La caduta dell'Impero ottomano Stampa E-mail

Alberto Rosselli

La caduta dell'Impero ottomano
e le radici della politica di Erdoğan


Archivio Storia, pagg.271, € 19,00

 

rosselli caduta  Alberto Rosselli (direttore responsabile della rivista telematica "Storia Verità") ricostruisce, nelle pagine di questo denso volume, i fattori determinanti e le tappe che hanno condotto al crollo dell'Impero ottomano, individuando anche le radici della Turchia attuale.

  Il 14 novembre 1914 – spiega l'Autore -, "il Sultano di Costantinopoli, nella sua veste di Califfo, proclamò la Guerra Santa (Jihad) contro tutti i Paesi ostili alla Turchia", sebbene l'apparato bellico turco risultasse costituito da "una compagine relativamente numerosa, ma nel complesso arretrata sia sotto il profilo dell'addestramento che in quello dell'equipaggiamento ed armamento. Formato in periodo di pace da una massa di circa 200/250.000 soldati e circa 10.000 ufficiali, durante la guerra l'esercito ottomano dovette subire notevoli mutazioni per evitarne il dissolvimento. Completamente impreparato ad affrontare un lungo e dispendioso conflitto, l'esercito della Sublime Porta venne gettato nella mischia con poche risorse e mezzi e senza neanche quel minimo di moderne attrezzature e scorte atte a sostenere pure e semplici campagne difensive. Fatta eccezione per qualche unità particolarmente addestrata ed equipaggiata, alla prova dei fatti quasi tutte le divisioni ottomane risultarono inferiori a quelle messe in campo dall'Intesa. Dotate di poche ed efficienti artiglierie, di uno scarso numero di armi automatiche e di un modestissimo quantitativo di autoveicoli, le divisioni turche riusciranno però – quasi unicamente grazie al valore della truppa e all'appoggio tedesco – a tenere testa agli eserciti avversari per ben quattro anni, costringendo il nemico a mobilitare e ad impegnare sui vari fronti oltre due milioni di soldati. Forte di circa 1 milione di uomini (pari a 37 divisioni, la maggior parte delle quali di fanterie) nell'estate del 1914, l'esercito ottomano passò nell'agosto del 1916 a 53 divisioni, per poi scendere, nel novembre 1918, ad appena 17".

  Durante la Prima Guerra mondiale, "nell'esercito ottomano prestarono servizio parecchi volontari stranieri e un numero non irrilevante di combattenti provenienti da svariate etnie dell'Impero".

  Lo sforzo bellico, sin dall'inverno 1914-1915, "obbligò la Turchia a consumare molto rapidamente sia le scorte di materie prime che le riserve militari accumulate prima dello scoppio del conflitto".

  La guerra offrì ai governanti ottomani l'occasione per regolare i conti con le minoranze etnico-religiose che popolavano l'Impero. A farne le spese, in particolare, fu la minoranza armena che risultò vittima di "ripetuti atti di violenza dalla truppe turche": "Nel corso del 1915 – scrive Rosselli -, i turchi imprigionarono o eliminarono più di un milione e mezzo di armeni".

  La sconfitta dell'Impero ottomano nella Prima Guerra mondiale comportò una notevole riduzione territoriale e la nascita, il 29 ottobre 1923, della Repubblica di Turchia "con Atatürk che venne eletto presidente e leader del Partito del Popolo. Da quel momento, egli accentrò l'opera di occidentalizzazione in tutti i campi, compresi gli usi e costumi locali".

  Atatürk, secondo l'Autore, "diventò simbolo di una contraddizione: da un lato cercò di occidentalizzare il Paese, ma dall'altro ricorse spesso ai metodi tipici del dispotismo asiatico". Fu "dotato di estremo acume e valore, rivoluzionario convinto e volto alla modernizzazione, ma al tempo stesso uomo intransigente, accentratore ed intollerante nei confronti dei suoi critici: in sostanza, un rigido despota".

  Nella Turchia attuale, è riemersa l'ideologia panturanica anche su impulso del Presidente Recep Erdoğan. Il 'panturanismo', "formulato come dottrina nella seconda metà del XIX secolo in Europa dall'orientalista, linguista, etnologo ed esploratore ebreo ungherese Arminius Vambery (1832-1913)", era "un movimento culturale e politico asiatico dei primi decenni del XX secolo, che aspirava alla fusione di tutte le popolazioni turaniche, comprese quelle dell'Asia centrale".