Il potere velato Stampa E-mail

Michele Ciliberto

Il potere velato
Tirannide, eguaglianza, libertà da Tacito a Spinoza


Laterza, pagg.280, € 20,00

 

ciliberto velato  La lettura di "Il potere velato" di Michele Ciliberto, docente emerito della Scuola Normale, offre un viaggio rigoroso e meditato all'interno di una delle questioni fondanti del pensiero politico: il dramma ricorrente che vede la democrazia trasformarsi in forma autoritaria, senza tradursi necessariamente in autocrazia visibile, ma spesso dimostrandosi "velata".

  Nel saggio, Ciliberto legge il caso tacitiano di Tiberio non come eccezione ma come paradigma: un potere solitario scaturito da contingenze turbolente, ritenuto inevitabile o perfino necessario per ristabilire pace e ordine. Tuttavia non si limita a ricostruire il racconto storiografico, ma dimostra come tale modello storico-filosofico abbia influenzato il pensiero successivo, fino alle lucide elucubrazioni del Seicento.

  Il percorso storiografico è condotto con rigore filologico e ampio respiro intellettuale. Il Rinascimento riscopre Tacito quale illuminante, benché ambiguo, prototipo di ordine politico autoritario. Ciliberto mostra come Machiavelli, Guicciardini, Shakespeare e Bodin abbiano rielaborato tale archetipo, oscillando tra ammissione della "tirannide necessaria" e avvertimento circa i suoi inevitabili rischi. Su questi snodi l'autore si muove con delicatezza interpretativa, evitando riduzionismi e restando ancorato a una disciplina storiografica approfondita.

  Il passaggio a Spinoza costituisce il cuore del saggio. Qui la riflessione politica si radicalizza: la tirannide non è più un frutto accidentale della storia, ma una patologia istituzionale da combattere. Ciliberto valorizza la rottura spinoziana non solo sul piano teorico, ma anche come svolta fondamentale nel rapporto tra libertà e autorità. Tale contrasto fra necessità storica (Tacito) e imperativo politico (Spinoza) è presentato in modo lucido e convincente, con un'analisi puntuale delle implicazioni ideali e normative.

  Il merito più evidente del volume risiede nella sua capacità di offrire una visione unitaria e stratificata del concetto di potere. Ciliberto dimostra come l'opacità della tirannide – il suo esser "velata" – non sia soltanto un fenomeno storico, ma una costante strutturale che attraversa modelli politici di epoche diverse. Tale prospettiva risulta persuasiva nel richiamare un'attenzione riflessiva che trascende il parallelo facile con l'attualità, pur lasciando aperta una domanda potenzialmente rilevante per i nostri sistemi, dove forme di autoritarismo camuffato sono sempre più presenti.

  Dal punto di vista storiografico, il testo abbina rigore e selettività: Ciliberto attua una scelta mirata di fonti, selezionando i testi – Tacito, Momigliano, Syme, Machiavelli, Maquiavel, Shakespeare, Bodin, Spinoza – che meglio consentono di tracciare l'evoluzione intellettuale del concetto. Manca tuttavia un confronto più esteso con tradizioni meno canonicamente occidentali o con percorsi laterali, come quelli offerti da autori minoritari o da prospettive postcoloniali. Si tratta però di una carenza più metodologica che sostanziale: la scelta di delimitare l'indagine è coerente con la logica del progetto, e consente una maggiore profondità analitica.

  Sul piano stilistico, l'opera dimostra maturità e autorevolezza: un linguaggio accademico controllato e al tempo stesso scorrevole, attentamente calibrato per evitare enfasi retoriche o slanci polemici. La terminologia viene utilizzata con precisione, i termini tecnico-concettuali sono sempre chiaramente definiti, e l'argomentazione avanza in modo lineare, pur senza cedere a rigidità formali o a eccessi espositivi.

  In termini di contributo alla filosofia politica contemporanea, "Il potere velato" offre strumenti interpretativi utili per leggere l'intreccio tra delegittimazione dell'istituzione e mantenimento del controllo sociale. Sebbene non intenda svolgere un'analisi empirica dell'oggi, il volume suggerisce linee ermeneutiche che possono essere applicate a sistemi ibridi dove la supervisione civica è limitata da meccanismi di opacità istituzionale e legittimazione rituale.

  Il libro di Ciliberto si impone, dunque, come un contributo solido e ben argomentato, portando al centro dell'attenzione una tensione politica centrale: quella tra ordine pubblico e libertà individuale, tra necessità storica e progresso istituzionale. Il suo valore maggiore sta nell'abilità di recuperare un patrimonio teorico con un rigore comparativo e un'attenzione metodologica tali da renderlo utile per sondare la genesi del potere autoritario e le sue maschere più sottili.