La storia dei Longobardi Stampa E-mail

Erchemperto

La storia dei Longobardi
A cura di Giuseppe Sperduti


Francesco Ciolfi Editore, pagg.143, € 13,00

erchemperto longobardi  IL LIBRO – La quinta fatica del preside Sperduti è stata portata a termine con la pubblicazione della "Storia dei Longobardi" di Erchemperto, per opera della meritevole casa editrice Francesco Ciolfi di Cassino, la quale offre al pubblico colto e meno colto una collana di carattere storico-medievale di notevole spessore culturale.
  Infatti tale lavoro ci riporta a un'epoca del medioevo assai travagliata per l'Italia in genere e per l'Italia centromeridionale in ispecie, la cui storiografia è tutta ancora da rivedere. Il lavoro dello Sperduti ci presenta un periodo cruciale per l'incrociarsi e l'accavallarsi delle varie lotte dei centri di potere: Papato, Longobardi, Franchi, Saraceni, Arabi, Bizantini, senza dimenticare che questi centri di potere in lotta tanto facilmente facevano alleanze e altrettanto facilmente le disfacevano.
  Lo Sperduti ha tradotto un testo che, oltre a condizionare anche l'italiano, presenta notevoli difficoltà proprio per la sua incertezza che talvolta non permette una traduzione chiara e sicura; spesso infatti il traduttore si è dovuto arrampicare sugli specchi, perché il Codice H, che è il più antico, si rivela con evidenti lacune, incerto o scorretto o corrotto in quanto, fino al XVI secolo, passato e ritoccato da più mani.

DAL TESTO – "Paolo, uomo esperto, scrisse, benché con meravigliosa concisione, ma con prudenza, la serie dei Longobardi, fuori e dentro il Regno, cioè la loro origine o come passarono dalla penisola Scandinava in Ungheria e di nuovo dall'Ungheria in Italia, protraendo la sua storia da Gammara e dai suoi due figli fin quasi al Regno di Rachis. Fra di essi escluse non invano l'età di cui parliamo, poiché in questi anni cessò il Regno dei longobardi; è costume, infatti, del Dottore di storie, soprattutto quando parla della sua stirpe, relazionare solo le cose che appartengono al cumulo di lode. Io Erchemperto, spinto da molti amici e particolarmente da Adalgiso uomo insigne e accorto, a scrivere quasi dall'origine la mia breve storia dei Longobardi che vivono a Benevento, dei quali in questi momenti nulla di tanto lodevole e degno di essere narrato con bello stile si trova, con tutta sincerità e perciò narrerò brevemente, sospirando dal profondo del cuore, e sinceramente, perché sia d'insegnamento e d'esempio per i posteri, non il loro governo ma la loro fine, non la felicità ma la loro miseria, non il loro trionfo ma la loro rovina, non come siano aumentati ma come si siano dispersi, non come abbiano superato gli altri ma come siano stati superati e vinti dagli altri. E vinto dalle preghiere degli amici, dico che io non solo narro quanto vidi con i miei occhi ma anche quanto udii, imitando in parte (il vangelo) di Marco e di Luca, evangelisti, che scrissero i vangeli più per quello che avevano sentito che per quel che avevano visto."

  L'AUTORE – Erchemperto nacque probabilmente a Teano e visse a Capua nel secolo IX e morì probabilmente nel secolo seguente nel 901 poichè la sua "Storia" si ferma all'889, mentre aveva promesso di narrare i fatti, che avvennero dopo. Da bambino fu oblato a S. Benedetto, ma non sappiamo se per ricevere una buona educazione o per farsi monaco. Comunque lo troviamo monaco a Montecassino, quando fu ricostruito dall'abate Angelario, che lo spedì a Roma, perché il papa Stefano V aiutasse i monaci di Cassino, sfollati a Capua, in quanto Atenolfo aveva sequestrato tutti i beni, che i monaci avevano portato via con sé. Ercheperto, per altri Erchemperto, fu monaco di Montecassino e scrisse la sua "Storia dei Langobardi", continuazione di quella di Paolo Diacono per quanto riguarda i Langobardi dell'Italia Meridionale o di Benevento. Come Luca e Marco, evangelisti, scrivono ciò che hanno visto, sì, ma di più ciò che hanno udito. Dunque la sua "Storia" non esce fuori dall'esperienza personale, ma rientra tra i canoni sanciti dalla tradizione. Il suo latino è rozzo ed è difficile a tradursi. Qui viene offerta una traduzione dal testo del Pertz, pubblicato ad Hannover, 1838 nel III volume di M.G.H., SS. Scriptores.