Il Vangelo secondo Matteo in volgare italiano Stampa E-mail

a cura di Caterina Menichetti

Il Vangelo secondo Matteo in volgare italiano
Studio ed edizione critica delle due versioni non glossate


Sismel – Edizioni del Galluzzo, pagg.XIV-521, € 88,00

 

menichetti Vangelo  Il volume curato da Caterina Menichetti, "Il Vangelo secondo Matteo in volgare italiano", rappresenta un contributo di spicco nell'ambito degli studi sulla tradizione biblica medievale e sulle prime traduzioni volgari dell'Evangelo. L'opera si distingue per l'accuratezza e la rigorosità con cui vengono presentate le due versioni più antiche del Vangelo secondo Matteo in volgare italiano, databili rispettivamente alla fine del XIII e alla seconda metà del XIV secolo. Il volume costituisce non solo un'edizione critica di riferimento, ma anche un'occasione per riflettere sulle modalità di trasmissione e sulle implicazioni culturali, linguistiche e religiose di tali traduzioni.

  Menichetti offre un'edizione critica dei due volgarizzamenti che, pur appartenendo a fasi storiche e linguistiche differenti, si configurano come testimonianze esemplari della trasposizione di un testo sacro da una lingua latina ancora dominata dalla Vulgata a un volgare italiano che, seppur in formazione, dimostra già una notevole varietà di registro e una pluralità di approcci traduttivi. La prima traduzione, che risale al periodo tardo-duecentesco, è trasmessa da un gruppo di nove manoscritti (di cui sei completi), databili tra il 1300 e il 1472. La seconda versione, più recente e databile alla seconda metà del Trecento, è testimoniata da due codici fiorentini, risalenti rispettivamente alla fine del XIV e all'inizio del XV secolo. La cura con cui Menichetti ha esaminato i testi e le varianti si traduce in un'edizione che non solo recupera i dettagli filologici più minuti, ma fornisce anche una lettura storicamente e culturalmente contestualizzata delle due traduzioni.

  Nella parte introduttiva, viene offerto un quadro metodologico e teorico complesso, necessario per comprendere la portata delle scelte traduttive e il loro impatto sulla lingua volgare. Menichetti si sofferma sull'analisi delle tecniche di traduzione adottate dai due volgarizzatori, nonché sulla lingua da loro utilizzata, che riflette la varietà di registro e la diversità di approccio che caratterizzano la produzione letteraria del tardo Medioevo. La prima versione, pur risentendo di una forte impronta latina, evidenzia una lingua che si allontana solo lentamente dalle strutture grammaticali del latino ecclesiastico, pur facendo ricorso a espressioni più vicine al parlato quotidiano. La seconda, invece, rivela una maggiore fluidità e un'attenzione più marcata verso la comprensibilità per il lettore volgare, con un lessico e una sintassi più aderenti alla lingua comune del tempo, anche se talvolta con una predilezione per espressioni dialettali locali che danno al testo un carattere più immediato e "popolare".

  L'analisi delle varianti tra le due versioni di Matteo non è ridotta a un mero elenco di differenze testuali, ma è letta attraverso una lente che permette di esplorare il rapporto tra le traduzioni volgari e la tradizione della Vulgata latina. Menichetti individua e interpreta in modo incisivo le diverse strategie di mediazione che i traduttori hanno messo in atto per rendere il testo evangelico accessibile, pur preservando un legame indissolubile con il testo originale. Questo aspetto è particolarmente rilevante, poiché consente di delineare le modalità con cui le traduzioni bibliche in volgare hanno contribuito alla diffusione del messaggio evangelico tra le classi popolari, in un periodo in cui l'accesso diretto alle Scritture era, nella maggior parte dei casi, riservato alla Chiesa e alla cultura clericale.

  L'accurata comparazione tra le versioni italiane e la traduzione latina apre la strada a nuove interpretazioni della funzione svolta dalle traduzioni italiane nel processo di mediazione del racconto evangelico, mettendo in luce la consapevolezza dei traduttori di dover adattare il testo alle esigenze religiose e culturali del pubblico di riferimento. Menichetti suggerisce che la varietà delle scelte linguistiche e delle modalità di adattamento al volgare non fosse solo una questione di accessibilità linguistica, ma anche un modo per rendere il messaggio evangelico più vicino alle esperienze di vita quotidiana dei lettori, senza snaturarne il contenuto teologico.

  Le appendici, in particolare, offrono uno spunto interessante per approfondire il lavoro dei traduttori, con una riflessione sui testimoni più innovativi della traduzione antica, accompagnati da un glossario che consente di accedere in modo dettagliato alla terminologia adottata. Questi strumenti non solo arricchiscono la comprensione del testo, ma anche la comprensione del contesto storico e linguistico in cui i traduttori operavano, rendendo l'opera particolarmente preziosa per gli studi di filologia, storia della lingua e storia religiosa medievale.

  "Il Vangelo secondo Matteo in volgare italiano" si configura, dunque, come un lavoro di altissima qualità, che coniuga rigore filologico e una solida analisi storica e linguistica. La precisione con cui sono trattati i testi e la chiarezza con cui vengono presentati i risultati delle ricerche conferiscono al volume una rilevanza indiscutibile per lo studio delle traduzioni bibliche medievali, offrendo nuove chiavi di lettura per comprendere l'evoluzione della lingua volgare e il suo rapporto con la tradizione latina. Un'opera che, con il suo approccio interdisciplinare, costituisce un punto di riferimento imprescindibile per la ricerca futura in questo campo.

La Redazione

15 settembre 2025