Diritto e diritti oltre la Manica Stampa E-mail

Claudio Martinelli

Diritto e diritti oltre la Manica
Perché gli inglesi amano tanto il loro sistema giuridico


il Mulino, pagg.344, € 30,00

martinelli manica  IL LIBRO – Privo di una Carta scritta, il diritto costituzionale inglese per secoli si è sviluppato con modalità peculiari. Quali sono le ragioni storiche, culturali e giuridiche alla base di questa specificità? Perché la Gran Bretagna, pur facendo parte da decenni dell'Unione europea, sembra sempre con un piede dentro e uno fuori dal processo di integrazione comunitaria? Il testo fonde in un racconto unitario i concetti basilari del moderno pensiero politico britannico con l'evoluzione del diritto e delle istituzioni nazionali, concentrandosi sulle modalità di affermazione dei diritti fondamentali 
nel passaggio dallo stato liberale a quello democratico.

  DAL TESTO – "L'assenza di una carta costituzionale, la tradizione della common law, il ruolo creativo del giudice, sono tutti elementi consueti su cui si innestano le innovazioni dell'età vittoriana, dando vita ad una stagione costellata di norme per quell'epoca estremamente all'avanguardia in Europa sul piano della protezione dei diritti individuali e collettivi.
  "E proprio la combinazione di questi elementi così eterogenei conferisce a questo processo un peculiare carattere negoziale. Intendo con ciò sottolineare, e ancora una volta ribadire, come il processo di riconoscimento dei diritti nel Regno Unito non ebbe, e appunto non avrebbe potuto avere, alcuna genesi traumatica, alcuna proclamazione astratta, alcun afflato universale. Al contrario, pienamente in linea con la storia dell'ordinamento britannico, questa accelerazione ha vissuto su una dimensione negoziale ed economicistica, su lotte concrete per conquistare un gradino alla volta. Certo, a queste lotte non sono state estranee le piazze e talvolta le violenze contrapposte hanno preso il sopravvento. Tuttavia, la tendenza fondamentale di quel tempo è andata nel senso di una istituzionalizzazione del conflitto sociale per il riconoscimento giuridico, step by step, di determinate posizioni. Ed è significativo notare, in questo quadro, lo stretto rapporto che intercorse in quegli anni tra vittoria del liberoscambismo, sia sul terreno del confronto tra le dottrine economiche che su quello più concretamente giuridico, ed espansione delle libertà sindacali e dei diritti legati alla condizione lavorativa e sociale.
  "La modernità del Regno Unito di metà Ottocento stava soprattutto lì: libero scambio e legislazione sociale si affermavano a scapito di alcune incrostazioni tradizionali come il protezionismo o la proprietà immobiliare (specialmente quella fondiaria, la cui eccessiva tutela rischiava di rendere immobile anche l'intera società), da una parte, e il classismo punitivo di stampo medievale, dall'altra. Così lo stato si apriva e favoriva gli interessi e le attività dei nuovi ceti emergenti, mostrando anche un buon grado di adattamento alle nuove situazioni sociali determinate dalla Rivoluzione industriale."

  L'AUTORE – Claudio Martinelli insegna Diritto pubblico comparato e Diritto parlamentare nell'Università di Milano-Bicocca. Tra i suoi libri segnaliamo: «Le immunità costituzionali nell'ordinamento italiano e nel diritto comparato» (Giuffrè, 2008) 
e «Le radici del costituzionalismo» (Giappichelli, 2011).

  INDICE DELL'OPERA – Premessa – Introduzione - I. La cultura giuridica inglese e la concezione dei diritti umani espressa dalla Rivoluzione francese (1. L'Inghilterra e la Rivoluzione francese - 2. Le radici della tradizione giuridica inglese - 3. Edmund Burke e l'affermazione della superiorità della via britannica al costituzionalismo - 4. Jeremy Bentham, ovvero i diritti ben piantati per terra) - II. Idee e movimenti alla base dell'«età del progresso» (1. L'età del progresso - 2. I nuovi assetti economici e sociali determinati dalla Rivoluzione industriale - 3. Una risposta reazionaria - 4. Diritti e costituzionalismo sulle due sponde dell'Atlantico - 5. Il liberal-radicalismo inglese come motore delle riforme dello stato liberale - 6. Libertà economiche e riforme politiche: la Acll e il Cartismo) - III. Le riforme dell'età liberale (1825-1885) (1. La dimensione negoziale del processo di riconoscimento dei diritti. - 2. La concezione britannica dell'uguaglianza, tra common law, rule of law e sovereignty of parliament - 3. Le libertà politiche - 4. I partiti e le istituzioni - 5. Le libertà civili - 6. La libertà religiosa - 7. I diritti legati al lavoro e alla condizione sociale) - IV. La transizione verso lo stato democratico (1885-1918) (1. Dal liberalismo al collettivismo: la lettura di Dicey - 2. J.S. Mill e i teorici del new liberalism - 3. Le Trade Unions, la Fabian Society e la nascita del Labour Party - 4. Il completamento del percorso istituzionale verso la democrazia - 5. I diritti sociali) - V. La costruzione del welfare state (1918-1951) (1. Tra le due guerre - 2. La questione irlandese - 3. La dimensione imperiale - 4. La rivoluzione keynesiana - 5. Il Rapporto Beveridge - 6. Le politiche sociali del Governo laburista) - VI. I diritti e la loro tutela nel passaggio dal XX al XXI secolo (1. Dalla golden age dei diritti alla «rivoluzione conservatrice» - 2. La problematica tutela giurisdizionale dei diritti sociali - 3. L'istituzione della Supreme Court of the United Kingdom e le sue implicazioni costituzionali - 4. Prospettive aperte... e incerte) – Bibliografia - Indice dei nomi