La battaglia di Stalingrado Stampa E-mail

Alfio Caruso

La battaglia di Stalingrado

Longanesi, pagg.160, € 16,00

 

caruso_stalingrado  IL LIBRO – Stalingrado (l’odierna Volgograd) fu teatro della più lunga e sanguinosa battaglia della seconda guerra mondiale, uno scontro che durò dall’estate del 1942 all’inverno del 1943. Il 22 novembre, per quasi trecentomila uomini della Wehrmacht e dei suoi alleati, chiusi in una sacca dalle armate sovietiche, iniziò un tragico conto alla rovescia. Il freddo, la fame, la sete, le malattie uccisero più tedeschi degli attacchi russi. La città divenne un incubo, un cumulo di macerie, un inferno: ogni ferita era a rischio d’infezione, la sopravvivenza una sfida quotidiana. Il 2 febbraio del 1943, contravvenendo all’ordine del Führer di resistere a ogni costo, si arresero in centoventimila: di questi solo seimila tornarono a casa dopo una lunga detenzione, durata per alcuni tredici anni.
  Dopo oltre cinque mesi di battaglie, il mattatoio contava più di un milione e mezzo tra morti e feriti, dall’una e l’altra parte. Dei settantasette soldati italiani che avevano partecipato all’assedio se ne salvarono soltanto due. Con la sconfitta di Hitler e dei suoi eserciti nella battaglia di Stalingrado, ebbe finalmente inizio il cruento tracollo del Terzo Reich.

  DAL TESTO – “I combattenti sovietici esibiscono uno spirito di sacrificio che disorienta i disciplinati soldati della Wehrmacht: se non muoiono, lottano fino alla morte. Chi pensa di arrendersi o di raggiungere la sponda occidentale del Volga viene passato immediatamente per le armi. Nel timore di suscitare la spropositata reazione di Stalin, il duo Erernenko-Chruščëv boccia la sensata proposta di Čujkov di dividere il proprio comando onde evitare che possa cadere al completo nelle grinfie del nemico. Le perdite sono enormi: la 94a divisione di fanteria del generale Pfeiffer è ridotta a 600 uomini, altrettanti sono i fucilieri asiatici della 112a. Per concedere un po' di respiro Žukov spinge di nuovo all'attacco le divisioni del Don e la 64a armata a sud. Čujkov guadagna il tempo necessario a far traghettare una manciata di brigate. Da metà ottobre a metà dicembre, nonostante il Volga diventi un'enorme lastra di ghiaccio, saranno trasportati 29mila soldati, tremila tonnellate di munizioni e un migliaio di tonnellate di altro materiale.
  “Alle prese con il sempre più impellente bisogno di rincalzi, gli ufficiali tedeschi immettono nei ranghi gli hiwi, abbreviazione di Hilfswillige, aiutanti volontari. Sono cittadini sovietici schieratisi con il Terzo Reich oppure ex prigionieri, i quali dopo la cattura si erano proposti per sbrigare mansioni lavorative. L'avevano fatto nell'illusione di venire in seguito liberati. Invece è giunta l'offerta, da molti accettata, d'imbracciare il fucile contro gli ex compagni. Accanto agli hiwi combattono diversi disertori dell'Armata Rossa, che hanno creduto alle mirabolanti promesse dei volantini. La 6a armata ne utilizzerà gradualmente un numero altissimo, compreso tra i 50 e i 70.000. Eppure sono figli di nessuno sia di qua sia di là. Di qua li chiamano cosacchi per non urtare l'avversione di Hitler nei confronti degli slavi; di là li definiscono ex russi e rappresentano un'onta da cancellare. Il blasone della grande guerra patriottica non può e non dev'essere macchiato.”

  L’AUTORE – Alfio Caruso, nato a Catania nel 1950, è autore di sette romanzi, thriller politici e di mafia: Tutto a posto (1991), I penitenti (1993), Il gioco grande (1994), Affari riservati (1995), L'uomo senza storia (2006), Willy Melodia (2008), L'arte di una vita inutile (2010) e di due saggi di sport con Giovanni Arpino. Presso Salani è apparso Breve storia d'Italia. A Italiani dovete morire sono stati attribuiti il Premio Hemingway e il Premio Acqui Storia.

  INDICE DELL’OPERA – 1. La città di cui nessuno si era curato - 2. I cani si buttano nel Volga - 3. Dall'illusione alla sacca - 4. A capo chino dinanzi alla Madonna - 5. Lunga vita al Führer - Nota dell'autore - Indice dei nomi