Eroi pericolosi Stampa E-mail

Gabriele Ranzato

Eroi pericolosi
La lotta armata dei comunisti nella Resistenza

Laterza, pagg.416, € 29,00

 

ranzato eroi  Il saggio "Eroi pericolosi" di Gabriele Ranzato ripercorre in maniera rigorosa, lucida e ben documentata le vicende delle Brigate Garibaldi e dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP), formazioni partigiane comuniste che ebbero un ruolo fondamentale nella Resistenza contro l'occupazione nazista. L'autore non si limita a raccontare le gesta eroiche di questi gruppi, ma ne esplora le implicazioni politiche, le contraddizioni interne e la complessità della loro inserzione nel più ampio contesto della lotta per la liberazione, rivelando il significato di questa esperienza all'interno della storia sociale, politica e militare dell'Italia del Novecento.

  Uno degli aspetti originali di questo lavoro è la sua capacità di andare oltre la tradizionale narrativa della resistenza, frequentemente semplificata in termini di un'unità antifascista indistinta e quasi monolitica. Ranzato riconosce, infatti, che sebbene le formazioni comuniste, come le Brigate Garibaldi, abbiano indubbiamente contribuito in maniera determinante alla liberazione del paese dal nazifascismo, la loro azione non può essere ridotta a una mera lotta di popolo. La loro lotta, pur condividendo l'obiettivo di una resistenza contro l'oppressione, era fortemente connotata da un progetto politico che aspirava a definire il futuro assetto politico e sociale dell'Italia postbellica, con un'attenzione particolare alla costruzione di una "zona rossa" di impronta comunista.

  Ranzato non si accontenta di un approccio celebrativo, ma rivela le contraddizioni insite nell'operato delle Brigate Garibaldi, esaminando con scrupolo le difficoltà che queste formazioni incontrarono nel tentativo di tradurre l'ambizione di un esercito partigiano "regolare" in un progetto concreto. La difficoltà di gestire il territorio, di costruire e mantenere una "zona libera" sotto il controllo dei partigiani, emerge come uno dei principali limiti strategici di queste formazioni. La tensione tra la necessità di condurre una guerra di guerriglia e l'ambizione di creare una forza che potesse esercitare un controllo duraturo su vaste aree del paese rappresenta un nodo centrale del libro, e Ranzato lo affronta con una visione equilibrata e priva di facili moralismi.

  Il contributo di Ranzato risiede anche nella sua capacità di illuminare il ruolo di queste formazioni nel più ampio contesto della resistenza, mettendo in evidenza non solo le vittorie, ma anche le difficoltà politiche che caratterizzarono il loro inserimento in un fronte unitario che, nel dopoguerra, avrebbe dovuto legittimare l'immagine di una resistenza "di popolo". Sebbene la vittoria sulle forze nazifasciste rappresentasse un obiettivo comune, la memoria storica ha teso, in molti casi, a minimizzare la connotazione politica delle formazioni comuniste, proponendo una narrazione che enfatizzava l'unità di tutti i gruppi antifascisti, ma trascurava le tensioni ideologiche e strategiche che avevano segnato i rapporti tra le diverse fazioni resistenziali. In quest'ottica, l'autore non manca di sottolineare come il Partito Comunista, nel dopoguerra, abbia cercato di reinterpretare il proprio ruolo, cercando di sfumare la dimensione ideologica della resistenza per renderla compatibile con una visione più ampia e meno divisiva della lotta contro il fascismo.

  Il libro di Ranzato offre anche una lettura critica delle dinamiche interne al Partito Comunista, evidenziando come le formazioni partigiane comuniste non fossero prive di ambiguità e difficoltà. La politica di partito, infatti, contribuì a orientare l'azione partigiana, ma allo stesso tempo ne limitò le possibilità di azione concreta. Il tentativo di organizzare un esercito regolare, la strategia di gestione delle "zone libere" e le continue difficoltà nell'affrontare le forze di occupazione nazifasciste non fecero che evidenziare le carenze strutturali di queste formazioni. In questo contesto, Ranzato evidenzia la straordinaria capacità di resilienza e adattamento dei partigiani comunisti, ma anche la consapevolezza della loro relativa impotenza di fronte a un conflitto che richiedeva non solo spirito di sacrificio, ma anche una pianificazione e una logistica più efficaci.

  Un'altra componente decisiva del volume è l'esame della memoria storica della Resistenza, che nel corso degli anni ha visto una progressiva omogeneizzazione delle diverse esperienze resistenziali. Questo processo di "diluzione" dei contorni ideologici ha avuto l'effetto di minare la comprensione del ruolo svolto dalle formazioni comuniste, che sono state progressivamente integrate nella narrativa di una Resistenza "nazionale" e "popolare", piuttosto che "particolare", come in realtà fu. Ranzato denuncia questa operazione di rimozione, analizzandone anche le radici politiche e culturali e mostrando come il mutato scenario geopolitico del dopoguerra – in particolare la fine dell'Unione Sovietica e il declino dell'egemonia comunista – abbia contribuito a trasformare le formazioni partigiane in una realtà meno contestualizzata e più simbolicamente accettabile per la nuova Italia repubblicana.

  L'autore conclude con una riflessione sul paradosso degli "eroi pericolosi", concetto evocato già nel titolo del libro, suggerendo che l'ambiguità che caratterizza la figura del partigiano comunista è legata non solo alle sue scelte politiche, ma anche alla sua stessa natura di combattente in un conflitto che travalicava i confini della semplice guerra civile. La resistenza, in questo senso, è vista come un processo contraddittorio e complesso, nel quale le forze partigiane, pur rivestendo un ruolo cruciale nella liberazione dal fascismo, non possono essere disgiunte da un ampio spettro di finalità politiche che ne segnarono l'evoluzione.

  La capacità di Ranzato di analizzare, con distacco e rigore storiografico, le contraddizioni politiche, militari e ideologiche delle Brigate Garibaldi e dei GAP, rende questo lavoro uno strumento utile per comprendere la complessità della guerra partigiana e la sua incidenza sul lungo processo di transizione democratica in Italia. L'analisi si distingue per la sua serietà scientifica e la sua capacità di stimolare una riflessione critica sulle dinamiche che hanno plasmato la memoria storica della resistenza e, in generale, la costruzione dell'Italia repubblicana.

La Redazione

7 ottobre 2025