L'isola al centro del mondo Stampa E-mail

Manlio Graziano

L'isola al centro del mondo
Una geopolitica degli Stati Uniti


il Mulino, pagg.385, € 19,00

 

graziano isola  IL LIBRO – Lo spostamento dell'asse geopolitico del mondo alimenta negli Stati Uniti la paura che il meccanismo di promozione sociale, alla base dell'American way of life, si sia inceppato. Quando gli americani hanno paura, tendono a ritirarsi nella propria isola, convinti che le minacce non possano che arrivare dall'esterno. Con la promessa di fare tornare l'America great again, Donald Trump ha interpretato con successo il mito dell'insularità, che affonda le radici nella storia del paese. Per questa ragione, per cercare di capire gli Stati Uniti di oggi, è indispensabile un'analisi geopolitica, che permetta di individuare le cause remote dei fatti recenti e di prospettare possibili scenari futuri. Per gli Stati Uniti, ma anche per il resto del mondo.
  Il libro ritraccia i tre momenti essenziali dell'esperienza storica degli Stati Uniti d'America: l'ascesa, la maturità e il declino relativo. Nella prima parte si ripercorrono le condizioni geografiche, storiche e politiche che hanno condotto alla nascita e all'affermazione dello «Stato-nazione» americano, così diverso dagli Stati-nazione europei, almeno nella rappresentazione che ne viene data. È in quel periodo - dall'arrivo dei primi coloni britannici fino alla formulazione della «dottrina Monroe» - che nasce l'«ideologia americana», quel complesso di credenze sull'unicità di quell'esperienza che vengono usualmente riassunte nel concetto di «eccezionalismo». L'aspetto che viene messo in evidenza nel volume è proprio il contrario dell'eccezionalismo, e cioè la stretta relazione tra la nascita e l'affermazione degli Stati Uniti e l'insieme delle relazioni internazionali dell'epoca. La cosiddetta rivoluzione americana fu un risultato non voluto del conflitto tra Inghilterra, Francia e, in misura minore, Spagna; l'ideologia americana, invece, l'ha sempre rappresentata come un atto di pura e libera volontà, nella visione mitologica degli Stati Uniti come un'isola felice, un'arcadia democratica, destinata a rimanere tale solo tenendosi lontana dagli immorali intrighi della politica europea.
  La seconda parte - dalla Guerra civile fino alla fine della Seconda Guerra mondiale - riguarda la conquista di un ruolo politico indipendente degli Stati Uniti nell'arena internazionale. Questa fase ruota essenzialmente attorno a un rapporto apparentemente schizofrenico con la Gran Bretagna: da un lato, una rivalità strategica per il controllo dell'Atlantico e del Pacifico; dall'altro, lo sfruttamento della potenza britannica per tenere alla larga dall'Atlantico e dal Pacifico altri potenziali avversari: francesi, tedeschi e giapponesi innanzitutto. Questa fase si conclude con l'intervento militare americano nei due oceani la loro sottomissione, e lo spodestamento di Londra come potenza egemone mondiale.
  La terza parte è dedicata al declino relativo degli Stati Uniti. Può forse stupire che si faccia iniziare questa fase subito dopo la SecondaGuerra mondiale, il solo momento in cui la potenza americana ha goduto di una supremazia assoluta e senza rivali; ma è una legge inesorabile della vita (e non solo della vita politica) che il declino cominci sempre un attimo dopo l'apoteosi. Per gli Stati Uniti del secondo dopoguerra, quel declino è stato lento e pressoché invisibile agli inizi, accelerandosi in conseguenza dei miracoli economici giapponese e tedesco, finché il carattere multipolare dell'ordine mondiale è diventato talmente palese da essere riconosciuto, agli inizi degli anni 1970, da Richard Nixon.
  Il libro si conclude con alcuni accenni alla presidenza di Barack Obama. Si conclude lì perché, nonostante si prefigga di offrire gli elementi per capire come si sia arrivati a una presidenza come quella di Donald Trump, questo non è un libro su Donald Trump.

  DAL TESTO – "L'esperienza degli Stati Uniti è interamente attraversata dal mito dell'insularità e dell'inviolabilità del loro territorio; gli attacchi dell'11 settembre sono stati più traumatizzanti per aver infranto quel mito che per il numero di vittime che hanno provocato. L'ideologia isolazionista è nata, si può dire, con la nascita degli Stati Uniti. Fin dal 1787, Alexander Hamilton riconosceva che il nuovo paese avrebbe dovuto godere di un «advantage similar to that of an insulated situation». È proprio ad Hamilton, primo segretario al Tesoro del paese, che si fa risalire la lunga storia del protezionismo americano, un compagno di viaggio pressoché costante nella storia del paese: la prima sostanziale apertura al commercio estero è stata varata solo alla fine della Seconda Guerra mondiale, quando gli Stati Uniti dominavano ormai incontrastati la produzione e il commercio mondiale."

  L'AUTORE – Manlio Graziano insegna Geopolitica e Geopolitica delle religioni alla Sorbona, a HEC e al Geneva Institute of Geopolitical Studies. Tra i suoi libri per il Mulino «Guerra santa e santa alleanza» (2014), «In Rome we trust» (2016) e «Frontiere» (2017). Collabora al «Corriere della Sera» e a «Limes».

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Parte prima. L'ascesa - I. I fondamenti dell'eccezionalismo americano: epifania di un destino - II. La nascita dello Stato-nazione americano - III. Le costanti della politica estera americana - IV. Un prodotto delle relazioni internazionali - Parte seconda. La maturità - V. Il Lebensraum americano - VI. L'imperialismo americano - VII. L'inizio del secolo americano - VIII. L'apoteosi - Parte terza. Il declino relativo - IX. L'ordine nuovo - X. L'invenzione dell'«alleanza occidentale» - XI. Lo spirito del nazionalismo - XII. Il mondo multipolare - Conclusioni. Great again? - Indice dei nomi