Colpire Mussolini Stampa E-mail

Mimmo Franzinelli

Colpire Mussolini
Gli attentati al duce e la costruzione della dittatura fascista


Mondadori, pagg.360, € 24,00

 

franzinelli colpire  Nel saggio "Colpire Mussolini", Mimmo Franzinelli ripercorre la storia degli attentati contro il Duce tra il 1925 e il 1926, e il loro ruolo – decisivo e paradossale – nel rafforzamento della dittatura fascista.

  L'indagine si fonda su una base archivistica ampia e in parte inedita, comprendente sia fonti istituzionali – in particolare documentazione di polizia e giudiziaria – sia materiali provenienti da archivi privati resi accessibili solo di recente. L'autore fa pieno uso di queste fonti, evitando tanto l'aneddotica quanto le ricostruzioni ideologiche, per restituire un quadro storico lucido e complesso. Il volume decostruisce infatti molte delle narrazioni cristallizzate attorno ai quattro principali tentativi di attentato: quello attribuito a Tito Zaniboni nel novembre 1925, e i tre episodi del 1926 che videro protagonisti Violet Gibson, Gino Lucetti e il giovane Anteo Zamboni.

  L'analisi del caso Zaniboni è particolarmente rivelatrice dell'approccio adottato da Franzinelli. L'autore smonta con argomentazioni documentate l'ipotesi di un attentato concreto, mostrando come le prove a carico del deputato socialista fossero inconsistenti, se non costruite ad arte. Zaniboni emerge non come un militante rivoluzionario determinato, ma come un personaggio fragile, la cui adesione a un progetto eversivo appare più motivata da pulsioni personali e disorientamenti esistenziali che da una chiara progettualità politica. In questo senso, Franzinelli invita a riconsiderare criticamente la genesi del caso, restituendogli la dimensione di strumento di legittimazione per l'inasprimento repressivo da parte del regime.

  Gli attentati del 1926, che coinvolgono personaggi assai diversi tra loro – dalla mistica irlandese Gibson all'anarchico Lucetti fino al diciassettenne Zamboni – sono analizzati in tutta la loro eterogeneità, non solo sul piano operativo ma anche in termini di ricezione pubblica e strumentalizzazione politica. L'episodio dell'attentato della Gibson, per esempio, viene ricollocato nella sua effettiva marginalità cospirativa: nessun legame concreto con l'antifascismo organizzato, nonostante gli sforzi del regime di suggerire un complotto internazionale. Il tentativo di omicidio compiuto da Lucetti, al contrario, presenta una struttura più definita dal punto di vista della pianificazione, ma è ugualmente destinato al fallimento, non solo tecnico ma anche simbolico. In entrambi i casi, la reazione del regime è tempestiva e orchestrata con finezza propagandistica: la figura del Duce "miracolosamente scampato" diviene parte integrante del culto personale e della legittimazione del potere.

  Di particolare rilievo è il capitolo dedicato ad Anteo Zamboni, che offre una riflessione densa sull'uso politico dell'attentato fallito di Bologna (31 ottobre 1926), costato la vita al giovane attentatore, linciato sul posto da squadristi e autorità. L'uccisione di Zamboni e la rappresentazione immediatamente forzata del gesto come espressione di una cospirazione antifascista organizzata costituiscono il presupposto per l'adozione delle cosiddette "leggi fascistissime". Franzinelli dimostra come la strumentalizzazione del tentato regicidio servì da innesco per una svolta decisiva verso lo Stato totalitario: la soppressione dei partiti, la reintroduzione della pena capitale per reati politici, la creazione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato e un ulteriore irrigidimento del controllo poliziesco. Il tutto in un quadro di crescente manipolazione dell'opinione pubblica attraverso la censura e l'uso monopolistico dei media.

  Lungi dall'essere episodi isolati o meri atti di disperazione individuale, questi attentati – comunque inefficaci sul piano pratico – furono catalizzatori essenziali della svolta autoritaria. Il paradosso centrale del libro, che Franzinelli esplora con efficacia, è che i tentativi di eliminare il Duce non solo fallirono nell'obiettivo immediato, ma contribuirono a rafforzarne il potere, offrendo a Mussolini l'occasione per legittimare la progressiva erosione delle libertà costituzionali e la repressione sistematica del dissenso.

  L'opera si inserisce in maniera coerente nel corpus già ampio dei lavori di Franzinelli sul fascismo e sulla repressione politica in Italia. "Colpire Mussolini" si concentra su un momento fondativo della dittatura, offrendo un'analisi che va ben oltre la cronaca degli eventi per interrogare le modalità con cui un regime riesce a trasformare minacce esterne in strumenti di rafforzamento interno. In tal senso, la riflessione che chiude il volume – sull'ambigua efficacia dei gesti individuali di resistenza violenta nei confronti di poteri totalitari – assume una valenza che travalica il contesto storico analizzato, interrogando il presente e i rischi connessi alla delegittimazione della democrazia in contesti di crisi.

  La lezione che scaturisce dal volume – sull'ambivalenza degli atti eversivi e sulla capacità dei regimi di farne strumento di rafforzamento – risuona con inquietante attualità nel panorama politico contemporaneo.

La Redazione

20 ottobre 2025