Lotta Comunista. Annata 2021 Stampa E-mail

Aa. Vv.

Lotta Comunista
Annata 2021


Edizioni Lotta comunista, pagg.762, € 15,00

 

aavv lottacomunista2021  Questo volume offre l'utile opportunità di ripercorrere i principali eventi delle politica internazionale accaduti nel 2021 attraverso la lettura dei documentati articoli pubblicati sulle colonne del mensile "lotta comunista".

  Nicola Capelluto scrive che la pandemia funge da "acceleratore della transizione energetica, in modo diretto e in modo indiretto. In modo diretto, perché la colossale mobilitazione di risorse con la quale le grandi economie hanno risposto all'invasione del Covid-19, in condizioni di bassi tassi d'interesse, sarà indirizzata in buona parte nell'investimento energetico e nei settori tecnologici collegati alla motorizzazione elettrica. In modo indiretto, perché la strage di vite provocata dalla pandemia negli Stati Uniti è stata uno dei fattori della caduta di Donald Trump e della vittoria di Joe Biden, che riporterà l'America all'Accordo del 2015 sul cambiamento climatico".

  Nell'articolo non firmato apparso in apertura del fascicolo di febbraio 2021 con il titolo "Squilibrio italiano e vincolo europeo", si sottolinea come sia regolarità politica da oltre mezzo secolo "il fatto che una via d'uscita dallo squilibrio italiano non può basarsi sulle sole forze italiane", ma deve inevitabilmente contemplare il vincolo esterno, "ossia la correlazione di forze tra Torino, Milano e Roma non è più sufficiente: essa deve comprendere Bruxelles e Francoforte – i poteri europei – nonché Parigi e Berlino, le forze trainanti dell'asse franco-tedesco".

  La nascita del governo Draghi viene letta, sulle colonne di "Lotta comunista", come "un segnale della profondità della crisi politica italiana, le cui fragilità vecchie e nuove subiscono l'urto della collisione esterna "veicolata" dal virus, ma al tempo stesso anche las conferma di una regolarità politica trentennale".

  I primi passi mossi dall'amministrazione Biden sul terreno della politica commerciale sono visti in continuità con l'America First di Trump.

  Un'interessante analisi di Gianluca De Simone è dedicata al Congo, un Paese ricco di risorse minerarie in virtù delle quale ha assolto "un ruolo strategico in due conflitti mondiali imperialistici". "Il Congo, cuore d'Africa – spiega De Simone -, vede in Kinshasa una delle maggiori metropoli mondiali, con una popolazione stimata attorno ai 17 milioni di abitanti. Ha un PIL di una cinquantina di miliardi di dollari, meno di 200 pro capite, che lo rende uno dei paesi più poveri al mondo. Il suo collasso politico ed economico, a partire dagli anni '90, lo ha fatto rientrare nella categoria dei cosiddetti «Stati falliti», rispecchiando per molti aspetti la crisi profonda del suo processo di transizione dagli assetti statali, fragili, ereditati dal colonialismo belga".

  Lo stesso De Simone si occupa anche della "questione uigura", che "potrebbe essere giocata nella contesa sino-americana e dall'affermazione della potenza turca".

  Nella contesa imperialistica, spiega Federico Dalvit, rientra ormai apertamente la politica climatica: "La UE, trainata dall'accelerazione tedesca, si è fissata obiettivi che impongono ritmi serrati all'industria continentale: la neutralità climatica entro il 2050 e, come tappa intermedia, una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto al 1990". Questo, tuttavia, potrebbe rivelarsi penalizzante per l'UE "rispetto a potenze che non adottano vincoli climatici altrettanto ambiziosi".

  Riguardo all'emergenza legata al Sars-CoV-2, Marco Boschetti sottolinea "le sconfitte subite sul fronte della prevenzione e della gestione della pandemia", pur riconoscendo lo "straordinario risultato scientifico raggiunto con lo sviluppo di vaccini efficaci in meno di un anno e gli innegabili successi organizzativi della campagna vaccinale nei paesi più industrializzati".

  Nella serie di articoli dedicati alla "battaglia mondiale dell'automobile", Franco Palumberi evidenzia il ruolo sempre più rilevante esercitato dall'elettronica e dalle tecnologie ICT (tecnologie dell'informazione e della comunicazione) nel settore automobilistico: "La rivoluzione elettronica delle auto avrà un impatto su tutta la catena di fornitori di componenti per auto. La pubblicità televisiva ci fa vedere bambini felici che corrono sui prati e respirano aria pulita, ma non ci dice quanti dei loro genitori stanno già perdendo il posto di lavoro".

  C'è anche una "battaglia mondiale dell'acciaio" di cui si occupa Piero Nardini, il quale spiega che il settore siderurgico - caratterizzato da un elevato "livello di concorrenza e conflittualità giocando sul terreno della concentrazione, della qualità degli acciai e anche su tipi di produzione "più rispettosi dell'ambiente" – ha nell'India "il terzo produttore mondiale dopo Cina e UE, superando gli USA e il Giappone".

  "La battaglia delle telecomunicazioni" è oggetto dell'analisi di Bruno Ferroglio.

  Secondo Guido La Barbera, la sconfitta subita dagli USA e dalla NATO in Afghanistan "si profila come un vero e proprio spartiacque nel ciclo del declino atlantico" e va annoverata tra quegli eventi "che lasciano un segno nella storia, per come imprimono una svolta alla contesa di potenza o per come riassumono in modo repentino, quasi come un precipitato chimico, tendenze profonde operanti da tempo". D'altra parte, sussiste "un legame oggettivo, tra le crisi regionali e i diversi scacchieri strategici; infatti il ritiro innesca una dinamica che colpisce a Ovest, nella direttrice verso il Golfo Persico, il partner indiano che gli USA vorrebbero ingaggiare a Est, nella strategia dell'Indo-Pacifico. Nel dibattito a New Delhi, le riserve sulla concezione americana dell'Indo-Pacifico battevano proprio qui; si rimarcavano gli interessi verso l'Oceano Indiano e il Golfo Persico, nel nesso con gli equilibri centroasiatici, che non trovavano riscontro nella dottrina americana".

  La figura del belga Henri de Man, nato nel 1885 ad Anversa e più volte ministro, è al centro dell'analisi di Giovanni Poggi, il quale mostra il distacco di de Man dal marxismo e "la successiva collaborazione con il nazismo" durante l'occupazione del Belgio. Egli elaborò un Piano "basato sulla nazionalizzazione delle banche, che avrebbe permesso un'economia mista in tutti i settori, con riassorbimento della disoccupazione e denaro più abbondante in circolazione".