I violenti. Sei novelle napoletane Stampa E-mail

Gabriele d'Annunzio

I violenti
Sei novelle napoletane
a cura di Tobia Iodice


Edizioni Cento Autori, pagg.141, € 6,00

 

dannunzio violenti  IL LIBRO – Sei novelle, raccolte a Napoli in due volumi stampati in pochi esemplari, e poi mai più editate. Sei piccoli capolavori, legati tra loro da un comune denominatore: la violenza. La violenza come divinità, e quindi cieca, irrazionale, spietata. E la violenza in nome della divinità (argomento quanto mai attuale!), da predicare e da praticare, allora, in maniera cieca, irrazionale, spietata.
  In un Abruzzo atemporale e metafisico, d'Annunzio mette in scena il barbarico tributo a questo totem, offerto o subito da personaggi indimenticabili. Come il Duca di Ofena, che si getta nelle fiamme insieme al giovane amante piuttosto che consegnarsi ai suoi brutali carnefici. Oppure gli abitanti dell'immaginaria Radusa, pronti a lavare col sangue l'offesa fatta dagli uomini di Mascàlico al loro venerato San Pantaleone. O ancora Gialluca, ingenuo marinaio straziato in mezzo al mare da un compagno improvvisatosi chirurgo e sciamano insieme.
  Come sempre antesignano della modernità e contemporaneo al futuro, Gabriele d'Annunzio, attraverso questi racconti che solo ora tornano in libreria, assicura al lettore un viaggio nei territori più nascosti e primordiali dell'animo umano. Territori dai quali sarà poi impossibile tornare indietro.

  DAL TESTO – "Ora si scorgeva su la strada della Fara, alle prime case, una moltitudine d'uomini agitata e ondeggiante, come un rigurgito di flutti, che dava indizio d'un'altra maggior moltitudine non visibile, nascosta dalla linea dei tetti e dalle querci di San Pio. La legione ausiliaria delle campagne veniva dunque ad ingrossar la ribellione. A poco a poco la folla diminuiva, internandosi nelle vie del paese e scomparendo come un popolo di formiche nei labirinti d'un formicajo. Le grida, soffocate dalle mura o ripercosse, giungevano ora come un rombo continuo, indistinte. A volte mancavano; e allora si udiva il grande stormire degli elci d'innanzi al palazzo che pareva più solo."

  L'AUTORE – Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863, terzo figlio di Francesco Paolo Rapagnetta (il più aristocratico cognome d'Annunzio era quello di un ricco zio adottivo) e di Luisa de Benedictis. Dal 1875 al 1881 studiò al Collegio «Cicognini» di Prato. Nel 1879 esordì con la raccolta poetica Primo Vere, pubblicata a spese del padre. Nel 1881 si trasferì a Roma dove si iscrisse, senza poi laurearsi, alla Facoltà di Lettere. Nella capitale diventò collaboratore di alcuni periodici e condusse una vita sontuosa e sempre pronta allo scandalo. I suoi amori tempestosi e volubili furono oggetto di pettegolezzi tutt'altro che scoraggiati dal Poeta: a partire da Giselda Zucconi seguirono altre donne, fino alla clamorosa fuga con la duchessa Maria Hardouin di Gallese, che sposò nel 1883 e da cui ebbe tre figli. Risalgono a questo periodo le raccolte di versi "Canto novo" (1882), "Intermezzo di rime" (1884), "L'Isotteo-La Chimera" (1890), "Elegie romane" (1892) e i romanzi "Il Piacere" (1889), "Giovanni Episcopo" (1891), "L'Innocente" (1892). A seguito della lettura di Nietzsche e suggestionato dalla musica di Wagner scrisse il romanzo "Trionfo della morte" (1894). Il 1894 fu un anno di svolta: cominciò infatti una relazione con la grande attrice Eleonora Duse, incontrata nel settembre di quell'anno a Venezia. Dal 1898 al 1910 visse con lei a Settignano, in una villa denominata «la Capponcina». Qui compose i primi tre libri delle "Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi" (Maia, Elettra, Alcione, 1903), il romanzo "Il fuoco" (1900) e una tra le sue opere teatrali più fortunate, "La figlia di Iorio" (1904). Nel 1910, costretto dai debiti, si trasferì in Francia, dove compose altre opere teatrali. Nel 1915, scoppiata la guerra, tornò in Italia dove guidò lo schieramento interventista. Perso l'occhio destro durante un'azione militare, scrisse nel periodo dell'infermità le prose del "Notturno" (1916). Animato da fiero spirito nazionalistico, d'Annunzio ritenne la vittoria italiana mortificata dalla mancata annessione all'Italia della città croata di Fiume, e perciò la occupò con la forza nel 1919, istituendovi un governo militare. Dopo pochi mesi, però, fu costretto dalle truppe governative ad abbandonarla. Nel 1921 si ritirò a Gardone Riviera (sul lago di Garda) nella villa detta «Il Vittoriale degli Italiani» dove morì il 1° marzo 1938.

  IL CURATORE - Tobia Iodice insegna Italiano nella Scuola Secondaria Superiore. Ha tenuto in tutta Italia incontri e serate dedicate all'opera di Dante, Ariosto, Foscolo, Carducci e d'Annunzio. Autore di numerosi saggi, nel 2009 ha pubblicato "Il rumore del male" e nel 2013 ha curato il volume su Gabriele d'Annunzio "Tutte le sfumature della rosa. Eros e passione nelle lettere d'amore a Barbara Leoni", entrambi pubblicati da Edizioni Cento Autori.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione - La morte del duca d'Ofena – La madia – Il martire - Il fatto di Mascàlico - L'eroe – Mungià - L'Autore – Il curatore