La Costituzione di Weimar Stampa E-mail

Costantino Mortati

La Costituzione di Weimar
Saggio introduttivo di Maurizio Fioravanti


Giuffrè Francis Lefebvre, pagg.XXII-122, € 14,00

 

mortati weimar  IL LIBRO – L'opera giuridica di Mortati è stata negli ultimi anni oggetto di numerose e qualificate indagini. Gli autori di quelle ricerche non hanno certo mancato di dare il giusto risalto anche al saggio sulla Costituzione di Weimar dello stesso Mortati. Quel saggio nasceva per altro nell'ambito della iniziativa del Ministero per la Costituente, con la precisa intenzione di coinvolgere una opinione pubblica che poco o nulla sapeva del fatto costituente, e una cultura politica e costituzionale che veniva dalla tradizione ottocentesca, ovvero da un liberalismo moderato, che considerava - come ebbe a dire Ruggero Bonghi, esponente di spicco della Destra storica - la Costituente «una parola mite per dire Rivoluzione».
  Mai nessuna Costituzione ha suscitato tante speranze di democrazia. E mai nessuna Costituzione è stata associata così spesso alla dimensione della crisi, soprattutto sociale ed economica. Così potremmo sintetizzare l'approccio di Mortati, e di molti altri giuristi come lui, a questa Costituzione.
  Nel saggio di Mortati su Weimar troviamo espresso al meglio il punto di vista del giurista sulla democrazia e le sue forme, diretta e rappresentativa, in modo straordinariamente sintetico: «Nello Stato democratico moderno si è verificato un superamento delle forme puramente rappresentative, ed il popolo è venuto assumendo in modo sempre più preciso la funzione di organo supremo e di ultima decisione politica, risolutore dei conflitti tra i diversi organi costituzionali».

  DAL TESTO – "Singolare sorte quella toccata alla costituzione di Weimar! Salutata al suo apparire quale modello di costituzione democratica, iniziatrice di una nuova forma razionalizzata (svolta cioè in armonia con i suoi presupposti) di equilibrio fra i poteri, e come tale largamente imitata dalle minori nazioni europee rivolte a ricercare nell'incerto dopoguerra 1918, così risonante di promesse di umano affratellamento, così pieno di fiducia nell'era di libertà che si apriva, le formule che avrebbero dovuto assicurare il pacifico autogoverno dei popoli, reintegrati nelle unità nazionali, affrancati dai vincoli dell'autocrazia. Fatta segno poi alle critiche più acerbe per la pletoricità della sua struttura, per la macchinosità dei suoi ingranaggi, non coordinati intorno ad un principio motore, per la eterogeneità dei sistemi sociali assunti a base, senza cura della loro fusione in una superiore unità. Oggetto in seguito, e per tutta la sua durata, degli assalti violenti e ripetuti di destra e di sinistra; tramontata infine ingloriosamente dopo soli 15 anni di vita, senza suscitare forze a difesa e senza trovare rimpianti."

  L'AUTRICE – Costantino Mortati. Nato a Corigliano Calabro (Cosenza) il 27 dicembre 1891 in una famiglia di origine albanese, Mortati si laureò a Roma in giurisprudenza nel 1914 (con una tesi discussa con Francesco Filomusi-Guelfi), in filosofia nel 1917 (relatore Bernardino Varisco) e in scienze politiche nel 1930 (relatore Luigi Rossi). Funzionario della Corte dei conti dai primi anni Venti, libero docente e vincitore di concorso a cattedra nel 1936, insegnò a Messina, Macerata (dove fu anche rettore-preside della locale facoltà di Giurisprudenza), a Napoli dal 1942 (Istituto navale e facoltà di Economia) e a Roma dal 1955 (Diritto costituzionale italiano e comparato-facoltà di Scienze politiche, di cui divenne professore emerito), fu membro della commissione per la riorganizzazione dello Stato (la cosiddetta commissione Forti) e dell'Assemblea costituente. Dal 1960 fu giudice della Corte costituzionale (su nomina del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi) e nel 1962 ne divenne vicepresidente. La sua biblioteca è stata donata al Dipartimento di Teoria dello Stato della Facoltà di Scienze politiche; il suo Archivio è custodito dalla Fondazione Paolo Galizia-Storia e libertà, istituita da Mario Galizia. Tra le sue principali opere si ricordano: L'ordinamento del governo nel nuovo diritto pubblico italiano, Roma 1931; La volontà e la causa nell'atto amministrativo e nella legge, Roma 1935; La Costituzione in senso materiale, Milano 1940; La Costituente: la teoria, la storia, il problema italiano, Roma 1945; Corso di istituzioni di diritto pubblico, Padova 1949; successive edd. (con il titolo Istituzioni di diritto pubblico) da 1952 (in 2 voll.) a 1991, a cura di F. Modugno, A. Baldassarre, C. Mezzanotte; La persona, lo Stato e le comunità intermedie, Torino 1959, 1971; Atti con forza di legge e sindacato di costituzionalità, Milano 1964; Le leggi provvedimento, Milano 1968; Lezioni sulle forme di governo, Padova 1973.
  La tradizione giuspubblicistica italiana costituisce il prodotto complesso dell'incontro-scontro tra due filoni principali, rappresentati, da un lato, dall'indirizzo storico-politico di origine franco-britannica, dall'altro, da quello giuspositivistico con radici tedesche. Chi tenda ad assolutizzare una sola di queste impostazioni non soltanto tradisce la realtà storica, ma impedisce anche la corretta comprensione di entrambi i suddetti indirizzi e dell'evoluzione complessiva della tradizione stessa. In questo specifico quadro, Mortati è stato lo studioso che ha cercato di fondere in modo originale, anche sulla base di una profonda conoscenza della letteratura internazionale e in particolare di quella tedesca, le due impostazioni del diritto pubblico italiano in una specifica teoria della costituzione nell'ambito della fase terminale del cosiddetto jus pubblicum europaeum, fondato sullo Stato nazionale . Allievo di Luigi Rossi e di Sergio Panunzio Sr, Mortati ha assunto dal primo la profonda sensibilità storico-comparatistica e dal secondo il taglio speculativo basato su valori e principi. La sua opera costituisce la piena presa di coscienza della crisi del metodo di Vittorio Emanuele Orlando, con il riconoscimento dell'insufficienza di quella costruzione perfetta e mistica rappresentata dallo Stato puramente giuridico, che lo stesso Santi Romano aveva cercato di riarticolare in un apparente pluralismo istituzionale. Nell'epoca dello Stato di massa, l'indirizzo di Mortati costituì un superamento della stessa proposta social-darwinista di Alfredo Rocco, che apparentemente rappresentava una sintesi di aspetti parziali delle posizioni di Orlando e di Gaetano Mosca, e assicurava una formale continuità con la dottrina giuridica del liberalismo oligarchico. Con Mortati si prende piena consapevolezza della rivoluzione delle masse e della necessità di riconnettere politica e diritto, tentando di superare la grande scissione avvenuta dalla metà degli anni Ottanta del 19° sec. e proponendo esplicitamente di giuridicizzare il politico attraverso il riferimento ai principi e ai valori costituzionali, sostenuti dalla forza o dal gruppo di forze che si pongono alla base dell'ordinamento. Morì a Roma il 25 ottobre 1985. (Fulco Lanchester)

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione. Mortati a Weimar. Saggio introduttivo di Maurizio Fioravanti - 1. Considerazioni preliminari - 2. La formazione unitaria dello Stato germanico - 3. La crisi costituzionale del 1918 e la decisione costituente - 4. Le forze politiche a sostegno del nuovo Stato - 5. Il carattere composito della nuova Costituzione - 6. Il tipo di governo adottato - 7. La funzione di direzione politica e quella legislativa - 8. La funzione di coordinamento e di arresto del Presidente - 9. La funzione di controllo e di iniziativa del Reichsrat - 10. Il Consiglio economico - 11. La funzione di ultima decisione del popolo - 12. Valutazione complessiva del sistema di organizzazione dei poteri costituzionali - 13. Il principio federale - 14. Considerazioni introduttive alla seconda parte - 15. I diritti di libertà dei cittadini - 16. I diritti dei gruppi sociali - 18. I diritti in materia scolastica - 19. I diritti in materia economica - 20. Osservazioni conclusive sulla seconda parte - 21. L'attuazione ricevuta dalla parte sociale della costituzione - 22. Cause specifiche dell'insuccesso della costituzione di Weimar - 23. Cause di carattere generale - La Costituzione di Weimar dell'11 agosto 1919 (Parte prima. Struttura e funzioni del Reich - Capo I. Reich e Länder - Capo II. Il Reichstag - Capo III. Il presidente ed il governo del Reich - Capo IV. Il Reichsrat - Capo V. Il potere legislativo - Capo VI. Il potere esecutivo - Capo VII. Il potere giurisdizionale - Parte seconda. I diritti ed i doveri fondamentali dei tedeschi - Capo I. Le persone singole - Capo II. La vita collettiva - Capo III. Religione ed associazioni religiose - Capo IV. Educazione ed istruzione - Capo V. La vita economica - Disposizioni transitorie e finali) - Bibliografia