Uccidete il re buono Stampa E-mail

Giorgio Ferrari

Uccidete il re buono
Da Bava Beccaris a Gaetano Bresci


Neri Pozza, pagg.256, € 18,00

 

ferrari rebuono  IL LIBRO – Monza, domenica 29 luglio 1900, ore 20.30. La gente si accalca attorno al campo sportivo, dove si sta svolgendo un torneo a squadre. Tutti attendono il re, che sarà presente al momento della premiazione. Nessuno immagina che l'orologio della Storia stia scandendo implacabile i minuti. Umberto I ha appena finito di cenare e prende posto sulla carrozza reale. Il protocollo vorrebbe che fosse coperta, ma il re ha preteso di viaggiare senza la capote. Il caldo torrido lo ha costretto a rinunciare anche alla maglia d'acciaio che porta abitualmente sotto il gilet.
  Alla stessa ora, seduto al Caffè Romano di via Carlo Alberto, c'è un uomo con un revolver in tasca che ha trascorso nervosamente il pomeriggio tra un gelato e l'altro. Si chiama Gaetano Bresci, è un anarchico, ed è venuto da lontano. Anche lui sta aspettando il re.
  La cerimonia è terminata. Il re si alza in piedi. C'è ressa attorno a lui. L'aiutante di campo gli fa strada, la scorta che lo accompagna scruta senza troppo convincimento i volti di chi si assiepa attorno al sovrano. Bresci estrae il revolver dalla tasca della giacca e fa fuoco tre volte. Tutti i colpi vanno a segno.
  «Non ho ucciso un re, ho ucciso un'idea», dirà l'anarchico. Per l'Italia uscita dalle guerre risorgimentali è la fine dell'innocenza, come per l'Europa lo sarà, quattordici anni dopo, l'uccisione di un altro futuro sovrano a Sarajevo. Dietro a quel gesto, ci sono trent'anni "sbagliati" del nuovo regno: gli scandali, le mortificate ambizioni coloniali, i socialisti e i cattolici, la mancata riforma agraria. E quelle maledette cannonate fatte sparare dal generale Fiorenzo Bava Beccaris contro i milanesi che chiedevano pane. Per l'Italia è l'inizio del secolo breve e maledetto.

  DAL TESTO – "L'ultima notte prima dell'attentato è un tumulto di dubbi, un mescolarsi di scoramento e di conferme della bontà del gesto che Bresci vuol compiere in nome di tutta l'umanità oppressa. Non vuole uccidere il re, si ripete, vuole uccidere un principio. Vuole punire quel Re Mitraglia dietro la cui ombra si nasconde un criminale come Bava Beccaris, che Umberto – non meno criminale di lui – ha premiato per quell'eccidio milanese appuntandogli l'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia e regalandogli uno scranno di senatore. Nel buio della propria coscienza Bresci soppesa i propri dubbi e i propri rimpianti. Sa che dopo avrà compiuto la sua missione non rivedrà più Sophie e la figlia Madeline, che rovinerà per sempre la vita dei suoi incolpevoli fratelli, che stroncherà la carriera di quel terzo fratello artigliere, quello che ha scelto di servire in armi la Casa Savoia. Una vergogna di famiglia. Per lui invece, per Gaetano, si apriranno le porte di una corrusca immortalità, non solo a Paterson, non solo fra gli anarchici, ma dovunque, ovunque nel mondo ci sia qualcuno che ambisca a sciogliere le proprie catene, ovunque ci sia sofferenza e miseria. Il suo nome, pensa Bresci, sarà un monito severo per tutti i regnanti, per i monarchi, i tiranni, i nemici della libertà. Bresci si convince di essere l'ultimo occasionale anello di una catena di giustizieri."

  L'AUTORE – Giorgio Ferrari, inviato speciale ed editorialista, è stato per un trentennio corrispondente diplomatico e di guerra per varie testate prima di approdare ad "Avvenire", dove dal 1994 a oggi ha coperto le principali vicende internazionali, dall'Iraq al Libano, all'Egitto, alla Libia, dalle elezioni presidenziali americane alla lunga stagione del terrorismo islamico. Fra le sue pubblicazioni, il reportage "Cuba senza Castro" (2007), sul crepuscolo del castrismo, "Ombre Rosse" (2010), sull'affaire Rosenberg e lo spionaggio atomico, e "I muri che ci separano" (2019), sulla nascita e la caduta del Muro di Berlino. È inoltre autore de "Le Cinque Giornate di Radetzky" e "Gli ultimi giorni di Radetzky" e della rievocazione storica della nascita del "Don Giovanni" di Mozart ("La sera della prima").

  INDICE DELL'OPERA – Prologo – I. Principi e malfattori (Il principino – Il sacco di Roma – La malapianta – Sogni di gloria – Mal d'Africa – Il re e la regina) – II. Lampi di lotta di classe (Il bel Gaetano – 1893-1898: L'Italia brucia – I cannoni di Bava Beccaris) – III. Perché si uccide un re (Regicidio – Il grande lutto) – Epilogo – Bibliografia essenziale