 

criscuolo vienna  IL LIBRO – Tra il settembre 1814 e il giugno 1815 si tenne a Vienna un grande congresso che ridisegnò l'assetto del continente europeo dopo la sconfitta di Napoleone. I lavori furono guidati dalle quattro potenze principali della coalizione antinapoleonica (Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna), ma ad essi presero parte anche i rappresentanti di tutti gli Stati coinvolti nel conflitto. Dopo aver ricostruito le premesse diplomatiche del congresso e il clima politico-culturale nel quale esso si svolse, il libro tratteggia i profili dei protagonisti ed espone i principali nodi politico-diplomatici affrontati in quella sede. L'atto finale del 9 giugno 1815 sancì una ridefinizione della carta dell'Europa che sarebbe durata fino alla prima guerra mondiale.

  DAL TESTO – "A parte la questione del Regno di Napoli, della quale si è detto nel capitolo precedente, la riorganizzazione dello spazio italiano (carta 8) non presentava problemi particolarmente delicati, e fu procrastinata, come si è visto, solo per una precisa scelta di Metternich. Il re di Sardegna, il granduca di Toscana e il papa erano rientrati nei loro stati, e l'Austria aveva occupato con le sue truppe la Lombardia e il Veneto, stabilendovi anche un governo provvisorio, in quanto questi territori le erano già stati riconosciuti negli articoli segreti della pace di Parigi in cambio della rinunzia al Belgio e al Lussemburgo, che Castlereagh intendeva unire all'Olanda nel Regno dei Paesi Bassi. L'Atto finale del congresso attribuì quindi all'imperatore d'Austria il Regno lombardo-veneto, il quale conservò, come si è detto, il possesso di Bormio, Valtellina e Chiavenna e fu accresciuto inoltre, come vedremo, del territorio delle legazioni pontificie a nord del fiume Po.
  "Un altro punto non controverso fu il rafforzamento del Regno di Sardegna, che ottenne la restituzione della conte a di Nizza e di tutta la Savoia, comprese Chambéry e Annecy, lasciate nel primo trattato di pace alla Francia ma perdute poi, come si dirà, nella seconda pace del 20 novembre 1815 (carta 3). Fu annessa inoltre al Piemonte la Liguria, che nel 1805 era entrata a far parte dell'Impero napoleonico; il congresso decise infatti di non ricostituire l'antica Repubblica di Genova, nonostante le proteste di una delegazione inviata a Vienna dal governo provvisorio formatosi nella città dopo la partenza dei francesi. Fu creato allora un apposito comitato, composto dal rappresentanti dei cinque e del re di Sardegna, per affrontare la questione genovese, ma l'annessione, già prevista da un articolo segreto della pace di Parigi, non fu mai posta in discussione, perché un forte stato sabaudo fu considerato un elemento essenziale del ristabilito equilibrio, sia come barriera a sud nei confronti della Francia, sia come stato cuscinetto fra la stessa Francia e l'Austria padrona del Regno lombardo-veneto."

  L'AUTORE – Vittorio Criscuolo è professore di Storia moderna e Storia dell'età dell'Illuminismo e delle rivoluzioni nell'Università Statale di Milano. Tra i suoi libri segnaliamo «Il giacobino Pietro Custodi» (Roma, 1987), «Albori di democrazia nell'Italia in rivoluzione (1792-1802)» (Angeli, 2006) e, per il Mulino, «Napoleone» (20092).

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione - I. Le premesse - II. I protagonisti - III. L'organizzazione - IV. Il congresso danzante - V. La crisi - VI. Il ritorno dell'Aquila - VII. L'opera del congresso - VIII. Il nuovo ordine alla prova dei fatti - IX. Il concerto europeo - X. Il giudizio della storia – Carte - Nota bibliografica - Indice dei nomi