Bordelli torinesi Stampa E-mail

Massimo Centini

Bordelli torinesi
Quando le case chiuse erano aperte

Editrice Il Punto, pagg.336, € 15,00

 

centini_bordelli  IL LIBRO – Una raccolta di notizie che ci aiuta a guardare limpidamente uno tra i volti meno noti della storia minima di una città che, per quantità e qualità, di bordelli certo non era seconda a nessuna. Un viaggio documentato sul fenomeno della prostituzione al tempo in cui le case chiuse erano aperte. Documenti d'archivio che ci riportano leggi e regole d'altri tempi, si intersecano con le testimonianze di chi la realtà dei casini torinesi l'ha vissuta intensamente. Risultato di una lunga ricerca, questo volume, arricchito da un notevole apparato iconografico, ci racconta un pezzo di storia piemontese, avendo come perno centrale la casa chiusa, ma con un costante riferimento alla società, a tutte le persone, non solo a chi vende e chi acquista.

  DAL TESTO – “Anche a Torino era giunta la longa manus di Cesare Albino Bianchi, detto il "Cremonese", che aveva saputo fare della proituzione consentita dallo Stato un grande mercato: in continuo movimento tra Roma, Parigi, Tunisi, Tangeri e Casablanca, aveva fondato alcune "case" ben presto divenute tra le più note d'Italia. Gli storici dei casini lo ricordano come "uno dei più potenti tenutari dell'Italia Settentrionale", che seppe mantenere buoni rapporti con i colleghi attivi in tutto il territorio nazionale. La sua attività per certi aspetti somigliava a una sorta di franchising del meretricio: in alcune case era socio di maggioranza e aveva allacciato rapporti di stretta collaborazione con altre, allora considerate le più "in vista" per "ulteriori intrecci imprenditoriali", tra queste figuravano "il Raffaello e il Michelangelo di Torino". Non abbiamo però notizie sulle modalità dei successivi "intrecci", che, se vi furono, non hanno lasciato traccia negli archivi da noi consultati.”

  L’AUTORE – Massimo Centini (1955), laureato in Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Ha lavorato a contratto con Università e Musei italiani e stranieri. Tra le attività più recenti: a contratto nella sezione « Arte etnografica » del Museo di Scienze Naturali di Bergamo; ha insegnato Antropologia Culturale all’Istituto di design di Bolzano. Ha condotto numerosi studi di antropologia dell’arte. Attualmente collabora con l’Università Popolare di Torino dove è titolare della cattedra di Antropologia Culturale; insegna «Storia dell’antropologia criminale» ai master di Criminologia organizzati dal «Santo Spirito» di Roma e ai corsi organizzati da MUA – Movimento Universitario Altoatesino – di Bolzano. Scrive su Avvenire, TuttoScienze de La Stampa e collabora con Radio Rai.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione - Premessa - La prostituta, la società e la storia - Dal lupanare alla casa chiusa – Si fa presto a dire puttana - Quando a Torino le case chiuse erano aperte - A norma di legge - Lombroso, la scienza del crimine e la prostituta - Tariffe e regole - Appendici - Bibliografia - Fonti e Leggi