Firenze. Giugno-agosto 1944 Stampa E-mail

Paolo Paoletti

Firenze. Giugno-agosto 1944
Una liberazione a caro prezzo

Edizioni Agemina, pagg.424, € 24,00

 

paoletti_firenze  IL LIBRO – L’autore riscrive quella pagina di storia fiorentina che va dal giugno all’agosto 1944, dal mese delle decisioni a quello delle distruzioni e delle vittime. Non un nuovo libro sulla Liberazione ma un libro nuovo e sconvolgente in quanto basato su fonti inglesi, americane, canadesi, indiane, neozelandesi, sudafricane e tedesche.
  Un libro scomodo perché si rifà alle fonti cancellate dalla vulgata, un libro che pone soprattutto domande: fu davvero inevitabile il passaggio del fronte attraverso la città? Si poteva salvare la città dalle distruzioni della guerra? La guerra dentro quel museo all’aperto che era  Firenze fu un ineluttabile destino, come lo è un terremoto o un ciclone? Oppure come ogni sciagura umana fu una scelta insana fatta da politici e militari? Il 30 luglio, Alexander lanciò un volantino in cui invitava i fiorentini a “salvare i ponti”: ottenne quello che voleva evitare. Per quale somma di errori a Firenze si arrivò alla tragica realtà delle guerra di tutti contro tutti?
  A 65 anni dai fatti è arrivato il momento di riflettere sul nostro recente passato. Se gli Alleati avessero riconosciuto Firenze città aperta o, se più semplicemente avessero compiuto una manovra aggirante, per costringere i tedeschi a ritirarsi, come fecero i francesi a Siena, la nostra città sarebbe uscita dalla bufera della guerra con i soli scempi causati dai cinque bombardamenti aerei americani?
  Purtroppo la scelta del comandante in capo delle truppe alleate in Italia, maresciallo H. R. Alexander, andò contro i suggerimenti di Londra e puntò su Firenze, l’unica città con i suoi sei ponti intatti sull’Arno.
  L’unica città italiana che aveva raddoppiato i suoi abitanti grazie alle dichiarazione tedesca di città aperta, l’unica città italiana dove gli occupanti protessero le opere d’arte inamovibili (cappella Brancacci) e, secondo i liberatori, lasciarono 22 giorni di scorte alimentari. Se Churchill scrisse che “I neozelandesi costrinsero i tedeschi a ripiegare attraverso Firenze”, se gli storici angloamericani hanno affermato che Kesselring cercò di danneggiare Firenze il meno possibile, perché la vulgata fiorentina afferma il contrario? Il C.T.L.N. combatté tutte le soluzioni pacifiche e indolori per salvare Firenze in perfetta sintonia con i fascisti, tutti e due decisi a vendicarsi tra le mura cittadine.
  Così Firenze fu il primo palcoscenico dei franchi tiratori, che avevano fatto le prove generali alle cave di Maiano e porteranno in giro per l’Italia il loro spettacolo di morte.

  DAL TESTO – “Qualsiasi ambiente abbandonato, un fondo, un garage, un magazzino o appartamento poteva essere il nascondiglio del franchi tiratori. Le macerie di tutti i palazzi colpiti dai bombardamenti, non solo quelli prossimi alla linea ferroviaria tra S. Maria Novella e Campo di Marte, furono ottimi punti di fuoco per questi giovani fascisti che vissero in isolamento gli ultimi giorni della loro vita. A differenza della cellula gappista che arrivava ad un massimo di 6 unità, perché per organizzare agguati o attentati occorrevano gli addetti ai pedinamenti, alla raccolta delle informazioni e gli esecutori materiali, il franco tiratore per la sua sicurezza necessitava della massima libertà di movimento e se si era organizzato (creando una rete di depositi di armi, munizioni e viveri) non aveva bisogno di molti sostegni esterni. Ecco perché il franco tiratore era spesso un solitario o agiva in coppia o al massimo in tre, di modo che quando il primo cominciava a sganciarsi il secondo controllava la situazione e così via.
  “La prima conseguenza dello "stato d'emergenza" fu dunque che i franchi tiratori di Oltrarno si installarono nelle zone sgomberate. I franchi tiratori si poterono così muovere liberamente nella zona delimitata dalle 'strade limite' a sud e a nord dell'Arno. Se si confronta la linea tracciata dalle strade fatte sgomberare sulle rive nord e sud dell'Arno si vedrà che coincide esattamente con i luoghi da cui spararono o furono segnalati i franchi tiratori. All'inizio i terroristi fascisti, che sparavano dal viale Petrarca o dal Conventino prossimo a piazza Tasso, sparavano sapendo di avere le spalle coperte e potevano resistere finché teneva la linea dei viali di circonvallazione: porta Romana-viale Petrarca-viale Aleardi-Viale R. Sanzio-piazza Taddeo Gaddi. Poi ripiegarono sulla seconda linea, più sicura, perché avevano il vuoto alle spalle; questa seguiva la linea via Romana-piazza Pitti-piazza S. Felice-via Mazzetta-piazza S. Spirito-via S. Agostino-via S. Monaca-piazza del Carmine. Un gruppo di franchi tiratori si muoveva tra via dell'Orto, via della Chiesa e il Conventino di piazza Tasso e piazza dei Nerli.”

  L’AUTORE – Paolo Paoletti, dal 1984 ricercatore negli archivi militari italiani e stranieri, ha limitato i suoi interessi agli anni 1943-45 e ha impostato il suo lavoro sulla scoperta e l’analisi delle fonti primarie, documentarie ed orali. Dopo aver portato in Italia a partire dal febbraio 1994 i fascicoli inglesi e americani sulle stragi naziste, che hanno spinto il Procuratore Militare di Roma Intelisano a cercare e trovare il cosiddetto ‘Armadio della vergogna’, si è occupato soprattutto di crimini di guerra nazisti. John Foot (“Fratture d’Italia”, Rizzoli, 2009) ha scritto di lui: “il suo metodo consiste nel prendere storie o versioni degli eventi ben radicate e nel cercare di distruggerle attraverso una rilettura dell’evidenza. Spesso questo comporta attacchi personali ad altri storici. I suoi libri assumono toni polemici, ma talvolta hanno anche il merito di dissotterrare nuove prove e di aprire dibattiti”. Tra le sue 29 opere ama ricordare “Firenze guerra ed alluvione”, Ed. Becocci,  Firenze,  1985 (3 edizioni), “Il Ponte a S. Trinita. Dalla distruzione nel 1944 al ritrovamento della testa della Primavera nel 1961”, Becocci Ed., 1987; “Firenze giorni di guerra. Testimonianze documenti e fotografie inedite”, Ponte alle Grazie, 1992; “S. Anna di Stazzema 1944: la strage impunita”, Mursia, Milano, 1998; “L’eccidio dei Limmari: un’operazione di terrorismo”, Comune di Roccaraso, 1999;  “1944 S. Miniato. Tutta la verità sulla strage”, Mursia, Milano, 2000;  “I traditi di Cefalonia. La vicenda della divisione Acqui 1943-1944” Fr. Frilli Ed., Genova, 3 edizioni (ISBN 88 87923- 92- 2), 2003;  “La strage di Fossoli, 12 luglio 1944”, Mursia, Milano, 2004: “Firenze agosto 1944. Alleati, C.T.L.N., partigiani e franchi tiratori nel mese più sanguinoso della storia fiorentina”, Ed. Agemina, Firenze 2004; “An art city at war: Florence 1943-1945”, Becocci Ed. 2004; “Il delitto Gentile: esecutori e mandanti” Le Lettere, Firenze 2005; “Cefalonia 1943; una verità inimmaginabile”. Franco Angeli. Milano, 2007; “Vallucciole, una strage dimenticata. La vendetta nazista e il silenzio sugli errori garibaldini”. Le lettere, Firenze 2009.

   INDICE DELL’OPERA – Dedica – Abbreviazioni – Introduzione – Capitolo I. Giugno 1944: come si arrivò alla battaglia tra le mura di Firenze: il ruolo degli Alleati e dei Tedeschi – Capitolo II. Giugno 1944: il mese delle decisioni che portarono alla battaglia tra le mura di Firenze. Il ruolo di fascisti e partigiani – Capitolo III. Luglio: il C.T.L.N. si prepara alla guerra civile – Capitolo IV. L’organizzazione dei franchi tiratori – Capitolo V. Tutti, esclusi i tedeschi, volevano combattere tra le mura del centro storico – Capitolo VI. La battaglia in Oltrarno – Capitolo VII. La battaglia di qua d’Arno – Capitolo VIII. Il governo del C.T.L.N.: miti e verità – Capitolo IX. La politica alleata verso i partigiani e la storiografia resistenziale sul contributo britannico – Capitolo X. I franchi tiratori tra il mito e la loro cattiva coscienza – Bibliografia – Appendice (toponomastica cittadina nel 1944) – Indice dei nomi