Favole di Natale Stampa E-mail

Gabriele d’Annunzio

Favole di Natale

Edizioni Solfanelli, pagg.96, Euro 7,00

 

favoledinatale.jpg   IL LIBRO - Non c’è stato movimento letterario che D’Annunzio non abbia toccato o precorso, a cominciare dal verismo per finire con la prosa d’arte. E non si può neppure trascurare ciò che di romantico in senso nazional-popolare persiste in lui. Il contatto con le tradizioni popolari e con la poesia dialettale, maestro Cesare De Titta, segna in modo indelebile gli esordi del D’Annunzio narratore, come testimoniano Terra Vergine e le Novelle della Pescara, dove, al di là dell’impianto naturalistico, l’Autore solidarizza intimamente con quell’immaginario collettivo svelato da Antonio De Nino e Gennaro Finamore nelle sue Tradizioni popolari abruzzesi. Rare volte questo D’Annunzio ha toccato le corde del fantastico o, per meglio dire, del meraviglioso puro, e perciò queste Favole di Natale, tratte da Parabole e novelle, edite nel 1916 dall’editore Bideri di Napoli, rappresentano un unicum nella sua produzione. Se si fa eccezione per Un albero in Russia, tutte le “favole” della raccolta attingono a quel patrimonio di fiabe popolari che dopo tanti anni e in un clima letterario tanto mutato furono sottratte all’oblio da Italo Calvino. Si tratta, in particolare, di leggende popolari abruzzesi o rielaborate in terra d’Abruzzi, alcune delle quali conosciute di prima mano. Ma la trascrizione che ne fa D’Annunzio è una ri-creazione. Le sue “favole” recepiscono pienamente la vaghezza della fonte (orale) e sono nello stesso tempo inconfondibilmente dannunziane.

 

  DAL TESTO – “La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplendeva di una luce bianca ed eguale, come nel plenilunio, perché il Divino era nato. Dalla capanna lontana i raggi si diffondevano per la solitudine; e la bontà che da quella luna anche diffondevasi intorno co’ raggi era tanta che le terre coperte di neve parevano fiorite di rose e come un immenso rosaio odorava nella notte. Il bambino Gesù rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto come in atto di adorazione; e l’asino e il bue lo riscaldavano del loro fiato che fumava nell’aria gelida, come un aroma sulla fiamma. La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuotevano dalla contemplazione estatica e si chinavano per baciare il figliuolo. Vennero i pastori, dal piano e dal monte, portando i doni. E vennero anche i Re Magi. Erano tre: il Re Vecchio, il Re Giovine e il Re Moro”.

 

  L’AUTORE – Gabriele d'Annunzio (Pescara 1863 - Gardone 1938) ha dominato la scena letteraria italiana fin da quando, sedicenne, pubblicò i primi versi. Per più di mezzo secolo - poeta, narratore, drammaturgo, retore e guerriero - ha impresso un sigillo inconfondibile su un'epoca.

 

  INDICE DELL’OPERA – Presentazione, di Lucio D’Arcangelo - Un albero in Russia – La leggenda in terra d’Abruzzo – Il tesoro dei poveri – San Làimo navigatore – La figlia della Borea