Il sacerdote a Roma Stampa E-mail

 Danielle Porte

Il sacerdote a Roma

Victrix Edizioni, pagg.310, € 24,00

porte sacerdote  IL LIBRO – Il sacerdote a Roma, è il sacerdos, letteralmente il «datore del sacro». Oggetto divino e tecnico degli dèi, egli assicura loro, in nome della Città, la parte di sacro che loro conviene. Egli mantiene i legami della comunità con l'aldilà, di cui interpreta le volontà e a cui presta servizio. Vestali, pontefici, aruspici scandiscono i ritmi della vita attraverso dei riti e delle cerimonie che Danielle Porte descrive a meraviglia, così come descrive tutti gli aspetti del mondo della religione. Propone così uno straordinario viaggio in una dimensione appassionante della civiltà latina.
  I sacerdoti sono in realtà "degli onesti funzionari, la cui funzione, lungi dall'essere insignificante, fa parte di un insieme accuratamente organizzato di cui essi hanno coscienza d'essere gli ingranaggi indispensabili; e contemporaneamente i sovrani, poiché l'interruzione, o anche l'inesattezza della loro funzione causerebbe la paralisi dei rapporti con gli dèi e potrebbe provocare la morte della comunità. Ogni depositario di una parte di sacro tiene nelle sue mani la vita e la morte di tutta la città. E il signore del Campidoglio e dell'intera religione, il Pontefice Massimo, si inchina lui stesso davanti alla sola autorità che possa chinare tutte le teste della Città e contrastare persino la volontà degli dèi: Roma, essa stessa dea, essa stessa sacra."

  DAL TESTO – "Se Roma teme e venera gli dèi che si è data, essa non gli accorda dimensioni cosmica o metafisica: tutto resta a livello umano. Gli dèi primitivi non sono altro che delle funzioni divinizzate, astratte, dunque, e limitate nella loro estensione, cosa che paralizza la nascita di favole sacre, di storie sante o di mitologia. D'altronde, il Romano, non avendo la mente poetica, non ne sente il bisogno: Dionigi d'Alicarnasso giunge fino a felicitarsi con Roma per aver saputo evitare le cosmogonie sanguinanti, gli amori indecenti e i crimini o le audaci empietà degli Olimpici. Se gli dèi greci amano, odiano, sfidano gli uomini o li proteggono, gli dèi romani ne sono incapaci: «Questi esseri, legati a un compito eternamente ripetuto, non possono essere concepiti come delle personalità concrete, dalla forma umana, con una volontà mutevole e cangiante»; a tal punto che Roma attenderà 170 anni per fabbricare la sua prima statua, e che Vesta, dea del Fuoco, non avrà mai una figurazione. Gli dèi non costituiscono che una collezione di gesti umani dotati di una potenza divina, una quintessenza di tutto ciò che compone la vita umana, agricoltura, nutrimento, amore, ecc. Ogni gesto dell'uomo, ogni secondo della sua vita dà nascita alla sua proiezione divina (ipostasi), la cui l'efficacia si limita a sorvegliare magicamente il gesto che gli corrisponde sulla terra. Così esiste una dea per proteggere il bambino che beve, e un'altra per il bambino che mangia; una dea per il bambino che esce, un'altra per il bambino che rientra: le si chiama rispettivamente Potina, Educa, Iterduca e Domiduca. Così occorre, per assicurare la crescita della spiga, una serie di minuscole entità divine: Proserpina, Nodutus, Volutina, Patelana, Hostilina, Flora, Lacturnus, Matuta, che vegliano a turno sulla venuta alla luce del grano, sulla formazione dei nodi dello stelo poi dei fasci delle foglie, sulla schiusa del suddetto fascio, il pareggiamento delle barbe della spiga, la formazione dei chicchi, il loro rigonfiamento lattiginoso, la loro maturazione..."
  "Soppesando bene ogni cosa, il sacerdote romano, almeno quello che può avvalersi del suo prestigio sacro per le cose di questo mondo, ci appare dotato di una potenza superiore a tutte le potenze riconosciute e strettamente limitate dei magistrati unicamente magistrati. Giocando sullo scrupolo religioso che ispirava tutta la condotta di Roma, sulla superstizione patologica per la quale il Romano sottoponeva ogni suo minimo gesto all'avallo divino, il sacerdote orientava a sua discrezione, al tempo stesso che a discrezione degli dèi, la vita quotidiana, giuridica, politica della comunità: a tal punto che la parola «Pontefice» è rimasta nel nostro linguaggio per designare il personaggio con indiscutibile autorità, la cui maestà sovrana si eleva ad un'altezza interdetta ai semplici mortali. Augusto, lui stesso elevato, innalzato, rispetto ai cittadini ordinari, onnipotente sul piano civile, non si considera veramente come signore del potere fino al giorno in cui la morte di Lepido gli conferisce, con il pontificato massimo, l'aura religiosa che corona la sua superiorità politica. Giulio Cesare considera lo stesso titolo come la chiave del potere personale: «D'ora in poi, nota Plutarco a proposito della sua investitura religiosa, farà fare al popolo tutto ciò vuole.»"

  L'AUTRICE – Danielle Porte (Grenoble, 1946), laureata in Lettere nel 1980, docente alla Sorbonne per 42 anni, Cavaliere delle Arti e delle Lettere, Cavaliere delle Palme Accademiche, ha approfondito i suoi studi su Ovidio, sulla religione, la letteratura e la storia di Roma. È autrice di un centinaio di articoli in varie riviste di storia e letteratura, oltre a numerosi capitoli di libri ed enciclopedie sui temi citati.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione (Il sacerdote, o i sacerdoti? - Il sacerdote romano e l'idea sacerdotale - Senso civico e spiritualità - L'uomo e il divino - Concezione romana della divinità - Il sacerdote-messaggero? - Il sacerdote-mago? - Il sacerdote nel secolo - L'uomo e l'atto sacro - Il sacerdote nella letteratura) - Capitolo Primo. I Tecnici degli dèi (Il contesto sacro - Rigore e perfezione - Lo strumento rituale - L'abbigliamento - Il gesto - La parola - La messa in scena - ...e i promemoria - Sacerdote e/o officiante) - Capitolo II. Cronistoria dei sacerdozi; organizzazione interna (La resistenza al progresso - I sacerdozi secondo gli storici - L'organizzazione gentilizia - I sacerdozi: questione politica - L'accesso al sacerdozio) - Capitolo III. Il sacerdote, oggetto divino (Il costume sacerdotale - Astensioni e tabù: il Flamen Dialis - Sacerdozio di vigilanza: le Vestali - Il Rex Sacrorum e l'atto sacralizzatore) - Capitolo IV. Il gesto rituale: i ritmi essenziali (Ritmi di guerra: la difesa del suolo - I Feziali – I Salii - Ritmi di pace: il terreno coltivato - Interventi isolati - Gli Arvali) - Capitolo V. La purità rituale (La preservazione della purezza - I Luperci - Le Vestali - La purità imposta - I Pontefici custodi della morale divina e umana - Pasti e Giochi: gli Epuloni) - Capitolo VI. La quotidianità religiosa (I Pontefici: guide, giudici, custodi - Il calendario - I libri - La consacrazione - Il diritto privato - I Quindecemviri Sacris Faciundis) - Capitolo VII. La volontà divina... (Prestigio della comunicazione con il divino - Prodigi e congiure - Gli Auguri - Gli Aruspici) - Capitolo VIII ...E la volontà umana: uomini degli dèi o uomini di Stato? (La religione sovrana - Un sapiente equilibrio - Il gioco distorto: obnuntiatio, instauratio - La dittatura pontificale - L'azione degli scribi - La costrizione e l'astuzia) - Conclusioni: Roma, unica dea - Riferimenti Cronologici - Partecipazione dei sacerdoti alla vita religiosa romana - Lessico - Bibliografia - Autori e opere citate - Indice