Democrazia cercasi Stampa E-mail

Stefano G. Azzarà

Democrazia cercasi
Dalla caduta del Muro a Renzi: sconfitta e mutazione della sinistra,
bonapartismo postmoderno e impotenza della filosofia in Italia


Imprimatur Editore, pagg.336, € 16,00

 

azzarà democrazia  IL LIBRO – Possiamo ancora parlare di democrazia in Italia? Mutamenti imponenti hanno favorito una forma neobonapartistica e ipermediatica di potere carismatico e hanno relegato molti cittadini nell'astensionismo o nella protesta rabbiosa. In nome dell'emergenza economica permanente e della governabilità, gli spazi di riflessione pubblica sono stati sacrificati al primato di un decisionismo improvvisato.
  Non il ventennio berlusconiano ci ha consegnati a questa situazione, ma un processo materiale in corso dalla fine degli anni Settanta: una riscossa dei ceti proprietari che ha portato a una redistribuzione verso l'alto della ricchezza nazionale, alla frantumazione e precarizzazione del lavoro, allo smantellamento dei diritti economici e sociali dei più deboli. Intanto, nell'alveo del neoliberalismo trionfante, si diffondeva un clima culturale dai tratti marcatamente individualistici e competitivi. Mentre dalle arti figurative alla filosofia, dalla storia alle scienze umane, il postmodernismo dilagava, delegittimando i fondamenti e i valori della modernità.
  La sinistra è stata il principale agente responsabile di questa devastazione. Schiantata dalla caduta del Muro di Berlino, non è riuscita a rinnovarsi salvaguardando i propri ideali e si è fatta sempre più simile alla destra. Per ricostruire una sinistra autentica, per riconquistare la democrazia e una vasta mediazione sociale, dovremo smettere di limitare il nostro orizzonte concettuale alla mera riduzione del danno e riscoprire il conflitto. Nata per formalizzare la lotta di classe, senza questa lotta la democrazia muore.

  DAL TESTO – "Le sinistre sono oggi divise, deboli e in competizione e non potrebbe essere diversamente, visto che divisi, deboli e in competizione sono i loro ceti di riferimento. Unità e ricomposizione sono dunque le parole chiave, oggi come nell'Italia in via di industrializzazione di oltre cento anni fa. Tuttavia, mi sembra che d'ora in avanti ogni proposta che sottolinei questa esigenza di unità del mondo del lavoro e della sua rappresentanza, come è giusto, ma che la sganci dalla prospettiva di un'alternativa di sistema sia profondamente sbagliata e fuorviante, sul piano politico come su quello teorico. Una proposta di questo tipo, infatti, coglierebbe senz'altro il drammatico squilibrio dei rapporti di forza sociali che si è consumato. Ma non sarebbe in grado di farlo fino in fondo. E non vedrebbe che nelle condizioni attuali non c'è nessuno spazio per un progetto politico che cerchi semplicemente di attenuare le contraddizioni dell'offensiva neoliberale o di ripristinare le condizioni di una fase, quella del compromesso fordista-keynesiano, che non tornerà mai più. Anche rispetto alle esigenze di una resistenza culturale minima questa piattaforma politica sarebbe del tutto inservibile se non addirittura controproducente, perché sconterebbe una subalternità strutturale verso la deriva revisionistica.
  "A nulla servono le fumisterie ideologiche o le vuote tautologie di chi sostiene che nel Ventunesimo secolo le vecchie categorie - liberalismo, comunismo, socialdemocrazia... - sarebbero ormai superate e che si tratta di fare una cosa del tutto «nuova» o di elaborare «nuovi» paradigmi critici. Se anche i nomi possono cambiare, ciò che non cambia è il conflitto come fondamento della sfera politica. E proprio l'andamento di questo conflitto - una curva che decide ciò che è progressivo o regressivo a prescindere dal carattere di novità cronologica o di mutamento meramente formale degli eventi - ci dice che nella fase odierna un compromesso tra capitale e lavoro, nobile o vile che sia, è estremamente improbabile. Paradossalmente, si può dire che esso sia oggi ancora più utopistico della richiesta di una socializzazione immediata dei mezzi di produzione."

  L'AUTORE – Stefano G. Azzarà (Messina, 1970) insegna Storia della filosofia politica all'Università di Urbino. È anche segretario alla Presidenza della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx für dialektisches Denken. Tra i suoi lavori, oltre a numerosi saggi e articoli, i libri "Pensare la rivoluzione conservatrice" (2004), "L'imperialismo dei diritti universali" (2011), "Un Nietzsche italiano" (2011), "L'humanité commune" (2012).

  INDICE DELL'OPERA – Premessa. «Rinnovamento» della sinistra o spostamento a destra? - Capitolo primo. La lotta di classe dei ricchi. Dalla democrazia moderna al bonapartismo postmoderno: la rivincita delle élites nella crisi italiana (1. Una modesta proposta (bipartisan): smantellare le istituzioni democratiche - 2. Il centrosinistra italiano e tanta coda di paglia - 3. Dalla critica dei partiti all'antipolitica: la delegittimazione della democrazia in Italia - 4. Dalla subordinazione alla democrazia moderna: l'ascesa del mondo del lavoro - 5. Vittoria e declino del mondo del lavoro - 6. Il ripristino dell'ordine borghese - 7. Democrazia o bonapartismo? - 8. La fine della Guerra fredda: la restaurazione neoliberale e il ruolo dell'ex Pci - 9. La deriva maggioritaria dell'ex Pci - 10. La sinistra italiana dalla democrazia al neoliberalismo - 11. Antifascismo storico e antiberlusconismo come «antifascistismo» - 12. Democrazia integrale come espressione formalizzata del conflitto - 13. Liberalismo, neoliberalismo e torsione bonapartistica delle forme democratiche) - Capitolo secondo. Crisi della cultura di massa, postmodernismo e necessità della menzogna (1. Involgarimento della cultura? - 2. Società di massa e cultura di massa - 3. Genesi del postmodernismo e pensiero della libertà individuale - 4. La catastrofe del Novecento e la critica della modernità - 5. Progetto moderno e costruzione del concetto di uomo - 6. Catastrofe del Novecento, denuncia della ragione emancipazionista e contestazione della tradizione democratico-rivoluzionaria - 7. Grandi narrazioni, storia e potere - 8. Storiografia postmoderna, dialettica e potere - 9. Rovesciamento del postmodernismo: dall'"individualismo" al primato della forza - 10. Postmodernismo e restaurazione neoliberale - 11. Libertà privata e libertà politica - 12. Distruzione della verità, ermeneutica dell'opinione e paralisi dell'azione politica - 13. Conclusione: postmodernismo come apologia dell'esistente e filosofia come edificazione) - Capitolo terzo. Ermeneutica, «muovo realismo» e trasformazione della realtà. Una radicalizzazione incompiuta per la filosofia italiana (1. Realismo come contemplazione dell'esistente? - 2. Ermeneutica ed emancipazione immaginaria - 3. Realismo, nominalismo e rapporti di forza nella sfera ideologica - 4. La svolta inavvertita dell'ermeneutica verso il "secondo realismo" - 5. Una radicalizzazione incompiuta) - Conclusione. Tenere vivo il conflitto per mantenere aperto l'orizzonte della democrazia e dell'alternativa - Riferimenti bibliografici