Teoria e Pratica dell'Arte d'Avanguardia Stampa E-mail

Julius Evola

Teoria e Pratica dell'arte d'Avanguardia
Manifesti - Poesie - Lettere - Pittura


Edizioni Mediterranee, pagg.473, € 45,00

 

evola avanguardia  Questo volume ricostruisce per la prima volta in maniera completa la fase artistica di Julius Evola, che prese le mosse con le prime poesie pubblicate nel 1916 ed ebbe termine nel 1921: un periodo ricco di opere e scambi epistolari con esponenti delle avanguardia artistiche dell'epoca.
  In apertura troviamo la Nota del Curatore, Gianfranco de Turris, che dà conto degli sforzi sostenuti per realizzare il volume. Segue poi il saggio introduttivo di Carlo Fabrizio Carli su "Evola intellettuale d'avanguardia".
  Il volume è suddiviso in quattro sezioni.
  La prima ha per titolo " Manifesti e scritti critici e teorici" ed è introdotta da Francesco Tedeschi dell'Università Cattolica di Milano, il quale si sofferma sul ruolo avuto dalla partecipazione evoliana all'avanguardia e a Dada in particolare. Vi sono raccolti gli scritti teorici, i manifesti, gli articoli, le conferenze insieme con la riproduzione anastatica di "Arte astratta" (1920). Si segnala anche il ritratto del barone "futur-dadaista" scritto da Guido Andrea Patuasso, dove viene riportata – tra le altre – la curiosa testimonianza di Giorgio Amendola, che ricorda Evola "antipatico, freddo, maleducato" contrariamente ai futuristi che invece erano "cortesi, cordiali e allegri, più simpatici".
  La seconda sezione è dedicata alla produzione poetica evoliana, costituita da una trentina di testi. Vitaldo Conte (Accademia di Belle Arti di Roma) ritiene che l'espressione poetica di Evola costituisca "una rilevante testimonianza, anche per le sue diversificate e transdisciplinari letture, che interagiscono con la sua espressione pittorica e di pensiero. Una creazione sconfinante, come questa, può richiedere, infatti, esistenze e momenti differenti, nel suo svolgersi, per trovare la consapevole totalità del proprio procedimento. L'idea di arte totale o sintesi delle arti è già presente in diversi aspetti delle avanguardie storiche che Evola ha attraversato: il futurismo e il Dada".
  Evola elaborò anche un progetto per dare vita a una rivista-numero unico interamente dedicata al Dada internazionale. Tale progetto, intitolato "Malombra" – spiega Emanuele La Rosa -, "non fu tuttavia mai realizzato, sia per le difficoltà oggettive cui il giovane barone andò incontro, sia forse soprattutto per la decisione – maturata nel corso del 1921 – di abbandonare l'arte d'avanguardia". Della rivista esistono comunque due menabò e altri documenti conservati nell'Archivio Scheiwiller presso il Centro Apice dell'Università degli Studi di Milano.
  Nella terza sezione sono poi incluse le lettere di Evola al fondatore del Dadaismo Tristan Tzara (il cui vero nome è Samuel Rosenstock) risalenti al periodo compreso tra il 1919 e il 1923. Fu Elisabetta Valento a rintracciarle nel 1989, durante le ricerche compiute per la tesi universitaria su Julius Evola pittore. Nella "Nota", la Valente spiega che "le lettere vengono a colmare il vuoto di un periodo giovanile pochissimo conosciuto, anni non certo secondari guardando i suoi dipinti o leggendo i suoi saggi sull'arte, e che mostrano un'originalità e una capacità d'inventiva e d'analisi, una lucidità notevoli e, allo stesso tempo, cosa forse più interessante, rappresentazione e sintesi di un'arte, una grande arte, dei primi decenni del XX secolo". Nell'appendice della sezione, viene esaminata l'attività artistica di Evola in Germania: vi è riprodotto il catalogo della grande mostra che ebbe luogo presso la galleria "Der Sturm" di Berlino nel gennaio 1921, preceduto da uno scritto di Emanule La Rosa con l'elenco delle quarantaquattro (e non "sessanta", come si legge invece nel "Cammino del Cinabro"...) opere lì presentate dal giovane artista.
  La quarta e ultima sezione del volume è dedicata alla breve esperienza pittorica di Evola ("breve nella sua effettiva sostanza storica, la quale sola di fatto può interessarci; anche se la sua applicazione alla pittura registra riprese sporadiche negli ultimi due decenni di vita). È Enrico Crispolti a curarne il saggio introduttivo, dal quale emergono spunti di riflessione su collocazione e ruolo di Evola pittore, in un contesto fra romano e internazionale.
  Su Evola "copertinista" – cioè su quell'aspetto poco studiato del Barone, che lo vide protagonista di alcuni suoi libri non soltanto nelle vesti di scrittore, ma anche in quelle di "grafico" e di illustratore – si sofferma Dalmazio Frau: "nel libro come unico prodotto dell'industria ad avere un'anima, Evola fonde insieme alla propria conoscenza, e al proprio pensiero anche l'Arte e un gusto artistico per nulla obsoleto e demodè ma, au contrarie, spiegante le grandi vele al vento della Tradizione diretto verso un Futuro che è ancora tutto da scoprire".
  Concludono il volume il catalogo delle opere pittoriche (a cura di Carlo Fabrizio Carli e Francesco Tedeschi), limitato a un nucleo significativo di ventiquattro quadri della produzione evoliana, e la Bibliografia critica curata da Emanuele La Rosa.
  Cospicuo è anche l'apparato iconografico, dove tra le numerose curiosità si segnala il ritratto fotografico del giovane Evola eseguito da Anton Giulio Bragaglia fra il 1918 e il 1921.