La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile Stampa E-mail

Luciano Mecacci

La Ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile

Adelphi Edizioni, pagg.520, € 25,00

mecacci ghirlanda  IL LIBRO – Sono «cose che forse ancora non si possono dire». Il corsivo è nostro, ma è inevitabile, dal momento che questa affermazione di Cesare Luporini, una delle teste pensanti del pci nel secondo dopoguerra, risale a un'intervista radiofonica sull'affaire Gentile rilasciata nel 1989, a quasi cinquant'anni di distanza dai fatti. Bene, chi vive in Italia è abituato a delitti politici preparati, eseguiti e poi coperti in un'atmosfera acquitrinosa, dove nessuno per certo è innocente, ma un colpevole sicuro non esiste. Eppure, l'assassinio di Giovanni Gentile in quel freddo aprile del 1944 rimane un cold case diverso da tutti gli altri – che la straordinaria indagine di Luciano Mecacci, condotta anche su importanti documenti inediti, riapre in modo clamoroso. Tutto, in questa ricostruzione, è perturbante. I moventi, molto meno limpidi – o molto più umani, troppo umani – di quanto fin qui si è tentato di far credere. La scena del delitto, cioè la Firenze cupa e claustrofobica occupata dai tedeschi. E naturalmente gli attori. Qualcuno ha discusso, deciso, agito: ma come, fino a che punto, perché? Le figure che appaiono sul palcoscenico sono numerose, e molto diverse fra loro. Oscuri gappisti. Feroci poliziotti. Informatori. Doppiogiochisti. E al centro di tutto, il meglio dell'intellighenzia italiana di allora: Luporini, certo, ma anche Eugenio Garin, Antonio Banfi, Mario Manlio Rossi, Guido Calogero, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Concetto Marchesi. E, ai margini del quadro, personaggi come Bernard Berenson e Igor Markevitch. O altri ancora che negli anni avremmo imparato a conoscere meglio, come Licio Gelli. Tutti insieme hanno un qualche ruolo in una storia che continuiamo a leggere con sgomento, e che – Luporini aveva ragione – non è finita. Anche se in questo libro molti suoi passaggi, fino a oggi oscuri o camuffati, appaiono in una luce livida e definitiva.

  DAL TESTO – "Il discorso sui mandanti si intreccia con quello delle ragioni dell'uccisione di Gentile. Due sono le linee interpretative principali, che abbiamo illustrato nel dettaglio nel corso della trattazione: secondo la prima, decisione ed esecuzione furono questioni interne al solo Partito comunista – Gentile andava eliminato in quanto responsabile ideologico del regime fascista e per spianare la strada all'egemonia culturale del partito nell'Italia postfascista; per la seconda, il Partito comunista fu sì il principale attore dell'organizzazione materiale dell'attentato, ma si mosse all'interno di uno scenario più ampio cui concorsero altre componenti politiche, istituzionali e militari (dalla massoneria, alle autorità fasciste, fino ai servizi segreti alleati) che avevano un proprio specifico interesse nel volere la morte del filosofo. La prima interpretazione ha il vantaggio della linearità, ma d'altra parte conosciamo tutta una serie di omissioni, reticenze, sospetti coinvolgimenti, testimonianze contrastanti che la mettono fortemente in dubbio. Sono quindi a favore dell'ipotesi che contempla l'esistenza di un quadro più complesso, che però non appare come il prodotto di una convergenza d'interessi diversi, ma piuttosto come il dispiegarsi di una concatenazione di decisioni strategiche. Per spiegarla si potrebbe ricorrere alla metafora dei cerchi nell'acqua, per cui si parte da un cerchio interno, ristretto a coloro che presero inizialmente la decisione da cui si irradia il movimento dei cerchi più periferici, fino ad arrivare all'ultimo cerchio, quello dei gappisti, che infine produce l'onda distruttiva."

  L'AUTORE – Luciano Mecacci (Livorno, 1946), già professore ordinario di Psicologia generale presso l'Università degli Studi di Firenze, è autore di numerose opere, fra cui "Il caso Marilyn M. e altri disastri della psicoanalisi" (2000), tradotto anche in inglese, russo e tedesco.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. Intellettuali, gappisti, fascisti e altri - 1. Il filosofo Cesare Luporini, il collezionista Bernard Berenson e il musicista Igor Markevitch - 2. Teresa Mattei, la staffetta «Chicchi» - 3. Il gappista Bruno Fanciullacci - 4. Il gappista Giuseppe Martini - 5. Il tenente del Regio Esercito Bindo Fiorentini - 6. La pista azionista: la testimonianza di Pistolini - 7. Il tenente della Milizia fascista Licio Gelli, il capitano Hermann e i servizi segreti tedeschi - 8. La pista fascista: la testimonianza di Guido Leto - 9. Il Movimento Giovani Italiani Repubblicani e la «concordia degli animi» - 10. La morte di Bruno Fanciullacci - II. Morte e funerali di un filosofo - 1. L'uccisione di Fanelli, segretario di Gentile - 2. L'ultima mattina - 3. L'esecuzione secondo le indagini ufficiali - 4. Proiettili dubbi, strani visitatori, fascicoli spariti - 5. «Ero lì quando il professore fu ucciso» - 6. La frattura interna al CTLN - 7. L'articolo di Aris, il poemetto di Aris - 8. I funerali di Giovanni Gentile - 9. Arresto e rilascio di tre professori universitari - III. Lamenti, ingiurie e silenzi - 1. Benedetto Croce e la stampa fascista - 2. La moralità comunista - 3. I giudizi di Carlo Dionisotti e Guido Calogero - 4. Le commemorazioni di Eugenio Garin - 5. Gli «amici» di Mario Manlio Rossi - 6. La Ghirlanda fiorentina - 7. I servizi segreti alleati, Radio Cora e il Servizio informazioni del Partito d'Azione - 8. Perché Giovanni Gentile fu ucciso? – Note - Appendice bibliografica – Ringraziamenti - Indice dei nomi