Mussolini censore Stampa E-mail

Guido Bonsaver

Mussolini censore
Storie di letteratura, dissenso e ipocrisia

Laterza, pagg.246, € 18,00

 

bonsaver_mussolini  IL LIBRO – Il progetto fascista si proponeva di plasmare le opere e la volontà degli scrittori italiani. Dalla soppressione dell’opposizione liberale e socialista alla collaborazione più o meno genuina di sedicenti scrittori fascisti, dai rapporti con il Vaticano all’emergere delle politiche antisemite, il libro propone un viaggio originale nel Ventennio attraverso vicende spesso dimenticate della censura libraria. Al centro di ogni capitolo uno scrittore, un editore famoso o una storia particolarmente significativa: dal fascismo della ‘seconda ora’ di Brancati agli entusiasmi strumentali di Mondadori; dalla rabbiosa censura contro Sambadù, amore negro di Maria Volpi agli equilibrismi di Bompiani; dalle autocensure di Margherita Sarfatti alla barbarie delle leggi razziali. I concreti atti di protesta di personaggi come Piero Gobetti, Roberto Bracco e Benedetto Croce risaltano ancor maggiormente perché appaiono come picchi isolati in una distesa di piatto conformismo e di compromessi opportunistici.

  DAL TESTO – “Una volta al governo, Mussolini si preoccupò di creare le condizioni per una progressiva fascistizzazione della cultura italiana. Nel campo editoriale non erano tanto i libri a dargli pensiero quanto la stampa periodica. Non a caso, l'Ufficio stampa del ministero dell'Interno fu rapidamente posto sotto la direzione di un suo fedelissimo, Cesare Rossi e, per assicurargli completa libertà di manovra, nell'agosto 1923, venne spostato sotto il diretto controllo del Duce e due anni dopo ribattezzato Ufficio stampa del Capo del governo. Come sappiamo, Mussolini si servì di Cesare Rossi per agire entro e oltre la legalità. Il rapimento e l'uccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti fu l'episodio più violento e più avventato di questa deriva criminale, tanto che il governo stesso vacillò e Rossi si dette alla macchia portando con sé faldoni di documenti con i quali ricattare Mussolini se questi avesse deciso di fare di lui un capro espiatorio. Tuttavia, passata la crisi dell'estate 1924, come sappiamo, il governo non cadde; anzi, Mussolini riuscì a volgere la crisi a suo favore spingendo l'Italia verso la dittatura. Da qui l'introduzione delle nefaste «leggi fascistissime» con le quali il governo impose il bavaglio all'opposizione politica nonché ai mezzi d'informazione. Non fu però una rivoluzione come lo squadrismo avrebbe desiderato. O, meglio, non fu solo attraverso la violenza squadristica che Mussolini raggiunse i propri obiettivi. Onde evitare una presunta degenerazione del dibattito politico, il governo promulgò una serie di leggi che fornivano poteri draconiani ai prefetti, dando loro la possibilità di arrestare cittadini e sospendere attività a monte del coinvolgimento della magistratura. La facilità con cui Vittorio Emanuele III firmò tali decreti e l'efficienza con cui i prefetti assolsero i propri compiti sono di per sé segno evidente dell'ampio consenso su cui il giovane presidente del Consiglio Benito Mussolini poteva già contare. Con il Testo unico di pubblica sicurezza, introdotto nel novembre 1926, lo svuotamento dei diritti democratici nell'Italia liberale fu pressoché completo.”

  L’AUTORE – Guido Bonsaver è professore di Storia della cultura italiana all’Università di Oxford e Fellow al Pembroke College. I suoi interessi di ricerca ruotano attorno al rapporto tra narrativa e storia politica. È autore in lingua inglese di Censorship and Literature in Fascist Italy (Toronto 2007, premiato dall’American Association for Italian Studies come miglior volume sull’Italia del 2007). In italiano ha recentemente pubblicato Elio Vittorini. Letteratura in tensione (Firenze 2008) e Vita e omicidio di Gaetano Pilati: 1881-1925 (Firenze 2010).

   INDICE DELL’OPERA – Introduzione – Ringraziamenti - Parte prima. Censura e consenso - 1. L’opposizione da sopprimere – 2. Fascisti della seconda ora - 3. L’editoria, a noi - 4. Scrittori licenziosi - Parte seconda. Centralizzazione: 1934-1938 - 5. L’uomo nero in copertina - 6. Dissenso, ma non troppo - 7. Teatro, manganello e acquasantiera - 8. Fascisti delusi - Parte terza. Antisemitismo e censura di guerra: 1939-1943 - 9. Bonifiche librarie - 10. Donne fuori posto - 11. Discriminazioni «ad personam» - 12. Ultime prove di censura – Conclusione – Note - Bibliografia dei testi citati sottoposti a divieto, censura o sequestro - Bibliografia essenziale - Referenze iconografiche - Indice dei nomi