I mastini della terra Stampa E-mail

Paolo Di Motoli

I mastini della terra
La destra israeliana dalle origini all'egemonia

l’Ornitorinco Edizioni, pagg.367, € 20,00

 

dimotoli_mastini  IL LIBRO – Quando Menachem Begin vinse le elezioni del 17 maggio 1977 la storia di Israele giunse ad una svolta epocale. Per la prima volta una coalizione di destra (il Likud) avrebbe governato il paese rompendo tre decadi di potere laburista e inaugurando un’egemonia che, specie sulla questione dei confini dello stato, dura ancora oggi. La destra israeliana iniziò così a sollevare le curiosità degli studiosi anche fuori dallo stato di Israele. Questo moltiplicò in maniera esponenziale i rari studi esistenti in materia, contribuendo ad una migliore conoscenza delle matrici ideologiche del movimento che governava Israele e che tanto doveva al nazionalismo di stampo europeo.
  Il padre ispiratore di Menachem Begin e del partito che oggi si chiama Likud è Vladimir Zeev Jabotinsky fondatore del sionismo revisionista nel 1925. Questo poliedrico personaggio era un grande agitatore politico, fervente nazionalista, anticomunista e molto legato al culto delle parate militari e alla tradizione. La sua morte, nel 1940, non gli consentì di vedere la nascita dello stato di Israele e i suoi “seguaci” rimasero per anni ghettizzati dalle istituzioni politiche israeliane governate dai socialisti di Ben Gurion. Il piccolo partito, che raccoglieva l’eredita del militarismo jabotinskiano e la visione di un “grande Israele”che si voleva esteso su ambedue le rive del fiume Giordano, si chiamava Herut, in ebraico libertà ed era guidato da Menachem Begin. Questi era l’ex comandante dell’Irgun un gruppo militare considerato dagli inglesi terrorista. In anni di opposizione e di battaglie politiche Begin diede forza a quelle idee che dalla fine degli anni ’70 diventarono egemoni nel paese. Grazie alla sagacia di un giovane generale di nome Ariel Sharon si fondò una coalizione che riuscì a battere “l’allineamento laburista”.
  Dopo Begin i leader della destra israeliana furono il falco Yitzhak Shamir, il giovane Benyamin Netanyahu e il vecchio generale Ariel Sharon. La storia di questa parte politica e dei suoi leader è poco conosciuta e studiata ma aiuta a comprendere le continue tensioni della politica israeliana e la difficoltà per ogni primo ministro di “ritirarsi” da “Eretz Israel” consegnando “terra ebraica” al nemico palestinese.

  DAL TESTO – “Nel gruppo Stern si voleva organizzare la rivolta contro i britannici ad ogni costo. Anche negli anni in cui gli inglesi si trovavano a fronteggiare le potenze dell'Asse e tutto il movimento sionista, compreso il Revisionismo ufficiale, decise di collaborare militarmente con Londra, Stern si ostinò a vedere negli inglesi il nemico principale ignorando il violento antisemitismo dei nazifascisti. Si tentò, quindi, di collaborare con "il nemico del nostro nemico", distanziandosi così anche dalla destra più radicale in ambito revisionista. Dopo la sua espulsione dall'università di Gerusalemme negli anni Trenta, Stern si recò a studiare a Firenze e rimase impressionato dal regime di Mussolini, che avallò la legislazione antiebraica solo nel 1938. Molti esponenti in vista del regime avevano origini ebraiche come Gino Arias, Giorgio Del Vecchio, Giorgio Mortara, Margherita Sarfatti, Gino Olivetti e il ministro delle finanze (dal '32) Guido Jung. Il duce stesso guardava a Jabotinsky come a un fascista ebreo. Le simpatie iniziali tra Mussolini e alcune cerchie revisioniste consentì a Stern di stabilire dei contatti con il consolato italiano a Gerusalemme, sul finire degli anni Trenta, nonostante la nuova legislazione antiebraica. Stern sperava di ottenere un appoggio dagli italiani per espellere i britannici dalla Palestina. Il nuovo stato ebraico, che sarebbe sorto dopo la cacciata degli imperialisti anglosassoni, avrebbe avuto una struttura corporativa e sarebbe stato un satellite delle potenze dell'Asse. Gerusalemme stessa sarebbe passata sotto il controllo del Vaticano con l'eccezione dei luoghi santi ebraici. Quando l'Italia apparve sulla via della sconfitta, Stern non esitò a tentare di ottenere l'assistenza dei nazisti sempre per liberarsi degli inglesi come fecero molti altri paesi del Terzo Mondo e del Medio Oriente per sfuggire al giogo coloniale.”

  L’AUTORE – Paolo Di Motoli (Torino, 1971) è dottore di ricerca in Studi Politici. Ha svolto attività di ricerca presso l'Università di Torino sulla destra nazionalista in Israele e sui musulmani in Europa. È autore di Morire per Gerusalemme e La destra sionista. Ha pubblicato numerosi saggi per riviste come "Teoria Politica", "Passato e Presente", "Limes", "Clio", "Il Ponte", "Religioni e società".

  INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Sergio Romano - Introduzione - Capitolo primo. Il fondatore: Vladimir Jabotinsky (1. L'elaborazione del sionismo revisionista - 2. Il Monismo revisionista - 3. L'arbitrato nazionale e la concezione dello stato - 4. Legionismo, militarismo e autodifesa ebraica - 5. Il problema arabo e la dottrina del Muro di ferro - 6. L'oppositore intransigente e il capo di partito - 7. La natura di Israele: la negazione dell'oriente - 8. La generazione della svolta - 9. La galassia estremista: il Brit Habirionim - 10. L'emancipazione del Betar) - Capitolo secondo. I rivoltosi e il loro leader: Menachem Begin (1. L'organizzazione per combattere: dal Betar all'Irgun Zvai Leumi" - 2. Rivolta permanente, nazionalismo e messianismo: l'ideologia estrema del Lehi - 3. Un nuovo leader: Menachem Begin - 4. Menachem Begin e la rivolta ebraica - 5. I "nemici del popolo ebraico") - Capitolo terzo. Un partito politico: Herut, la destra israeliana (1. La nascita di Herut: il catalizzatore della tradizione revisionista - 2. Il partito di un uomo solo - 3. I confini di Israele per la destra: passato e presente - 4. La battaglia di Herut contro le riparazioni tedesche - 5. I clandestini alla destra di Herut - 6. Verso la legittimazione - 7. Gahal - 8. L'entrata nel governo di unità nazionale e la Guerra dei Sei Giorni - 9. Dal governo all'opposizione) - Capitolo quarto. Il Likud una coalizione vincente di nazionalisti (1. La nascita del Likud - 2. L'erosione del laburismo come fattore di cambiamento - 3. Il primo governo del Likud - 4. Il legame con i gruppi religiosi - 5. La pace con l'Egitto - 6. L'autonomia di Begin e la scissione dell'estrema destra - 7. Una politica estera offensiva: "la guerra per scelta" - 8. L'economia) - Capitolo quinto. Un partito e i suoi protagonisti (1. Il secondo governo Begin - 2. Dal Golan al Libano - 3. Il Likud di Yitzhak Shamir - 4. L'era Netanyahu - 5. Un neoconservatore israeliano - 6. Il pragmatismo di Ariel Sharon) - Capitolo sesto. Vecchie e nuove ideologie a confronto (1. Un tentativo di definizione - 2. La Terra di Israele - 3. I miti e gli eroi tragici del revisionismo - 4. Forza e diritto: una politica di potenza - 5. I nemici esterni e interni - 6. L'eterno ritorno dell'Olocausto - 7. Quel che resta dell'ideologia) - Conclusioni - Bibliografia - Indice dei nomi