Storia d'Italia. Dalla preistoria ai giorni nostri Stampa E-mail

Pierre Milza

Storia d’Italia. Dalla preistoria ai giorni nostri

Corbaccio, pagg.1024, Euro 32,00

 

milza.jpg   IL LIBRO – Per gli studiosi che affrontano il problema della storia italiana esiste un problema cronologico: quando farla iniziare? Pierre Milza ha adottato la prospettiva del lungo periodo e ha deciso che la protagonista della sua storia sarebbe la penisola dalle sue vicende più antiche agli avvenimenti degli ultimi decenni. Ma questa scelta (dagli etruschi a oggi) è possibile soltanto se la prospettiva dello storico si allarga sino a comprendere, accanto agli eventi politici e militari, tutto ciò che concorre a definire la vita di un territorio nell’arco di tremila anni: i costumi domestici e civili, i conflitti intestini, le credenze religiose, l’organizzazione sociale, le tendenze demografiche, le condizioni sanitarie, le scoperte scientifiche, l’agricoltura, l’industria, l’artigianato, il pensiero filosofico, le influenze straniere, l’arte nobile e quella popolare, insomma la cultura nel suo significato più largo. Pierre Milza è probabilmente il solo studioso che possa affrontare questo enorme compito con le necessarie credenziali. È di origine italiana, quindi dotato di una sensibilità e di una empatia di cui altri storici stranieri sono necessariamente privi. È francese, quindi capace di uno sguardo dall’esterno, sufficientemente neutrale e distaccato. Si è formato alla scuola di uno studioso del Medio Evo (Yves Renouard) e di uno storico dell’età contemporanea (Jean-Baptiste Duroselle): due intellettuali che hanno amato l’Italia e gli hanno trasmesso l’amore per la materia dei loro studi. È storico, degli Stati e dei movimenti politici, fra cui il Fascismo, nelle sue manifestazioni italiane e europee. E ha una libertà intellettuale che gli permette di riconoscere in un quadro, in un motivo musicale, in un’opera letteraria e in una sequenza cinematografica, altrettanti documenti storici, non meno importanti di quelli che escono dagli archivi e che sono il pane quotidiano della storiografia ufficiale.

 

  DAL TESTO – “In un’Italia in preda agli spasmi della rivoluzione e della controrivoluzione, dove regnavano l’analfabetismo e la frammentazione linguistica, furono molti coloro, borghesi o rappresentanti del popolino della città, che trovarono nello spettacolo lirico il mezzo per esprimere il loro desiderio di vivere liberi e riuniti in un’unica entità nazionale. Giuseppe Verdi è l’uomo che ha saputo tradurre in un linguaggio musicale e scenico accessibile a un pubblico socialmente e culturalmente variegato questo anelito di libertà e di unità per la nazione italiana. Non è questa la sola ragione dell’immenso successo della sua produzione, ma è ciò che ha fatto del figlio di un albergatore di Busseto uno degli eroi dell’epoca risorgimentale. Nel periodo in cui comparvero i suoi primi lavori, la lirica italiana era già il frutto di una storia lunga e feconda, capace di rischiarare, in teatri sempre più grandi, un pubblico appassionato ed esigente. Milano, ancora sotto l’occupazione austriaca all’inizio degli anni Quaranta, conta numerose sale destinate alle rappresentazioni, alcune di dimensioni modeste, altre come il teatro Carcano o il teatro Re, inaugurati, rispettivamente, nel 1803 e nel 1813, capaci di accogliere diverse centinaia di spettatori. Il Teatro della Cannobiana mette a disposizione della sua clientela ben duemila posti. Di tutte queste scene, la più prestigiosa è quella della Scala. Verdi vi farà il proprio debutto nel 1839 con Oberto, conte di San Bonifacio. Essa fa parte, con il San Carlo di Napoli – a questa data ancora capitale della drammaturgia lirica –, la Fenice a Venezia, il teatro comunale di Bologna, l’Opera di Roma, il teatro della Pergola di Firenze, il Teatro Regio di Parma e il Teatro Grande di Trieste, circuito per cui transitavano le maggiori opere e in cui si formavano gli interpreti più illustri del melodramma italiano. In tutti questi teatri, la fotografia del luogo riproduceva la stratificazione della società. I palchi erano occupati dai “possidenti”, ma se i membri dell’aristocrazia locale ne erano generalmente proprietari, i borghesi dovevano accontentarsi di uno spettacolo all’anno in affitto, come le personalità straniere, a meno che non fossero ospiti di una grande famiglia. A Milano, Byron aveva goduto dell’ospitalità dei de Brenne, mentre Stendhal noleggiava per tutta la stagione un palco di terz’ordine. Differenza maggiore rispetto all’attuale suddivisione dei posti, la platea era occupata dai rappresentanti delle categorie più modeste e dai militari, che stavano in piedi o seduti su scomode panche. Infine, i più squattrinati si affollavano in “piccionaia”, ossia all’ultimo piano”.

 

  L’AUTORE – Pierre Milza insegna Storia contemporanea all'Institut d'Études politiques ed è stato direttore del Centre d'histoire de l'Europe du vingtiéme siécle.

 

  INDICE DELL’OPERA – Prefazione – Capitolo I. “La prima Italia” – Capitolo II. L’Italia romana nel periodo della Repubblica – Capitolo III. Nel cuore dell’Impero – Capitolo IV. L’Italia dai regni barbarici alla fine dell’epoca carolingia (V-IX secolo) – Capitolo V. L’Italia nell’Europa feudale (X-XI secolo – Capitolo VI. La rinascita delle città italiane (XI–XII) – Capitolo VII. L’Italia tra Impero, papato e re normanni - Capitolo VIII. L’apogeo della civiltà comunale (XIII secolo) – Capitolo IX. Sviluppo delle signorie e nascita dei primi Stati territoriali (fine del XIII secolo-1400 ca.) - Capitolo X. L’Italia nel XV secolo – Capitolo XI. La cultura italiana nel XIV secolo – Capitolo XII. Le guerre d’Italia e l’instaurazione della supremazia spagnola (1494-1620) - Capitolo XIII. Economia e società in Italia nel secolo XVII – Capitolo XIV. La fine dell’egemonia spagnola e l’evoluzione degli Stati italiani dal 1620 alla fine del XVII secolo – Capitolo XV. Dal Rinascimento all’età barocca – Capitolo XVI. Il “secolo dei Lumi” – Capitolo XVII. Dalla Rivoluzione alla caduta dell’Impero (1789-1815) – Capitolo XVIII. Dalla Restaurazione al 1848 – Capitolo XIX. La formazione del regno d’Italia – Capitolo XX. Economia, società, cultura nell’Italia del Risorgimento – Capitolo XXI. L’esperienza liberale (1870-1919) – Capitolo XXII. Il ventennio fascista – Capitolo XXIII. L’Italia dei “trent’anni gloriosi” (1945-primi anni Settanta) – Capitolo XXIV. L’Italia fra i grandi (dagli anni Settanta ai nostri giorni) – Conclusione – Bibliografia – Indice dei nomi