Il partito degli influencer Stampa E-mail

Stefano Feltri

Il partito degli influencer
Perché il potere dei social network è una sfida alla democrazia


Einaudi, pagg.198, € 18,00

 

feltri influencer  Stefano Feltri, direttore del quotidiano "Domani", pone al centro dell'analisi sviluppata in questo saggio il ruolo esercitato dalle piattaforme social e, in particolare, dagli influencer nella società contemporanea, interrogandosi sulle "molte potenzialità" e sui "parecchi rischi" che scaturiscono dagli stessi.

  "L'ascesa degli influencer – scrive l'Autore – come nuova forma di intrattenimento di massa segna una grande rivoluzione che, come tutti i cambiamenti epocali, offre opportunità e altrettanto grandi rischi". Essa "si basa su quelle che gli economisti chiamano esternalità di network: più persone sono su una piattaforma, più interessante sarà per ciascun utente usarla; e se milioni di utenti seguono un certo influencer, allora aumenta l'incentivo anche per tutti gli altri a seguirlo, per timore di perdersi qualcosa di rlevante, a prescindere che siano davvero interessati ai prodotti o ai temi che tratta (attitudine che ormai viene considerata una sindrome dell'età digitale, Fomo, Fear of missing out: la paura di perdersi qualcosa, appunto)".

  L'indice di popolarità di un influencer è dato dal numero dei follower (cioè delle persone che lo seguono). Questo però non è indicativo "necessariamente della sua influenza, che si misura con altre metriche: in estrema sintesi, se il contenuto spinge lo spettatore a reagire, a mettere un cuoricino, a lasciare un commento, a condividere a sua volta il post o la storia, rendendo il tutto virale, come si diceva prima che la pandemia togliesse ogni significato positivo all'aggettivo".

  La pandemia ha contribuito a cambiare il ruolo degli influencer. L'Autore spiega, infatti, che "i lockdown hanno cancellato la distinzione tra vita digitale e vita reale". "Il Covid è stato un grande acceleratore dell'ascesa degli influencer e non può quindi essere una coincidenza il fatto che proprio durante il biennio della pandemia i due esponenti più celebri della categoria, cioè Chiara Ferragni e il marito Fedez, abbiano smesso di essere soltanto prodotti di intrattenimento generazionale per assumere un ruolo culturale, sociale e, in senso lato, molto politico".

  Si è, quindi, registrato l'"avvicinamento degli influencer, anche dei più disimpegnati, all'attualità, se non alla politica. Negli Stati Uniti, il cui mercato culturale social è l'incubatore di quelle che diventano poi tendenze globali, c'è stato un rapido percorso verso l'uso delle piattaforme digitale per forme di attivismo, sia per i riscontri in temrini di engagement che questo generava, vista la domanda del pubblico, ma anche per reagire a un ambiente sempre più polarizzato. Nel quale spesso diventa impossibile non schierarsi".

  Tuttavia, i follower non si trasformano facilmente in voti. Allo stato attuale, gli influencer riescono a "orientarli, mobilitarli, ma siamo ancora lontani dalla conversione diretta".

  Feltri spiega che "gli influencer stanno diventando snodi della partecipazione politica, capaci di indirizzare opinioni ed energie, ma non di farsi eleggere". Essi "vengono usati per messaggi che hanno come ultimo obiettivo favorire un candidato o uno schieramento, ma attraverso l'impegno sui temi invece che sui nomi".

  La Cina, l'Arabia Saudita e Russia – i tre Paesi studiati nel libro – "sono molto più avanti nel ricorso agli influencer rispetto alle democrazie occidentali", dove invece "si osserva il fenomeno e si cerca di padroneggiarne le dinamiche con grande cautela".

  Nell'ultima parte del volume, Feltri esprime l'opportunità di regolare il fenomeno degli influencer "per tutelare l'integrità della sfera pubblica social da comportamenti scorretti".