La veranda Stampa E-mail

Herman Melville

La veranda

Elliot Edizioni, pagg.44, € 7,50

 

melville veranda  IL LIBRO – Dopo aver comprato una vecchia fattoria nel Massachusetts, un uomo desidera contemplare il paesaggio, ma la casa è sprovvista di una veranda. Scendendo a compromessi con se stesso, si accontenta di farne costruire solo una parte, sul lato nord. Una volta terminata, vi si accomoda ad ammirare la montagna che sovrasta la valle. Ogni giorno, seduto fuori a fine giornata, nota un riflesso tra i boschi delle alture: immagina che vi sia una casa, e che sia abitata da persone solitarie e felici. "La veranda" diventa quindi per lui luogo di sogno e speranze, soglia di passaggio verso una vita diversa, ma anche vuoto esistenziale di amari risvegli. Una narrazione costellata da note autobiografiche, che dà il nome all'unica raccolta di racconti di Melville e che custodisce tra le righe un lato meno conosciuto del grande autore di "Moby Dick".

  DAL TESTO – "Chiunque costruì la casa, lo fece meglio di quanto avesse previsto; o forse Orione allo zenit gli fece lampeggiare sul capo la sua spada di Damocle in una notte stellata, dicendo: «Costruisci qui». In quale altro modo sarebbe potuto venire in mente a costui che avrebbe posseduto una tale vista purpurea, una volta sgomberato il terreno dagli alberi? Nientemeno che il vecchio Greylock circondato da tutte le sue colline, al pari di Carlo Magno attorniato dai suoi paladini.
  "Ora, per una casa situata in un luogo simile, non avere una veranda per la comodità e il piacere di coloro che potrebbero godere appieno, con gli occhi, la gioia di quel paesaggio sembrava un'omissione tanto grave quanto quella di una pinacoteca priva di scanni o altro tipo di sedile; infatti, che altro sono le pinacoteche se non le marmoree sale di queste stesse colline di pietra calcarea? Gallerie le cui pareti sono gremite di quadri che, mese dopo mese, sbiadiscono per poi rinnovarsi nei colori. E la bellezza è come la devozione: non la si può cogliere correndo; occorrono tranquillità e costanza, insieme, oggigiorno, a una comooda poltrona. Nei tempi antichi, quando il culto era in voga e l'indolenza no, i devoti della natura avevano l'indubbia abitudine di adorare restando in piedi - proprio come facevano i fedeli di una religione più sublime nelle cattedrali di allora - eppure, in questi tempi di fede declinante e di ginocchia deboli, noi abbiamo la veranda e la panca da chiesa."

  L'AUTORE – Herman Melville (1819 – 1891) prima del suo indiscusso capolavoro "Moby Dick", scrisse "Typee" e "Omoo", ambientati nei paradisi e dei mari del sud. Notevolissimi anche il "Benito Cereno" e i racconti "Bartleby lo scrivano" e "Billy Budd" (pubblicato postumo).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione. Un tesoro alla fine dell'arcobaleno - La veranda