L'insurrezione fascista Stampa E-mail

Mimmo Franzinelli

L'insurrezione fascista
Storia e mito della marcia su Roma


Mondadori, pagg.350, € 23,00

 

franzinelli insurrezione  Mimmo Franzinelli ricostruisce, in questo ampio saggio, sulla base di una documentazione inedita o poco nota, il retroterra e la protostoria della marcia su Roma, insieme con i protagonisti e gli avversari di quell'evento accaduto il 28 ottobre 1922 dal quale ebbe inizio "la lunga marcia del fascismo dentro le istituzioni, legittimata da un'insurrezione divenuta leggendaria".

  Secondo l'Autore, la marcia su Roma non va minimizzata o ridotta a una "folkloristica passeggiata verso la capitale": al contrario, essa rappresenta "il momento culminante di una strategia di lungo respiro, avviata sin dall'autunno 1920 e imperniata sulla mobilitazione della periferia fascista per la distruzione degli avversari politici e l'occupazione delle città attraverso un'offensiva in Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Umbria e Marche".

  Il capolavoro di Mussolini – spiega Franzinelli – non consiste "nell'impossibile attuazione di piani militari" elaborati da Italo Balbo, bensì "nell'avvalersi di tale minaccia per alzare continuamente la posta delle negoziazioni politiche". Scegliendo la data del 28 ottobre "per l'azione risolutiva", il Duce "anticipa e spiazza gli statisti liberali che puntano sulla grande manifestazione del 7 novembre per celebrare il terzo anniversario della Vittoria e lanciare d'Annunzio come alternativa a Mussolini. Giolitti, vecchia volpe di cinque combinazioni ministeriali, cade nel sacco".

  Nel periodo che precedette la marcia, il Pnf ottenne anche l'appoggio finanziario – che lubrificò "gli ingranaggi insurrezionali" - da parte delle due obbedienze massoniche italiane, quella di piazza del Gesù guidata dal Gran Maestro Raoul Palermi e quella di Palazzo Giustiniani che aveva come Gran Maestro Domizio Torrigiani. Tuttavia, se è vero che i massoni contribuirono ad agevolare l'avvento al potere di Mussolini, Franzinelli ritiene "fantasiose" le tesi "che riducono il fascismo a un frutto della massoneria, madre nobile della marcia su Roma".

  La marcia su Roma conobbe poi una "proiezione internazionale", cui è dedicato un capitolo del libro: "Marciando su Roma, i fascisti irrompono sulla scena internazionale. Sino ad allora, li si era solamente notati per qualche azione di piazza, in funzione antibolscevica. Con la «rivoluzione d'ottobre», la grande stampa d'informazione scopre il movimento che si è impadronito dell'Italia, grazie al protagonismo di decine di migliaia di giovani di ogni estrazione sociale". Nell'emigrazione, si diffonde "un forte fermento", mentre "l'opinione pubblica straniera vede riconfermate nelle gesta delle camicie nere la visione di un Paese curioso e imprevedibile, dove indolenza e insurrezione si alternano imprevedibilmente, come in una commedia dell'arte, in una nazione inadatta alla democrazia".

  Alla vigilia della grande adunata di Napoli del 24 ottobre 1922 che rappresentò la prova generale dell'insurrezione, Mussolini, "preoccupato per le relazioni con gli Stati Uniti", incontrò a Roma l'ambasciatore americano Richard Washburn Child, "al quale chiede come si valuti il fascismo oltreoceano. L'abboccamento soddisfa entrambi gli interlocutori: «Quando Mussolini mi lasciò» si legge nelle memorie dell'ambasciatore «si delineava fra di noi l'inizio di un'intesa»".

  Nel volume, viene anche analizzata la costruzione del mito della marcia, trasformata negli anni del Regime "in evento mondiale, senza precedenti nella storia contemporanea": "La marcia su Roma si erge quale esempio primigenio di virtù civiche, laboratorio dell'uomo nuovo nell'Italia del Littorio: l'autorappresentazione degli squadristi diviene un rito di Stato, sacralizzato dalla Chiesa".

  Il calendario del Regime "fissa il 28 ottobre 1922 come inizio dell'anno I dell'Era Fascista (la datazione politica si affianca al calendario gregoriano e talvolta gli si sovrappone). I nuovi canoni depotenziano il momento fondativo del fascismo e fanno partire la «novella storia» dalla presa del potere, ovvero dal farsi Stato del fascismo".

  Durante la Rsi, riemersero dalle retrovie gli "squadristi antemarcia", che in precedenza erano caduti in disgrazia: "Uno di essi è Farinacci, un altro Pollastrini: il primo rimarrà sulla breccia sino alla fine, rimettendoci la vita; il secondo verrà imprigionato dai suoi stessi camerati per indegnità morale". Nell'estate del 1944, il segretario del Pfr Alessandro Pavolini affidò alle Brigate nere l'eredità ideale "dei giovani protagonisti dell'insurrezione del 1922".