Testimoniando il destino Stampa E-mail

Emanuele Severino

Testimoniando il destino

Adelphi Edizioni, pagg.376, € 34,00

 

severino destino  IL LIBRO – Sin dal suo inizio storico la filosofia è stata la volontà di incarnare il sapere assolutamente innegabile. Ma come è possibile «la stabile conoscenza della verità», si chiede Emanuele Severino, «in un clima come quello del nostro tempo, dove non solo la scienza, ma la filosofia stessa ha quasi ovunque voltato le spalle a ciò che essa ritiene il "sogno" di un sapere siffatto?». In verità, già nel modo in cui la «scienza della verità» compiva i primi passi era presente l'errare più radicale in cui l'uomo possa trovarsi, quella che per Severino è la Follia estrema: «la fede nella quale si crede che le cose diventano altro da ciò che esse sono ... affermando che l'evidenza suprema è che le cose escono dal nulla (dal loro non essere) e vi ritornano». Tutta l'opera di Severino, sin dal suo primo libro (La struttura originaria), è volta dichiaratamente allo «smascheramento della Follia di questa fede», per «consentire al linguaggio di testimoniare l'assoluta innegabilità del destino della verità». E in queste pagine l'intero percorso viene ripresentato nell'insieme dei suoi tratti fondativi, approfondendone alcuni temi centrali quali l'interpretazione, il rapporto tra destino e scienza, l'essenza linguistica del sapere originario, il senso ultimo dell'esser uomo e la storia infinita dell'uomo, il senso della salvezza. Un percorso, dunque, attraverso l'intero 'terreno' di Severino, da cui il lettore potrà spaziare con lo sguardo: «Non basta possedere un campo: bisogna coltivarlo. Il campo di cui qui si tratta è l'insieme dei 'miei scritti'. Un linguaggio, dunque. E anche questo libro intende indicare l'autentica "pianura della verità"».
  "Questo libro – si legge nella "Nota" di Emanuele Severino - contribuisce alla coltivazione del campo - quindi anche di sé stesso. In qualche modo lo ripercorre, rafforzando la delucidazione del suo dispiegarsi. Propriamente ne ripercorre l'aspetto fondante, limitandosi a pochi cenni sul gruppo dei miei scritti dedicato a ciò che qui sopra ho chiamato «questa nostra terra» e alla sua storia. Ma relativamente all'aspetto fondante compie anche alcuni passi innanzi. Inoltre, poiché un insieme di tratti del già detto ne hanno determinato l'assestamento, questo libro rende esplicito il rapporto che tra di essi sussiste."

  DAL TESTO – "La scienza è fede in quanto, implicitamente, lascia valere come incontrovertibile l'affermazione che i suoi contenuti non sono verità definitive; ma questa affermazione è un'opinione che, nonostante tale riserva sui propri contenuti, tuttavia li tiene fermi, cioè li considera come provvisoriamente non smentiti e procede conformemente ad essi sul piano conoscitivo e su quello pratico. L'opinione è cioè una forma di dubbio, che però differisce dalla forma più radicale del dubbio, che non tien fermo, sia pure provvisoriamente, un contenuto rispetto al suo opposto. Ma a sua volta il dubbio (in entrambe queste sue due forme) è una forma di fede, opposta alla fede che attribuisce al proprio contenuto, che possiede soltanto i tratti formali dell'incontrovertibile (e quindi non è incontrovertibile), il carattere dell'incontrovertibilità. Il dubbio è a sua volta fede: come è fede il non dubitare di ciò che appare nella terra isolata, così è fede (non è verità incontrovertibile) il dubirarne - e nessun «dubbio metodico» può evitarlo.
  "La scienza crede cioè di essere un opinare (più rigoroso di ogni altro e che peraltro consente di avere la maggiore potenza sulle cose del mondo); ma, proprio perché lo crede (ha fede di esserlo), non è soltanto un opinare, ossia una forma del dubitare, ma, appunto, è insieme quella negazione della fede in cui l'opinare consiste che è la fede in quanto attribuzione dell'incontrovertibilità a ciò che è controvertibile. (Come fides quae creditur, d'altra parte, la scienza è una delle grandi forme di sapienza della terra isolata, ossia della fede nel diventar altro delle cose)."

  L'AUTORE – Emanuele Severino (Brescia, 1929), accademico dei Lincei, professore emerito dell'Università Ca' Foscari di Venezia, insegna tuttora all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. È autore di opere fondamentali tradotte in varie lingue. Scrive regolarmente sul "Corriere della Sera". Di Emanuele Severino Adelphi ha pubblicato, a partire da "Destino della necessità" nel 1980, tutte le più importanti opere filosofiche, seguendo le tappe del suo pensiero. L'ultimo titolo apparso è "Storia, Gioia" (2016).

  INDICE DELL'OPERA – Nota – I. L'interpretare, il complesso, il semplice – II. Apparire e osservazione; destino e scienza – III. La contraddizione, il finito, l'essenza linguistica dell'originario – IV. Incominciare ad apparire e compimento – V. Fondazione della finitezza dell'originario – VI. Possibilità di possibilità e volontà della verità – VII. Del problema – VIII. Un'ulteriore fondazione della Gloria e della molteplicità infinita dei cerchi del destino – IX. Entificazione del nulla e destino: la contraddizione – X. Ancora su permanenza e resurrezione – XI. Riapparire nella terra che salva – XII. Sul compimento della terra isolata - XIII. Intorno all'apparir già da sempre della terra e al suo incominciare ad apparire - XIV. L'implicazione - XV. Per richiamare alcuni aspetti della relazione tra linguaggio e destino - Postille - Prima postilla al capitolo I (Configurazione della struttura originaria in quanto fondamento dell'affermazione dell'eternità dell'essente in quanto essente) - Seconda postilla al capitolo I (Esistenza della negazione della struttura originaria) - Terza postilla al capitolo I (Tra il tema della postilla precedente e un tema di Oltrepassare) - Quarta postilla al capitolo I (e relativa anche al cap. 111, par. 4) (La differenza dei differenti come fede e l'élenchos) - Quinta postilla al capitolo I (Su una anticipazione delle logiche paraconsistenti) - Sesta postilla al capitolo I (Dubitare della bebaiotátē arché) - Prima postilla al capitolo II, paragrafo 1 (Apparire e eternità) - Seconda postilla al capitolo II (Fede e potenza) - Postilla al capitolo III, paragrafo 3 e al capitolo XV (Ancora sul nesso tra linguaggio, fede, destino, volontà) - Postilla al capitolo VI, paragrafo 3 (Altri aspetti della non verità del volere) - Postilla al capitolo VII, paragrafi 2-3 (Hypolambánein, fede, contraddizione) – Postilla al capitolo VIII, paragrafo 1 (Sul sopraggiungente e lo sfondo) – Seconda postilla al capitolo VIII, paragrafo 1 (Su un'altra forma di fede nella resurrezione della volontà) - Postilla ai capitoli VIII e IX (Sulla necessità che la totalità del «possibile» sia eternamente «reale» e sull'entificazione del nulla nella negazione del destino) – Prima postilla al capitolo XV (Apologia del linguaggio che testimonia il destino) - Seconda postilla al capitolo XV (Tracce e successione delle terre) - Prima postilla conclusiva (La malafede trascendentale come condizione dell'esser essente della «vita» e il sapere matematico) - Seconda postilla conclusiva (Terra che salva e spaesamento) - Terza postilla conclusiva (Volontà della terra isolata e volontà del destino) – Opere di Emanuele Severino citate