Il mito di Stalin nell'Europa orientale Stampa E-mail

Aldo Cucchi

Il mito di Stalin nell'Europa orientale

Il Canneto Editore, pagg.80, € 8,00

 

cucchi stalin  IL LIBRO – Per la prima volta vengono raccolti e pubblicati in un unico volume, a cura di Andrea Ungari, gli articoli di Aldo Cucchi che uscirono nel '61 su "Il Resto del Carlino". Questi scritti costituiscono una testimonianza eccezionale della vita nei paesi del "socialismo reale", dove il culto di Stalin trionfava sulla miseria, sul terrore e sulla censura. Cucchi, il comunista ribelle allo stalinismo già dal 1951, spina nel fianco della sinistra italiana filosovietica, non risparmia i particolari di quanto visto e udito nei suoi viaggi in Russia, Polonia e Cecoslovacchia, con il "coraggio freddo" che gli costò, insieme all'amico Magnani, la scomunica del PCI. La celebre condanna di Togliatti, "pidocchi nella criniera di un nobile cavallo da corsa", cade in tempi infarciti di fanatismo e non ancora maturi per la svolta del 1956. In seguito, l'acutezza politica e la lungimiranza che emergono da queste pagine divennero chiare a tutti.

  DAL TESTO – "Stalin non avrebbe voluto che la Jugoslavia si liberasse da sola, preferiva che fosse liberata, o meglio occupata, dall'Armata Rossa, per potere dominarla in seguito. Così mentre non inviò alcun aiuto fin quasi al termine della guerra partigiana fu ben lieto, quando le truppe sovietiche furono ai confini della Serbia, di offrire a Tito, che gli chiedeva una divisione, un intero Corpo d'Armata per la liberazione di Belgrado. E in quella occasione, nel suo studio del Cremlino, dinanzi a Tito rimproverò aspramente per telefono Malinowski (l'attuale ministro della Difesa sovietico) che aveva sospeso l'avanzata gridando: «State dormendo, state dormendo! Dite di non avere sufficienti divisioni corazzate, ma vi assicuro che mia nonna saprebbe far uso dei carri armati meglio di quel che facciate voi. È tempo che vi moviate. Mi capite?». A questo punto Djilas disse che il Corpo d'Armata sovietico, avanzando nel settore di Belgrado, liberò sì la città «ma il comportamento di molti ufficiali e soldati appartenenti a questa unità non era stato quale il popolo jugoslavo lo aveva immaginato perché vi erano stati molti furti e molte donne erano state violentate. In un sobborgo di Belgrado molti soldati russi si erano serviti, l'uno dopo l'altro, della figlia di una valorosa compagna, mentre nello stesso sobborgo un gruppo di ufficiali e di soldati russi, dopo aver pranzato nella casa di un operaio che li aveva invitati, aveva violentato la moglie buttando fuori dall'appartamento il marito»."

  L'AUTORE – Aldo Cucchi (Reggio Emilia, 1911 – Bologna, 1983), medico, vice-comandante partigiano della divisione "Bologna", medaglia d'oro della Resistenza, deputato del PCI, fu tra i fondatori del movimento Unione Socialista Indipendente (USI) e del settimanale "Risorgimento Socialista".

  IL CURATORE - Andrea Ungari (Roma, 1971) è docente di Storia contemporanea presso l'Università Guglielmo Marconi e di Teoria e storia dei movimenti e partiti politici presso l'Università Luiss Guido Carli.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Andrea Ungari - Il mito di Stalin nell'Europa orientale - La danza funebre per Tito (13.11.1961) – Ogni uomo al tuo fianco era una spia (13.11.1961) - L'anticristo dei Polacchi (14.11.1961) – Finestre e forche in Cecoslovacchia (18.11.1961) - I russi: un popolo di schedati (19.11.1961) – Un colpo alla nuca per una battuta di spirito (22.11.1961) – Gli anni di sangue a Leningrado (24.11.1961)