Lotta comunista 2022 Stampa E-mail

Aa. Vv.

Lotta comunista 2022

Edizioni Lotta comunista, pagg.750, € 15,00

 

aavv lottacomunista2022  Il 2022 è stato un anno di grandi cambiamenti e significativi avvenimenti nella politica internazionale, con la crisi in Ucraina che ha scosso il mondo e ha attirato l'attenzione di mezzi di informazione e degli osservatori internazionali. In particolare, l'"operazione militare speciale" russa in Ucraina ha suscitato preoccupazioni e ha avuto ripercussioni su scala globale.

  Il mensile "lotta comunista" si è distinto per la sua copertura dettagliata e approfondita degli eventi politici e militari del 2022, fornendo ai lettori una panoramica completa e accurata delle ultime notizie e sviluppi in Ucraina e nel mondo. Il volume che raccoglie tutti gli articoli pubblicati durante l'anno offre un'analisi approfondita e documentata di quanto accaduto, con una cronologia dettagliata e un indice dei nomi e dei temi trattati.

  In particolare, l'"operazione militare speciale" russa in Ucraina ha sollevato interrogativi sulla sua legittimità e sulle motivazioni del governo russo, che ha optato per una soluzione militare a una crisi che avrebbe potuto essere risolta attraverso il dialogo e la diplomazia. Le conseguenze di questa azione militare si sono fatte sentire non solo sulla popolazione ucraina, ma anche sulle relazioni internazionali e sulle alleanze politiche tra i vari Paesi.

  Il volume del periodico "lotta comunista" offre una prospettiva critica e diversificata sugli avvenimenti del 2022, esaminando non solo la situazione in Ucraina ma anche le implicazioni a livello globale. Gli articoli pubblicati riflettono una varietà di opinioni e punti di vista, offrendo ai lettori la possibilità di formulare le proprie valutazioni e opinioni sulla situazione politica internazionale.

  Renato Pastorino, nell'articolo di apertura del numero di marzo, definisce il conflitto in questi termini: "Una guerra di spartizione imperialista dichiarata, una guerra per ridefinire le rispettive sfere d'influenza. Uno scontro tra briganti, potenze di stazza continentale come la Russia, l'Europa, gli Stati Uniti e appena mezzo passo addietro la Cina con la sua mole gigantesca".

  Una "collisione esterna", secondo Giulio Conti, che "scuote Roma e l'imperialismo europeo sul piano politico, istituzionale, economico e ideologico" e mette in luce "con chiarezza anche tutto il potenziale imperialistico di cui la società europea è impregnata".

  Guido La Barbera ravvisa la "natura della guerra d'Ucraina" nella "crisi dell'ordine" tra le potenze imperialistiche "cui concorrono il declino relativo dell'Atlantico e l'ascesa dell'Asia". In tale "crisi dell'ordine", la Russia ha visto "un'occasione per riconquistare parte delle posizioni perse trent'anni fa nel crollo dell'URSS. Washington è insidiata da Pechino nel suo primato globale; colta di sopresa, non può accettare di essere sfidata nel ruolo di garante dell'ordine, anche a rischio di sospingere la Russia verso la Cina. L'Europa è presa in mezzo tanto nel confronto tra Washington e Pechino. La UE paga il suo ritardo nella federalizzazione della politica estera e di difesa: vincolata da un'asimmetrica unità transatlantica, cerca gli spazi per la sua autonomia strategica, ma è divisa tra l'asse renano che ha storici legami con la Russia, a partire dall'Ostpolitik tedesca, e l'Est Europa in prevalenza ostile a Mosca. Ciò favorisce il classico gioco americano volto a ostacolare la relazione tra Europa e Russia, e anche confluisce nelle pressioni che washington esercita sulla UE per condizionarne la relazione con la Cina".

  A dispetto della visione corrente che vuole l'Ucraina divisa "semplicemente in due", sul mensile si individuano ben quattro aree corrispondenti alle "direttrici dell'invasione russa": "a Ovest, la regione della Galizia e di Leopoli; a Est, da Kharkiv al Donbass, «la cintura della ruggine»; a Sud «Odessa e la Nuova Russia»; al centro «Kiev capitale mediana»".

  Per Donato Bianchi, il conflitto russo-ucraino "è solo la prima di una serie, che segnerà la nuova era nelle relazioni globali; tutte le potenze vi si preparano con aumenti colossali della spesa militare. La Germania ha stanziato d'un colpo 100 miliardi di euro, annunciando un cambio d'epoca. L'Unione Europea porterà al 2% del PIL la sua spesa bellica, altri 50 miliardi almeno. Il Giappone ha già deciso il raddoppio, da 50 a 100 miliardi di dollari. Se l'America passerà dal 3 al 4% del PIL, come vogliono alcune correnti, saranno altri 200 miliardi. La Cina pianifica per il 2035 una forza militare di stazza mondiale".

  A subire le conseguenze negative del conflitto russo-ucraino, stando a quanto riferito nel numero di aprile 2022 del giornale comunista, è anche l'Organizzazione mondiale del commercio, "da alcuni anni in stato semi-comatoso. Storico pilastro dell'ordine multilaterale forgiato da Washington nel secondo dopoguerra, il WTO soffre l'interrregno tra il declino atlantico e l'ascesa asiatica". La decisione presa, nel marzo 2022, da "USA, UE, Regno Unito, Giappone e Canada, insieme ad Australia, Nuova Zelanda, Sud Corea e altre nazioni esterne all'Unione" di non rispettare più "il principio di "non discriminazione" – regola fondamentale WTO – nei confronti delle merci russe" "rischia di ricadere sul WTO", rivelandosi "un colpo fatale" per la stessa organizzazione, come segnala William Reinsch del centro studi americano CSIS citato nell'articolo.

  Il tema delle sanzioni economiche "come complemento della forza militare e perfino come suo sostituto in un conflitto fra Stati" è preso in esame da Nicola Capelluto. "La forza economica di una potenza o di una colazione – spiega l'Autore – non esprime solo un potenziale di violenza, ma si esercita sulle relazioni di interdipendenza economica tra potenze rivali". "Gli atti di guerra economica contengono altrettanta violenza dei missili su Mariupol, Kharkiv, Odessa e Kiev. Guerra economica, riarmi, guerra guerreggiata sono fasi della guerra imperialistica".

  Armi della guerra economica, spiega Franco Palumberi (autore anche di una serie di articoli su "La battaglia mondiale dell'automobile"), sono il petrolio e il gas, che le amministrazioni Usa (democratiche e repubblicane) "utilizzano come strumenti di politica estera". "L'energia – aggiunge l'Autore – è sempre stata una componente della politica estera della contesa imperialistica mondiale, una componente ma non l'unica". Infatti, l'odierna partita dell'industria si disputa non soltanto nel campo energetico, "ma pure nella digitalizzazione e nell'industria 4.0".

  Il settore dei semiconduttori è al centro dell'analisi approfondita di Bruno Ferroglio, il quale rileva la leadership statunitense "nella progettazione dei chip e nella produzione di alcuni macchinari": "Oggi la metà dei ricavi complessivi dell'intero settore dei semiconduttori è appannaggio di gruppi insediati in USA, dove però viene materialmente fabbricato solo il 12% dei microchip. L'Europa ha il 9%, il resto della produzione è in Asia, compresa la Cina col suo 14%. La coreana Samsung e la taiwanese TSMC sono le uniche aziende in grado di produrre i chip di ultima generazione (cutting-edge), sotto il nodo tecnologico dei 7 nanometri (nm). L'americana Intel è vicina a questo traguardo".