Acri 1291. La caduta degli stati crociati Stampa E-mail

Antonio Musarra

Acri 1291
La caduta degli stati crociati


il Mulino, pagg.330, € 24,00

 

musarra acri  IL LIBRO – Il 18 maggio del 1291, dopo un drammatico assedio, Acri, l'opulenta capitale del regno crociato di Gerusalemme, cadeva sotto i colpi d'un giovane ma ambizioso sultano mamelucco, seguita dieci giorni dopo dal castelletto templare, teatro dell'estrema difesa cittadina. Cessava così, dopo quasi due secoli, la presenza crociata in Terrasanta. L'Occidente metabolizzò il fatto con un gran vociare e molte recriminazioni, ma senza impegnarsi attivamente per recuperare quanto perduto. In questo libro, la fine degli stati crociati è letta nel contesto più generale dei sommovimenti che interessarono il territorio siro-palestinese nel corso del XIII secolo: un'area contesa a vario titolo fra Mongoli e Mamelucchi, Genovesi, Pisani e Veneziani, papi e imperatori, Templari e Ospitalieri, re, regine e reggenti, e difesa da nugoli di crociati sovente indisciplinati che finiranno per decretarne la rovina.
  "Solo molto riduttivamente - scrive Franco Cardini nell'Introduzione - si potrebbe guardare a questo denso, lucido, bel libro di Antonio Musarra come a un sia pur innovativo - e già non sarebbe poco - studio relativo alla città di Acri, al regno di Outremer e, quindi, alla storia delle crociate e del Mediterraneo. In realtà, facendo centro su una capitale, i suoi signori, le sue mura possenti, il suo florido porto, i suoi vivaci quartieri e i litigiosi abitanti che li riempivano delle loro contese - tra aristocrazia e ceti mercantili, tra ordini religiosi e ordini militari, tra cittadini-«coloni» provenienti dalle città marinare delle coste nordoccidentali italiane, tra fedeli di religioni e di confessioni diverse e problematicamente conviventi, tra rappresentanti di varie etnie e portatori di vari idiomi -, Musarra traccia un affresco tanto ampio quanto preciso e attento alle dinamiche e ai mutamenti di «breve» e di «lungo» periodo dell'equilibrio di una città sospesa tra un Vicino Oriente che sarebbe stato dalla metà del secolo teatro di una serie di drammatici sconvolgimenti (dalla crisi della dinastia ayyūbide, naufragata nelle sue interne rivalità, al sorgere e all'affermarsi della potenza mamelucca in Egitto, dal crollo del califfato abbaside di Baghdad all'irrompere della potenza tartara a sua volta presto compromessa dalle rivalità dinastico-tribali e geopolitiche), un mondo eurasio-mediterraneo percorso dallo «sciame sismico» provocato dalla caduta, e, quindi, dall'equivoca «restaurazione» dell'impero romano d'Oriente (quello che noi chiamiamo «bizantino»), oltre che dal rapido, tumultuoso ridefinirsi dei sistemi di potere e dei giochi d'alleanza dalla Tessaglia al Caucaso alle isole dello Ionio e dell'Egeo sino al golfo di Alessandretta, e un'Europa latino-germanica relativamente lontana - ma il nostro Mediterraneo ha sempre più unito che non diviso le sue sia pur reciprocamente remote sponde - eppure presentissima con le sue istituzioni politiche e religiose, il suo papato retto in quell'epoca da energici, spregiudicati statisti e sagaci, sottili canonisti, che all'occorrenza sapevano perfino gestire complessi equilibri finanziari e fiscali, il suo impero politicamente in eterna crisi eppur circondato da un persistente fascino che sarebbe giunto a lambire l'età contemporanea, le sue monarchie feudali (a cominciare dal «vicino» regno svevo e poi angioino di Sicilia), la sua Italia comunale che stava già avviandosi verso la «rivoluzione signorile», le sue inquietudini ereticali e inquisitoriali."

  DAL TESTO – "Le macchine da guerra franche, posizionate in corrispondenza della Torre degli Inglesi e delle rovine della Torre del Re, non riuscirono a contenere la marea montante nemica. I Mamelucchi s'insinuarono tra la prima e la seconda cerchia di mura, distanziate tra loro da un fossato largo circa 10 metri. Si procedette velocemente al suo riempimento mediante pietre, legna, fieno, oggetti di vario tipo, animali e perfino cadaveri (qualcuno si sarebbe addirittura gettato volontariamente nella fossa). Dopo alcune ore, la Torre Maledetta crollò su sé stessa, permettendo alle armate mamelucche di penetrare in città: un gruppo sciamò verso San Romano; un altro, più consistente, si diresse, invece, verso la Porta di Sant'Antonio. Guglielmo di Beaujeu e Giovanni di Villiers accorsero alla porta per respingere l'attacco, assieme a un manipolo di confratelli e ad alcuni cavalieri ciprioti, avendo la meglio; tuttavia, non fu possibile per loro raggiungere la Torre Maledetta per via dell'eccessiva presenza di squadre mamelucche, le quali iniziarono a spingersi verso il dedalo di viuzze interne. Matteo di Clermont cadde ferito a morte «nella piazza della strada che era stata dei Genovesi»: dunque, in una zona piuttosto centrale, segno che la città era ormai preda del nemico."

  L'AUTORE – Antonio Musarra è dottore di ricerca in Storia medievale e Fellow di Harvard (Villa I Tatti). Tra i suoi libri: «La guerra di San Saba» (Pacini, 2009), «Gli Italiani e la Terrasanta» (a cura di; SISMEL, 2014), «Genova e il mare nel Medioevo» (Il Mulino, 2015), «In partibus Ultramaris. I Genovesi, la crociata e la Terrasanta» (ISIME, in corso di stampa).

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione, di Franco Cardini – Prologo - I. Outremer (Una nuova storia - Tra Oriente e Occidente - Il sapore delle spezie e l'odore dell'incenso - Credere, obbedire, combattere e fare di conto - Rivalità e contrasti) - II. Egitto (La terra del Soldano - Un'eredità difficile - Morte sul Nilo - Il sultano e l'imperatore - Gerusalemme val bene una scomunica) - III. Guazzabuglio orientale (Un nuovo sultano, una nuova crociata - Harbīya, 1244 - I leoni turchi e i cani infedeli - Da schiavi a sultani) - IV. Acri (Luigi IX in Outremer - All'ombra delle mura - Una nuova guerra civile - Abbandonare Acri) - V. Tra Mongoli e Mamelucchi (La lunga marcia verso ovest - 'Ayn Jālūt, 1260 - Il leone d'Egitto - Un vicino ingombrante - Il gatto e il topo) – VI. Un re per Outremer (Antiochia, 1268 – Tregua - Un sovrano residente - Difficili alleeanze, facili conquiste - Il principe e il sultano) - VII. Fronti contrapposti (Piani di crociata - Alzati, Gerusalemme! - Ambizioni angioine - Un nuovo sultano - Guerra e pace) - VIII. Brandelli di un regno (Trapassi e corone - Una festa a lungo attesa - Rivalità mediterranee - Acri, 1287) - IX. «L'alto cedro del Libano cadrà» (Un comune effimero - L'aventure di Benedetto Zaccaria - Tripoli, 1289) - X. Recuperare la Terrasanta? (Contrasti mediterranei - Impia foedera - Niccolò IV e la crociata) - XI. L'ultima crociata (La crociata degli Italiani - Il casus belli - Una morte inaspettata - Acco delenda est) - XII. La caduta (Sotto assedio - L'inizio dei bombardamenti – Sortite - Il ritorno del re - 18 maggio 1921 - Gli ultimi giorni di Acri - «Fu toute la Surie perdue» - Tentativi di riconquista) – Epilogo – Note – Cronologie – Carte – Bibliografia - Indice dei nomi