Al di qua delle Colonne d'Ercole Stampa E-mail

Francesco Prontera

Al di qua delle Colonne d'Ercole
Scoperta e rappresentazioni del Mediterraneo


Casa editrice Leo S. Olschki, pagg.VIII-268 con 100 figg. n.t. di cui 18 a colori, € 29,00

 

prontera colonne  Francesco Prontera, uno dei massimi studiosi contemporanei di geografia storica del mondo antico, offre con "Al di qua delle Colonne d'Ercole" un'opera densa e rigorosa, che coniuga la profondità dell'analisi filologica con un'ampia padronanza delle fonti cartografiche, letterarie e storiche. Il volume si inserisce nel solco di una ricerca pluridecennale, culminata nella direzione della rivista "Geographia Antiqua" e già anticipata in pubblicazioni come "Geografia e storia nella Grecia antica", con cui questa nuova fatica editoriale condivide l'impianto metodologico e la sensibilità per l'interazione tra spazio vissuto e spazio rappresentato.

  Il Mediterraneo, nella prospettiva tracciata da Prontera, non è un'entità data o naturale, bensì il prodotto di una costruzione culturale stratificata, generata da pratiche di navigazione, esperienze coloniali e riflessioni cosmografiche. Se l'Odissea e la Teogonia di Esiodo testimoniano ancora una geografia mitica e frammentaria, priva della consapevolezza di un "mare interno" distinto da quello esterno alle Colonne d'Ercole, è con il progressivo avanzare dell'espansione greca e fenicia che emerge una nuova coscienza spaziale. Il tratto distintivo del libro è proprio l'attenzione al momento di svolta rappresentato dalla colonizzazione arcaica, in cui la navigazione verso l'Occidente, motivata da esigenze economiche e politiche, innesca un processo di concettualizzazione dell'ecumene che trasforma l'Egeo da centro simbolico a epicentro funzionale di una rete mediterranea più vasta.

  Attraverso un'indagine serrata dei Giri della terra (i cosiddetti periodoi gēs) e dei peripli, Prontera illustra come l'esperienza empirica del litorale si sia tradotta in sapere sistematico, con l'intento di organizzare e descrivere un mondo ora percepito come unitario. L'analisi si estende dai testi periplografici ai trattati scientifici, dai resoconti geografici di Eratostene e Polibio alle sintesi tolemaiche, per giungere infine alla cartografia medievale, dove le mappae mundi, i portolani e le carte nautiche recuperano e rielaborano, in chiave cristiana o utilitaristica, la concezione antica di un Mediterraneo interconnesso. L'autore dimostra come la conoscenza geografica non sia mai neutra, ma rispecchi strutture di potere, intenzionalità politiche e visioni del mondo. La carta geografica, lungi dall'essere una mera riproduzione del reale, si rivela un dispositivo ideologico e culturale, in cui confluiscono saperi, esperienze e rappresentazioni.

  Particolarmente pregevole è la capacità dell'autore di articolare, senza soluzione di continuità, materiali eterogenei: fonti letterarie, testimonianze epigrafiche, reperti cartografici e trattati scientifici sono integrati in una narrazione coesa e argomentata. Prontera evita ogni approccio riduzionista, valorizzando la pluralità di voci e prospettive che hanno contribuito alla formazione di un'immagine condivisa del bacino mediterraneo. L'Atene classica, l'ecumene ellenistica, la Roma imperiale e la cultura alto-medievale vengono analizzate non come tappe cronologiche isolate, bensì come momenti di un processo cumulativo di elaborazione spaziale.

  La struttura del volume, pur nell'ampiezza tematica, è sorretta da un solido impianto teorico, che fa da sfondo all'intera trattazione. Prontera si confronta, seppure implicitamente, con le grandi questioni storiografiche sollevate dalla spatial turn, mettendo in luce la storicità delle categorie geografiche e la loro capacità di plasmare, oltre che di riflettere, la realtà sociale. In questo senso, il libro si colloca in dialogo con le riflessioni di studiosi come Christian Jacob, Alfred Hiatt e Peregrine Horden, pur mantenendo un'impronta filologica e una meticolosità nell'uso delle fonti che lo distinguono nettamente.

  Non va trascurato il contributo che quest'opera offre anche alla storia delle mentalità. Nel ricostruire l'emergere del concetto di Mediterraneo, Prontera mette in luce il ruolo delle pratiche cognitive collettive nella definizione del mondo abitato. Le Colonne d'Ercole, da confine liminale e simbolico dell'estremo Occidente, diventano nel corso dei secoli punto di riferimento geostrategico, cesura tra il noto e l'ignoto, soglia tra mondi. In tal senso, il volume è anche una riflessione sul potere delle soglie, sui meccanismi culturali della delimitazione, sull'equilibrio tra apertura e chiusura, che ha caratterizzato la percezione mediterranea fin dalle sue origini.

  "Al di qua delle Colonne d'Ercole" si distingue per la chiarezza espositiva, l'equilibrio tra rigore scientifico e accessibilità, e per la capacità di rendere intellegibili dinamiche complesse senza semplificazioni indebite. Il lessico tecnico è sempre accompagnato da un'accurata contestualizzazione, e la bibliografia, selezionata con cura, costituisce un valido strumento per ulteriori approfondimenti.

  Con questo libro, Francesco Prontera conferma la sua posizione di riferimento nel panorama degli studi sull'antichità, offrendo una sintesi autorevole e al tempo stesso originale del lungo e articolato processo con cui il Mediterraneo è divenuto una categoria geografica, politica e simbolica centrale nella storia dell'Occidente.

La Redazione

2 luglio 2025