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Francesco Guizzi
La città di Augusto Amministrazione e ordine pubblico a Roma agli inizi del principato
Lefebvre Giuffrè, pagg.XIV-130, € 15,00
Francesco Guizzi, nel volume "La città di Augusto", offre un'analisi puntuale e raffinata delle trasformazioni urbane, amministrative e politiche che segnarono la Roma all'alba del principato. L'opera prende le mosse dalla necessità di comprendere come l'espansione demografica e le nuove esigenze di governo di una capitale ormai prossima al milione di abitanti (circa un secolo dopo la fine delle guerre civili) abbiano prodotto un cambiamento profondo non solo nell'ordinamento istituzionale, ma anche nell'assetto quotidiano della città.
L'autore, con rigore metodologico, esamina la genesi e l'evoluzione dell'ufficio della praefectura urbi, un'importante novità istituzionale sotto il principato di Augusto, che rispondeva alla crescente necessità di mantenere l'ordine pubblico in una metropoli caratterizzata da un elevato numero di abitanti, da tensioni sociali, ma anche da una crescente coscienza della centralità del controllo della città per il mantenimento della stabilità dell'intero impero. La figura del prefetto della città, delineata con precisione storica, appare come uno strumento fondamentale della politica di Augusto, capace di esercitare un'influenza decisiva non solo sul piano della giustizia e della sicurezza, ma anche su quello della propaganda politica e della consolidazione del potere del principe.
Guizzi, con uno stile preciso ma mai arido, approfondisce il ruolo fondamentale che i prefetti della città svolgono nel sistema di governo augusteo, sottolineando come la loro autorità si estenda ben oltre i confini della semplice amministrazione municipale, abbracciando la gestione della polizia, delle infrastrutture, della sicurezza pubblica e, non meno importante, della gestione dei dissensi. Particolare attenzione viene dedicata all'aspetto della repressione dei conflitti sociali e alla costruzione di una macchina amministrativa capace di monitorare ogni angolo della città. Nella lettura proposta, emerge con chiarezza come Augusto, lungi dall'essere semplicemente un restauratore dell'antica Repubblica, abbia invece impresso un cambiamento radicale all'ordinamento costituzionale e sociale di Roma. Il nuovo ordine augusteo, infatti, segnò l'emergere di una forma di governo profondamente centralizzata, capace di gestire e indirizzare l'ordinamento urbano attraverso l'azione di una burocrazia che rispondeva direttamente agli ordini del princeps.
Un altro aspetto centrale del volume riguarda l'approfondimento del ruolo delle forze di sicurezza, in particolare dei pretoriani e degli urbani, che diventeranno gli strumenti diretti del controllo e della repressione. Guizzi offre una lettura lucida e senza retorica della figura del prefetto del pretorio, destinato a divenire uno degli uomini più potenti della Roma imperiale. La polizia urbana, composta da militari alle dirette dipendenze di questi prefetti, diventa in effetti il braccio armato del potere augusteo, in grado di esercitare un controllo capillare sulla popolazione e di intervenire in modo deciso in caso di dissenso. L'autore non si limita a descrivere questi sviluppi, ma li inserisce in un quadro più ampio, mostrando come l'integrazione dei corpi militari nell'amministrazione civile risponda a una logica di consolidamento del potere imperiale, in cui l'apparato burocratico e il controllo militare sono interconnessi per garantire un equilibrio di potere che nulla lasci al caso.
Tuttavia, non si può dire che l'opera si limiti a un'analisi politica e istituzionale, sebbene questa sia centrale. L'autore dedica spazio anche all'analisi della struttura fisica della città, in particolare alle nuove divisioni territoriali – le XIV regioni – e al loro impatto sul funzionamento amministrativo. Guizzi si sofferma sull'evoluzione urbanistica di Roma sotto Augusto, evidenziando come la costruzione di nuove infrastrutture, l'ampliamento di vie e la creazione di nuovi quartieri contribuiscano non solo al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti, ma anche alla creazione di una città più controllabile e disciplinata. La disposizione territoriale, attraverso la ripartizione in regioni, diventa uno strumento di organizzazione e controllo, simboleggiando il desiderio di ordine che pervade il nuovo assetto urbano.
L'autore mette anche in luce l'ambiguità che attraversa la politica di Augusto: se da un lato si promuove l'immagine di un ritorno alla "antica Repubblica", dall'altro si implementano misure di centralizzazione e controllo che, di fatto, segnano l'affermazione della monarchia. In questo contesto, la città diventa uno dei luoghi privilegiati attraverso i quali Augusto impone la sua visione del potere, ora camuffato da una restaurazione simbolica e morale, ma in realtà orientato alla creazione di un sistema politico che centralizza la gestione dello Stato nelle mani dell'imperatore. Guizzi si spinge ad argomentare che l'opera di Augusto non è solo quella di un restauratore, ma anche di un innovatore, che sa piegare le tradizioni al fine di costruire una nuova forma di ordine, più efficace e pervasivo.
L'analisi proposta da Guizzi risulta essere di grande valore per una comprensione complessa e sfaccettata del periodo augusteo. L'autore riesce a coniugare il rigore della ricerca storica con una scrittura chiara e dettagliata, mai banale, che consente di cogliere le interconnessioni tra le diverse sfere della vita pubblica e privata di Roma. Con un'attenzione alle fonti e una chiara visione critica, Guizzi costruisce un quadro dinamico e realistico di un periodo storico che segnò l'inizio della Pax Romana e la trasformazione di Roma in una vera e propria macchina di potere.
La Redazione
16 settembre 2025 |