Ripensare lo spazio politico: quale aristocrazia? Stampa E-mail

a cura di Emmanuele Morandi e Riccardo Panattoni

Ripensare lo spazio politico: quale aristocrazia?

Il Poligrafo, pagg.520, € 25,82

 

morandi-panattoni aristocrazia  IL LIBRO – La realtà dell'azione politica e la riflessione su di essa sembrano momenti destinati a divergere sempre più fortemente e irrimediabilmente. Da una parte il processo spoliticizzante, nell'apparente neutralizzazione del conflitto e della violenza, promuove una pericolosissima espulsione dalla politica di quella forza ordinante proveniente dalla riflessione filosofica. Forza che, nella lunga storia delle dottrine e della vita politica, ha saputo per secoli contrapporsi, e quindi dare una forma "giusta", alle logiche di puro dominio. Dall'altra parte la perdita di rilevanza politica della riflessione speculativa - che si può sospettare annessa e connessa alle avventure disarticolanti il nesso politica-morale - porta con sé quelle rappresentazioni meccanicistiche e funzionalistiche che estraniano sempre di più l'uomo da quella che dovrebbe essere la sua più vera realizzazione: il Politico per l'appunto.
  È all'interno di questo contesto che la proposta di una tematica inattuale come quella che si àncora alla parola "aristocrazia" riceve una sua rilevanza e una sua capacità di appello. Non si tratta solamente di chiamare in causa una forma di governo o una modalità in cui i contesti politici dell'Occidente si sono per secoli espressi e articolati, ma di ripensare l'aristocratico nella capacità illuminante che esso ha nei confronti della relazione fra l'uomo e la dimensione pubblica della sua esistenza. In tal senso, "aristocratico" è tutto ciò che si dona ad una dimensione pubblica per semplice amore di questo spazio, l'unico dove sia possibile parlare di res gesta veramente umane. L'ottimo si può distinguere da ciò che è solamente buono se la differenza si fa qualitativa, cioè se il bene e il buono si estendono fino a diventare comuni ad altri. Il bene, e solo esso, legittima l'acquisizione del potere o la resistenza ai suoi abusi. In questo senso il bene è l'unico "limite" che possiede la forza di circoscrivere l'indiscriminata "cura del potere". In tale accezione, ampia e imprecisata, si potrebbe dire che è "aristocratico" ciò che limita il potere attraverso il bene; con la precisazione, però, che nell'"aristocratico" questo limite non può che essere rilevante.
  Questa ampia ricerca mira a cogliere gli elementi teoretici e antropologici, oltre che storici e giuridici, che riempiono di innumerevoli contenuti ciò che è aristocratico. Nella speranza di poter ripensare al Politico come al luogo senza il quale l'uomo non è più se stesso.

  DAL TESTO – "Ma perché l'aristocrazia? La domanda non può non ritornare. Il problema s'impone partendo dalla consapevolezza di una perdita di distinzione tra politico, sociale ed economico. Questa perdita ha una lunghissima storia dietro di sé e, attraverso di essa, si è giunti ad un totale dominio privatistico dell'esistenza politica, dominio che ha divorato la nostra capacità di pensare politicamente. Ha divorato, non neutralizzato; la qual cosa significa che all'interno di quest'incorporazione del politico, nel magma indistinto del sociale e dell'economico, non viene meno il politico in quanto tale ma il suo «distinto» apparire. In questa in-distinzione tutto sembra diventare possibile: l'economico che si traveste di politico, e il politico che si conserva tramite il suo «fare» economico. Ebbene, l'aristocrazia esprime sul piano del concetto – e così non è su quello della storia - la più eloquente ed evidente «distinzione» che la dimensione politica guadagna rispetto a ciò che politico non è. Non solo la distinzione, ma ancor più la coscienza di una vocazione al bene pubblico che tende ad autointerpretarsi come trasmissione ereditaria, garantendo - o, più precisamente, volendo garantire - non se stessa ma gli altri. Lo ripetiamo: non è una valutazione storica o storiografica, ma una questione di «categorie» politiche."

  I CURATORI – Emmanuele Morandi (Università di Bologna) è co-direttore di "Con-tratto" e presidente del Centro Studi Tomistici di Modena. Autore impegnato sia sul campo teoretico che in quello interdisciplinare, conta numerose pubblicazioni, tra cui ricordiamo: "L'incontro con Dio nel volto dell'amico: riflessioni tomistiche sull'amicizia cristiana" (1995); "L'irreparabile come condizione: metodologia e prassi in K. Marx" (1996); "Potere e sessualità: un paradigma della modernità" (1996). Dirige per conto del Centro Studi Tomistici la collana "Le Quaestiones" (Bologna, Barghigiani).
  Riccardo Panattoni (Università di Verona) è co-direttore di "Con-tratto". Autore noto in campo teoretico per i suoi studi su Lévinas e Heidegger, tra i suoi scritti ricordiamo: "Etica e poesia. La voce dell'amico attraverso la lettura di "Andenken" di Martin Heidegger" (1993); "La "decisione" del politico e il "corrispondere" della filosofia: C. Schmitt e M. Heidegger" (1995); "Il dono della filosofia. Martin Heidegger e l'abitare dell'uomo" (1997).

  INDICE DELL'OPERA – Presentazione, di Emmanuele Morandi e Riccardo Panattoni - Parte tomista, a cura di Emmanuele Morandi - Genesi della nobiltà. La sua missione nel passato e nel presente, di Plinio Corrêa de Oliveira - Lo Stato costituzionale democratico e il bene comune, di Martin Rhonheimer - Il «chi» e il «come»: un problema aperto nella filosofia del governo democratico, di Roberto Gatti - Pratica del limite. Forma politica e scienza giuridica negli scritti di Eric Voegelin, di Sandro Chignola - La Repubblica aristocratica in Vico e Montesquieu, di Rocco Pezzimenti - Aristocrazia e physis: un percorso di lettura sui testi platonici, di Ernmanuele Morandi - Intermezzo / Materiali - Saggio sul principio generatore delle costituzioni politiche e delle altre istituzioni umane, di Joseph de Maistre – Nomos, presa di possesso, nome, di Carl Schmitt - La gabbia d'acciaio e l'edodo da essa oppure una disputa attorno a Marcione, una volta e oggi, di Jacob Taubes - Parte contemporanea, a cura di Riccardo Panattoni - La comunità e il politico: che cos'è un'aristocrazia?, di Pio A. Filippani-Ronconi - Un paradigma kierkegaardiano dell'amore. L'atto d'amore di conservare il ricordo di chi è morto, di Alberto Siclari - Il fondamento divino dell'uguaglianza e dell'aristocrazia, di Umberto Regina - Storicità, filosofia e teologia della storia in Heidegger, di Jean-François Courtine - «Gli stranieri dal cuore uguale»: Heidegger e gli ad-venienti, Caterina Resta - Il diritto del «fuori-legge». Ernst Jünger e l'aristocrazia del singolo, di Riccardo Panattoni - Note critiche - Costantino Cipolla, Epistemologia della tolleranza (Emmanuele Morandi - Claudio Baraldi) - Carlo Galli, Genealogia della politica. Carl Schmitt e la crisi del pensiero politico moderno (Massimiliano Cotti) - Seconda navigazione. Annuario di filosofia 1997 (Nicola Schiavone) – Recensioni - Umberto Regina, Noi eredi dei cristiani e dei greci (Giovanni Catellani) - Pierpaolo Donati, Pensiero sociale cristiano e società post-moderna (Emmanuele Morandi) - Mario Ruggenini, Il Dio assente. La filosofia e l'esperienza del divino (Gian Luca Maltrasi) - Giuseppe Barzaghi, Soliloqui sul divino. Meditazioni sul segreto cristiano (Umberto Soncini) - Adriana Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione (Carlo Salzani) - Riccardo Panattoni , Il dono della filosofia. Martin Heidegger e l'abitare dell'uomo (Gian Luca Solla) - Nadia Urbinati, Individualismo democratico (Malleo Bortolini) - Antonio Da Re, Tra antico e moderno. Nicolai Hartmann e l'etica materiale dei valori (Enrico Ascari) - Bruno Forte, Fare teologia dopo Kierkegaard (Giacomo Coccolini) - Pierpaolo Donati / Ivo Colozzi (a cura di), Giovani e Generazioni (Federico Bertocchi) - Caterina Resta, Il Luogo e le Vie. Geografie del pensiero in Martin Heidegger (Gian Luca Solla) - Rocco Pezzimenti, La società aperta e i suoi amici (Marco Bosco) - F.P. Ciglia, Fenomenologie dell'umano (Giacomo Coccolini) - Luigi Tomasi, La Scuola sociologica di Chicago. La teoria implicita (Lauro Struffi) - Francesco Tomatis, L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling (Federico Dal Bo) - Umberto Soncini, Prospettive preliminari ad una filosofia fenomenologica del linguaggio (Maurizio Matteuzzi) - Klaus D. Dutz / Stefano Gensini (Hrsg.), Im Spiegel des Vertandes. Studien zu Leibniz (Claudio Antonio Testi) - Tommaso d'Aquino, Commenti a Boezio (Enrico Ascari) - Pubblicazioni ricevute