Massime e riflessioni Stampa E-mail

Johann Wolfgang Goethe

Massime e riflessioni

Bur, pagg.256, € 10,00

 

goethe_massime  IL LIBRO – Luoghi di altissima concentrazione del pensiero goethiano, le Massime appaiono come vette dalle quali si dominano ampi tratti dell’esperienza umana. Ma sono anche il sofferto diario di vita, di lavoro e di lotta di un grandissimo artista e moralista, che vuole consolare, insegnare e incitare. Così queste pagine, frammentarie ma unificate dalla personalità del grande poeta tedesco, elevano l’occasione a legge, il contingente a necessità, l’effimero a eterno e, attraverso la grande luce ideale che le illumina, riflettono nelle loro sfaccettature lo splendore del multiforme genio goethiano.

  DAL TESTO – “708. Invece l'uomo sta così in alto, che in lui si presenta ciò che altrimenti non si può presentare. Che cos'è mai una corda e ogni partizione meccanica di essa rispetto all'orecchio del musicista? Si può anzi dire: che cosa sono i fenomeni elementari della natura stessa rispetto all'uomo, che deve prima domarli e modificarli tutti per poterli in qualche modo assimilare?

  “709. A un esperimento si chiede troppo se esso deve far tutto. Ma una volta si poteva produrre l'elettricità solo per mezzo dello sfregamento, mentre ora basta un semplice contatto per produrne la massima manifestazione.

  “710. Come non si contesterà mai alla lingua francese il privilegio di fungere da raffinata lingua di corte e lingua universale, che sempre più si perfeziona e si evolve, così a nessuno verrà in mente di considerare dappoco il merito che i matematici, nel trattare nel loro linguaggio le questioni più importanti, si acquistano nel mondo, riuscendo a regolare, determinare e decidere tutto ciò che nel senso più alto è sottoposto al numero e alla misura.”

  L’AUTORE – Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), o del genio assoluto. Una delle massime figure della cultura occidentale, l’emblema dell’intellettuale eclettico. Studiò tutto, dalla medicina al disegno, dall’alchimia alle lingue straniere, dalla mineralogia all’ottica, e queste conoscenze gli permisero di produrre un’opera universale come il Faust. Fu illuminista e irrazionalista, utopista e pessimista e narrò I dolori del giovane Werther. Nel 1808 incontrò Napoleone. Raccontò le storie del mondo (Viaggio in Italia). E al centro di tutto, sempre, l’uomo.

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione, di Sossio Giametta - Massime e riflessioni - Dalle «Affinità elettive». 1809 (Diario di Ottilie) - Da «Kunst und Alterthum». Terzo fascicolo del primo volume. 1818 (Ingenuità e umorismo) - Da «Kunst und Alterthum». Terzo fascicolo del secondo volume. 1820 (Alcune cose degnissime di riflessione) - Da «Kunst und Alterthum». Primo fascicolo del terzo volume. 1821 (Cose proprie e appropriate in sentenze) - Da «Kunst und Alterthum». Secondo fascicolo del quarto volume. 1823 (Cose proprie e appropriate) - Da «Kunst und Alterthum». Primo fascicolo del quinto volume. 1824 (Detti sparsi) - Da «Kunst und Alterthum». Secondo fascicolo del quinto volume. 1815 (Detti sparsi) - Da «Kunst und Alterthum». Terzo fascicolo del quinto volume. 1826 (Detti sparsi) - Da «Kunst und Alterthum». Primo fascicolo del sesto volume. 1827 - Dai Quaderni di morfologia. Quarto quaderno del primo volume - Dai Quaderni di storia naturale. Primo fascicolo del secondo volume 1823 (Cose più vecchie, quasi invecchiate) - Da Gli anni di peregrinazione di Guglielmo Meister (Considerazioni nel senso dei viandanti. Arte, etica, natura) - Da Gli anni di peregrinazione di Guglielmo Meister. 1829 (Dall'archivio di Macaria) - Dagli scritti postumi (Su letteratura e vita) - Dagli scritti postumi (Sull'arte e sulla storia dell'arte). (Aforismi per rincuorare amici e nemici) - Dagli scritti postumi (Su natura e scienza naturale) - Dagli scritti postumi (Schizzi, cose dubbie e incompiute) - Spigolature dagli scritti postumi - Massime e riflessioni non ancora contenute nell'edizione di Hecker – I. Dalla teoria dei colori (1810). Parte prima, storica, sezione terza del secondo volume – II. Spigolature da «Su arte e antichità»