Raccontare la guerra. La memoria organizzata Stampa E-mail

Gustavo Corni

Raccontare la guerra
La memoria organizzata

Bruno Mondadori, pagg.272, Euro 18,00

 

corni_raccontare  IL LIBRO – Raccontare la propria storia è, per ogni paese, un momento chiave nella costruzione dell’identità nazionale e nella messa in opera dei complessi meccanismi della memoria collettiva. A maggior ragione, raccontare di una guerra perduta è un procedimento rischioso e doloroso: coinvolge i testimoni (i reduci, i loro famigliari, le organizzazioni degli ex combattenti); quindi, via via, coloro che rielaborano a vario titolo la memoria, facendone racconto orale o letteratura, cinema o documentari; infine gli storici. Un caso emblematico di questi processi è il discorso pubblico sulla campagna di Russia così come si è sviluppato, nel dopoguerra, sia in Italia che nella Germania Occidentale e, con diversa valenza, anche nella DDR. Questo libro ripercorre per la prima volta, sulla base di un vasto campione letterario (narrativa, memorialistica, scrittura autobiografica), i modi in cui la campagna di Russia e il suo esito disastroso sono stati narrati, dal 1945 alla metà degli anni sessanta, nella fase culminante della Guerra fredda. Ne ricostruisce i modelli e i luoghi comuni dominanti. Mette infine in luce analogie e differenze nella percezione e nelle strategie interpretative di ciascun paese.

  DAL TESTO – “Né la battaglia di annientamento sulla linea di confine, né la successiva guerra di attrito avevano dato alla Germania il successo atteso. Era stata sottovalutata la capacità economica del colosso sovietico, ma anche la sua tenuta in termini di consenso popolare, benché ottenuto attraverso la repressione. Da parte sua Stalin era riuscito, anche grazie a una campagna propagandistica imperniata sulla "grande guerra patriottica", a raccogliere immense riserve (oltre 10 milioni di soldati e ufficiali). Una "nuova" Armata rossa venne messa in campo. Si riuscì a spostare una parte consistente dell'apparato industriale minacciato dall'invasione al di là degli Urali; già nel corso del 1942 la produzione sovietica di armamenti fu complessivamente il triplo di quella tedesca. Il contrattacco sovietico davanti a Mosca, iniziato il5 dicembre, costrinse Hitler a dare ordini affinché la massa delle truppe passasse alla difensiva, ritirandosi su posizioni meglio difendibili; la causa di questa temporanea ritirata fu addebitata alle condizioni climatiche. Nei giorni seguenti il dittatore eliminò i responsabili della mancata vittoria: da Bock a Leeb a Guderian. Egli stesso, licenziato il generale von Brauchitsch, assunse la funzione di comandante in capo dell'esercito (Oberkommando des Heeres, OKH), accentuando in tal modo la confusione ai vertici decisionali. Nei mesi seguenti, con una serie di offensive, culminate in quella malamente perduta di Char'kov (maggio 1942, con perdite superiori ai 200 000 uomini), l'Armata rossa riuscì a rettificare il fronte, facendo arretrare nei settori centrali e settentrionali la Wehrmacht di 100-150 chilometri.”

  L’AUTORE – Gustavo Corni, insegna Storia contemporanea presso l'Università di Trento. Specialista di storia della Germania nel XX secolo e di storia delle dittature fasciste, ha svolto ricerche anche sulla storia sociale delle due guerre mondiali. Tra le sue pubblicazioni: Fascismo. Condanne e revisioni (Salerno editore, Roma, 2011), Popoli in movimento (Sellerio, Palermo, 2009), Hitler (Il Mulino, Bologna, 2007).

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione - 1. Un passato “utilizzabile”. Raccontare la guerra - 2. Il viaggio in mezzo al popolo russo - 3. Attaccare, difendersi. Combattere in Russia - 4. I tedeschi sul fronte orientale - 5. La vittoriosa ritirata - 6. Stalingrado. La battaglia come metafora - 7. La prigionia – Conclusioni - La guerra sul fronte orientale: giugno 1941-maggio 1945. Un quadro degli eventi