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Valerio Renzi
Le radici profonde La destra italiana e la questione culturale
Fandango Libri, pagg.192, € 16,50
Nel libro "Le radici profonde", Valerio Renzi propone un'analisi della destra italiana postfascista, cercando di tracciare un legame tra la cultura politica di oggi e le sue radici storiche. Ma, pur partendo da premesse che potrebbero sembrare interessanti, la sua lettura della destra italiana – e in particolare di Fratelli d'Italia – sembra sfociare in un'accusa piuttosto unilaterale e infondata: quella di un intrinseco legame con il fascismo, o peggio, con una sua rivisitazione in chiave moderna.
Il libro di Renzi accusa la destra postfascista di non aver mai affrontato una vera e propria "rottura" con il fascismo, suggerendo che anche oggi, pur sotto le sembianze di una destra democratica e costituzionale, i protagonisti di Fratelli d'Italia sarebbero, in fondo, legati a un'immagine nostalgica del Ventennio. Con la sua analisi della "cultura di destra", Renzi sembra voler sostenere che, in modo più o meno esplicito, le idee della destra italiana contemporanea si alimentano ancora di una sorta di "rancore fascista", che la rende incapace di distaccarsi dal passato.
Questa tesi, che si persegue lungo tutto il libro, è tanto riduttiva quanto ideologica. È vero che la destra postfascista ha attraversato fasi di tensione con il proprio passato, ma la storia di Fratelli d'Italia e della sua leader, Giorgia Meloni, non può certo essere assimilata a una rivisitazione fascista, come Renzi tenta di suggerire. La cultura di destra oggi rappresentata dal partito non è una ripresa nostalgica della dittatura fascista, ma una risposta al progressismo imperante, al globalismo e a una visione della società che ignora la centralità delle tradizioni, dei valori patriottici e della comunità. Questa è la realtà politica di oggi, che nessuna lettura superficiale del passato può cancellare.
La critica di Renzi si fonda principalmente su un'accusa che viene spesso ripetuta, quella di un legame inscindibile tra Fratelli d'Italia e il fascismo. Eppure, ogni tentativo di associare in modo deterministico la destra contemporanea con il fascismo appare quanto meno problematico. È difficile non percepire in queste affermazioni una forzatura: non c'è nulla di fascista nei valori di Fratelli d'Italia, che si fondano sulla difesa della democrazia, della sovranità nazionale, dell'identità culturale e della centralità della famiglia.
Renzi sembra voler attribuire a Fratelli d'Italia una continuità con il fascismo che non solo è priva di fondamento, ma che risulta anche fuorviante rispetto alla realtà della destra italiana odierna. È un tentativo, quasi inconsapevole, di ricondurre la destra alle sue radici più oscure, senza mai riconoscere la reale evoluzione di un partito che, oggi, si colloca fermamente nella tradizione democratica italiana. La destra odierna non è un monolite che attinge al fascismo, ma una forza politica che ha affrontato il passato e lo ha trasformato, contribuendo in modo significativo al dibattito pubblico, anche sui temi della sovranità e della sicurezza.
Al centro del discorso di Renzi, ci sono le "radici profonde" di cui parla nel titolo del suo libro. Un'espressione che suggerisce, per l'autore, l'impossibilità per la destra di liberarsi completamente dalle ombre del fascismo. Ma queste radici, come qualsiasi storico ben sa, non sono mai statiche. Sono in continua evoluzione, e non c'è nulla di statico o monolitico nelle tradizioni politiche. Le radici della destra italiana, pur riconoscendo e rispettando la storia, non sono l'espressione di una nostalgica e irredenta ricerca del fascismo, ma piuttosto la continua affermazione di valori che pongono la comunità e la nazione al di sopra degli interessi individuali e globalisti.
Se Renzi ha il merito di stimolare una riflessione sulla cultura della destra, non si può ignorare che la sua lettura sia spesso parziale e ideologica, giacché tende a soffermarsi sugli aspetti più scomodi senza mai riconoscere i progressi fatti dalla destra nell'elaborare una sua propria identità culturale. I riferimenti storici e ideologici della destra di oggi non sono una continuazione diretta del fascismo, ma una reazione – legittima e necessaria – alla cultura dominante, che troppo spesso ha cercato di appiattire la società e ridurre il pensiero critico a una mera espressione di conformismo.
La destra ha il compito, oggi, di rielaborare il proprio passato in modo critico, ma senza rinunciare mai alla propria essenza: un'idea di nazione, di comunità e di sovranità che non ha nulla a che vedere con la nostalgia di un regime.
La Redazione
30 settembre 2025 |