Ciascuno è incalzato dalla sua Provvidenza Stampa E-mail

Eugenio Corti

Ciascuno è incalzato dalla sua Provvidenza
Diari di guerra e di pace
1940-1949


Edizioni Ares, pagg.664, € 24,00

 

corti ciascuno  Sono raccolti in questo volume i diari di Eugenio Corti relativi al periodo compreso tra il 18 novembre 1940 e il 22 novembre 1949, "amorevolmente custoditi – come spiega Cesare Cavalleri nella Prefazione – dalla signora Vanda Corti e scrupolosamente trascritti dal nipote Mario Vismara con l'amico Carlo Crespi".

  Alla data di giovedì 3 luglio 1941, l'Autore rivela di aver preso la seguente decisione: "avrei fatto domanda di partire a combattere contro la Russia insieme alle nostre divisioni motorizzate che stanno ormai avviandosi".

  "Non è una risoluzione che ho preso alla leggera – ammette Corti -: l'ultima domenica passata a casa ho fatto la Comunione invocando l'aiuto della Provvidenza e tutti i giorni ho recitato una preghiera perché il Signore mi illuminasse". L'evocazione della Provvidenza – presente pure, e non casualmente, nel titolo scelto per il volume - è costante nelle pagine di questi diari e, riguardo alla richiesta di invio al fronte russo, mirava a ottenere l'illuminazione "che se caso mai ho sbagliato nel prendere questa decisione, pensi Essa a impedirmi di partire, facendo sì che la mia domanda non approdi a nulla. Questo non per me, ma per la mamma così buona e che tanto si prodiga per noi, e per la quale una simile notizia non può non essere un grave dispiacere. Dal canto mio naturalmente, farò tutto il possibile per poter partire".

  E così, a distanza di quasi un anno, la mattina del 9 giugno 1942 giunse il momento della partenza per il fronte "a combattere la Santa Crociata": "Andavamo in Russia: che sapore di avventura; che gusto, al pensiero di terre lontane e sconfinate; che ansia, all'idea di entrare finalmente nei paesi che il muto, enorme, impenetrabile muro bolscevico aveva tenuto da tanto divisi dal resto del mondo".

  Nonostante la drammaticità dell'ora, Corti era tranquillo: "sentivo con sicurezza che sarei tornato, che non mi sarebbe capitato niente di male, che la Provvidenza non avrebbe così atrocemente colpito una mamma come la mia: una Santa. Fu una sensazione che non mi abbandonò mai neppure quando ogni umana speranza era pazzesca e la morte appariva sicura. Bellini, scrivendomi dall'ospedale, dopo tornato in Italia, mi ricordò particolarmente la mia "olimpica calma" anche nei momenti più atroci. Quella calma mi veniva appunto da questa certezza che in ultima analisi non era se non fiducia nella Provvidenza".

  Nel marzo 1943, dopo la terribile esperienza vissuta sul fronte russo, Corti fece ritorno a casa: "La vita passa. Io l'accettavo con mano larga. Ciascuno è spinto dalla sua Provvidenza".

  Nel dopoguerra, dopo "cinquantacinque mesi" di vita militare, l'Autore riprese a frequentare l'università "solo perché il non tornarci avrebbe addolorato i miei genitori. Convinto che il tornarci e il fare un bagno forzato di pignolerie leguleiche non potrà che farmi del danno, e notevole".

  Confida peraltro di aver provato disagio di fronte ai "colleghi tutti molto più giovani, dall'espressione grave e bambina; le loro preoccupazioni per cose che io non riesco assolutamente più a prendere in considerazione alcuna".
Questi diari – che si leggono con profitto – aiutano a conoscere meglio la personalità, la cultura e la fede dell'autore del "Cavallo rosso". È lodevole, dunque, la decisione delle Edizioni Ares di pubblicarli a più di settant'anni dalla loro stesura.