Medioevo marinaro Stampa E-mail

Antonio Musarra

Medioevo marinaro
Prendere il mare nell'Italia medievale


il Mulino, pagg.303, € 22,00

 

musarra marinaro  Con questo libro dedicato al viaggio per mare nel Medioevo, Antonio Musarra (docente di Storia medievale presso la Sapienza Università di Roma) colma una lacuna, focalizzando l'attenzione "sulla navigazione nell'ampio bacino del Mediterraneo, con particolare riguardo alla penisola italiana e, dunque, alle sue realtà marittime, privilegiando necessariamente quelle che hanno lasciato maggiore documentazione".

  L'Autore offre un "affresco della grande avventura marinara di alcune realtà del «bel paese»", accompagnando il lettore "a fianco alla gente di mare – e, cioè, a quegli autentici naufraghi della storia che costituivano il nerbo degli equipaggi di navi e galee; così come a tutti coloro che ruotavano attorno a porti e cantieri navali".

  Il Trecento vide "esplodere il fenomeno del corsarismo", spesso esercitato, "oltre che da avventurieri senza scrupoli, da rampolli di famiglie nobili, autorizzati ad arricchirsi combattendo i nemici della patria d'origine. Generalmente, i patroni erano tenuti a riscattare coloro che fossero stati preda di corsari o pirati nel corso di missioni svolte a terra per conto dell'equipaggio. Ma ciò non faceva che accrescere l'insicurezza generale, per far fronte alla quale, ogni galea imbarcava un certo numero di armati («socii» o «supersalientes») - talvolta, arcieri; poi, sempre più spesso balestrieri -, oltre a una cospicua dotazione d'armi".

  Alla precarietà della vita marittima corrispondeva "un'accentuata religiosità, come mostrano le testimonianze di numerosi viaggiatori. Assai avvertita era la devozione per la Vergine, invocata come «Stella Maris» già in pieno X secolo: colei che indica la direzione; non diversamente, dunque, dal corrispettivo terrigeno: la Vergine Odigitria. Alcune feste – come quella di san Giovanni Battista – erano celebrate in gran pompa, accendendo fuochi e luminarie. Quelle dei santi patroni dei marinai – Andrea, Caterina, Cecilia, Clemente, Erasmo, Lucia, Nicola – erano particolarmente sentite. In caso di pericolo, frequenti erano i digiuni e i voti di pellegrinaggio, accompagnati, talvolta, da ex-voto. Sovente, nell'imbarazzo della scelta, il nome del santo era tirato a sorte".

  "Luogo d'incontri e di contaminazioni – osserva Musarra -, il Mediterraneo medievale fu, anche e soprattutto, un luogo d'aspri scontri, i cui protagonisti – dalla marineria saracena a quella bizantina, a quella italica, normanna, catalana – ricorsero a ogni mezzi, lecito o illecito, per affermare una parvenza di talassocrazia e accaparrarsi il monopolio delle maggiori rotte di trasporto".

  Fino ai secoli XI-XII fu predominante la guerra anfibia, mentre successivamente "si sarebbe andati più spesso a battaglia, con lo scopo d'interrompere generalmente lunga e logorante. In particolare, è a partire dal Duecento ch'è possibile registrare una differente articolazione del pensiero tattico-strategico. Si pensi, ad esempio, alla comparsa d'una pianificazione navale strutturata, capace di quantificare i costi della singola impresa in rapporto alla costruzione navale, all'arruolamento d'uomini, alla necessità di pagare loro il soldo o di caricare a bordo il necessario vettovagliamento. Non a caso è in questo periodo che hanno luogo le principali battaglie navali dell'intero periodo medievale. Battaglie destinate a rarefarsi nei due secoli successivi in favore della guerra corsara, economicamente più sostenibile (oltre che redditizia), privilegiante lo scontro isolato. Nel corso del Quattrocento, a ogni modo, la guerra navale assumerà una fisionomia ulteriore. Il vero discrimine sarà rappresentato dall'impiego crescente delle bombarde, utilizzate contro l'equipaggio o per provocare la caduta degli alberi, così da costringere l'avversario alla resa senza doverlo arrembare; ciò che innesterà un processo che recherà, in certo qual modo, all'ultima battaglia navale «medievale» della storia: quella di Lepanto, combattuta mediante uno scontro tra i fanti di mare, non senza, però, che l'artiglieria avesse prima sfrondato, e di molto, le forze in campo".