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Matteo Nucci
Sognava i leoni L'eroismo fragile di Ernest Hemingway
HarperCollins Italia, pagg.288, € 18,00
In "Sognava i leoni", Matteo Nucci compie un'indagine critica di rara profondità sulla figura di uno degli scrittori più influenti del Novecento, restituendo una visione sfaccettata e rinnovata di Ernest Hemingway, lontana dai consueti stereotipi che ne hanno accompagnato la fama. Partendo dall'analisi delle sue opere, Nucci articola un'interpretazione inedita che solleva nuove questioni interpretative e sollecita una riflessione complessa sul rapporto tra vita e scrittura, tra mito e realtà. Il libro non si limita a una disamina biografica né a un'analisi puramente stilistica, ma si inserisce nel più ampio discorso sulla letteratura come strumento di ricerca della verità e della pietà umana, temi che costantemente pervadono l'opera hemingwayana.
Il testo riesce a spogliarsi dei luoghi comuni che hanno intossicato la comprensione di Hemingway, personaggio icona del XX secolo, ridotto troppo spesso a semplice paradigma dell'uomo virile e solitario. Nucci, invece, ci invita a riscoprire il volto meno noto dello scrittore: quello di un uomo complesso, profondamente segnato dal trauma della guerra e dalle sue esperienze esistenziali, la cui scrittura non si accontenta di rappresentare la realtà in maniera superficiale, ma si impegna a indagare il cuore della condizione umana. Lungi dall'essere un uomo che si sottomette passivamente al mito di sé, Hemingway appare nel saggio di Nucci come un intellettuale impegnato in una continua ricerca, sia stilistica sia esistenziale, di autenticità e verità.
L'autore riprende e riflette su uno degli aspetti più noti ma anche fraintesi dell'opera hemingwayana, ovvero la metafora dell'iceberg. Nucci argomenta che l'immagine dell'iceberg non debba essere interpretata semplicemente come una strategia stilistica, ma come una metafora epistemologica che riflette la concezione della realtà come qualcosa di sostanzialmente inaccessibile e misterioso. In questa visione, la punta dell'iceberg, visibile e comprensibile, è solo una piccola parte dell'esperienza umana; il resto, ciò che si trova al di sotto, è invisibile e impenetrabile, ma indiscutibilmente presente. La scrittura di Hemingway, pertanto, non aspira a rivelare la verità immediata, bensì a suggerirla, a indurre nel lettore la consapevolezza che ciò che si cela al di sotto della superficie è, in fondo, ciò che dà significato alla realtà. Questo approccio alla scrittura, che Nucci rileva in modo puntuale, trova nella filosofia di Omero e Platone una sua radice profonda, nella concezione dell'arte come una forma di conoscenza che, pur non rivelando mai l'assoluto, si fa strumento di introspezione.
Oltre alla riflessione sullo stile, Nucci si concentra su uno degli aspetti più significativi del pensiero di Hemingway: il concetto di grace under pressure ("grazia sotto pressione"). Questa espressione, che ha da sempre affascinato critici e lettori, viene reinterpretata da Nucci come la chiave per comprendere il tragico eroismo che Hemingway esplora nelle sue opere. La "grazia" che lo scrittore attribuisce ai suoi protagonisti non si limita a un elemento "comportamentale" durante momenti di estremo stress, ma diventa una metafora della resistenza umana alle circostanze più dure della vita. Si tratta, in altre parole, di un'abilità che trascende la mera reazione agli eventi e si connette a una dimensione morale: quella di mantenere la dignità anche di fronte alla sofferenza, quella stessa dignità che definisce l'eroismo fragile di cui Hemingway è maestro.
La lettura di Nucci arricchisce questa dimensione etica della scrittura hemingwayana, connettendo la sua riflessione sulla pietà umana alle radici più profonde dell'esperienza esistenziale. La pietà, concetto centrale nel saggio, non è qui intesa come una semplice compassione, ma come una forza che lega gli esseri viventi alla loro condizione di mortalità condivisa. Secondo Nucci, Hemingway ha saputo cogliere questa fragilità universale, e la sua scrittura diventa il mezzo attraverso il quale si esplora il legame intrinseco tra tutti gli esseri, siano essi umani, animali o perfino le forze della natura. La pietà, dunque, si fa valore universale che, più che una virtù moralistica, diventa una condizione esistenziale, quasi una forma di consapevolezza mistica. Nucci, al di là della dimensione biografica dello scrittore, riesce a recuperare la profondità spirituale della sua opera, sottolineando la sua ricerca di un amore assoluto che, pur restando mai pienamente raggiungibile, costituisce l'orizzonte di significato entro cui si colloca la vita e la morte degli eroi hemingwayani.
Un altro aspetto decisivo del saggio riguarda il modo in cui Nucci rilegge l'interazione tra vita e scrittura in Hemingway. Non si tratta semplicemente di un rapporto tra autore e materiale narrativo, ma di una connessione intima e profonda tra l'esperienza vissuta e quella scritta. Nucci evidenzia come Hemingway, nel corso della sua vita, abbia continuamente cercato di trovare una sintesi tra il vissuto personale e l'elaborazione letteraria, in un tentativo costante di superare la separazione tra la realtà e la sua rappresentazione. La sua scrittura non è mai una mera trasposizione della realtà, ma piuttosto una forma di mediazione fra l'individuo e il mondo, un tentativo di cogliere la verità che sfugge e che resta, per forza di cose, inaccessibile. In questo processo, la letteratura si fa ricerca della profondità, della "pietà" che lega ogni esistenza, come un filo invisibile che collega tutte le esperienze umane, anche quelle più distanti e apparentemente inconciliabili.
La conclusione del testo è una sintesi potente e sorprendente, che restituisce un Hemingway avviato verso una forma di "conoscenza mistica" dell'amore assoluto, un amore che, pur sfuggendo alla comprensione razionale, permea ogni sua opera e che lo spinge a confrontarsi con le dimensioni ultime dell'esistenza. Nucci, con grande raffinatezza, traccia il ritratto di uno scrittore che, nell'eroismo fragile dei suoi personaggi, ha cercato una via per confrontarsi con la vita, la morte e la verità, ponendo in discussione il confine tra la realtà e la finzione, tra l'autoaffermarsi e il cedere alla fragilità.
La Redazione
24 settembre 2025 |