Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro Stampa E-mail

Ferdinando Imposimato – Sandro Provvisionato

Doveva morire
Chi ha ucciso Aldo Moro
Il giudice dell'inchiesta racconta


Chiarelettere, pagg.404, € 15,60

 

imposimato doveva  IL LIBRO – A quasi quarant'anni dal delitto Moro, questo libro rimane il punto di riferimento fondamentale per chi voglia farsi un'idea di quanto successo tra il marzo e il maggio del 1978, quando Aldo Moro fu rapito dalle Br e poi ucciso. I due autori hanno squarciato un silenzio durato molti anni e hanno messo a disposizione di tutti testimonianze, documenti, interrogatori rimasti nei cassetti delle procure e delle commissioni parlamentari per troppo tempo. Da questo libro si può ripartire per provare a chiarire la tragedia politica più grave della nostra storia repubblicana.
  Non possiamo ignorare il ruolo pesante che l'Ucigos, la polizia di Cossiga, ha avuto in tutta questa faccenda, insieme al comitato di crisi, le cui relazioni, qui proposte per la prima volta, lasciano esterrefatti. Non è vero che non si poteva fare niente: sono state ignorate segnalazioni e bloccati ordini di perquisizione che sarebbero stati decisivi, ci sono adesso le prove che i covi di via Gradoli e via Montalcini volutamente non sono stati scoperti, alla magistratura è stato permesso di operare solo a omicidio avvenuto e chi tra la polizia avrebbe potuto intervenire è stato messo da parte. Anche le implicazioni internazionali contano eccome in questa storia: Kgb, Raf, Stasi e Cia hanno avuto un ruolo non secondario, senza togliere naturalmente alcuna responsabilità alle Br.
  Moro doveva essere eliminato. La sicurezza e la ragion di Stato non giustificano l'immobilismo. E il dolo. Viene fuori ancora una volta la malattia cronica della nostra democrazia, così fragile e corrotta da non poter mai essere trasparente. Basti pensare a tutti gli uomini dei servizi segreti iscritti alla P2 che in quei mesi drammatici stavano nella sala di comando. Coincidenze? Chi vigilava sulla nostra sicurezza attentava anche alla nostra libertà, eliminando un personaggio che sapeva troppe verità, le
più imbarazzanti. Qui sta il cuore del "caso Moro".

  DAL TESTO – "Il 18 marzo 1978, a solo due giorni dalla strage di via Fani, vede protagonista un brigadiere della polizia e quattro uomini ai suoi ordini e riguarda la base di via Gradoli, dove vivono Moretti, e la sua compagna, Balzerani, entrambi nel commando di via Fani. Gli agenti controllano tutti gli appartamenti degli stabili che sorgono nella via. Bussano anche all'interno 11 di via Gradoli 96. Ma siccome nessuno risponde se ne vanno. L'ordine che questi uomini avevano dal pubblico ministero Infelisi era di perquisire tutti quegli appartamenti. E se in casa non ci fosse stato nessuno, di attendere il ritorno degli inquilini. Ma loro no. Bussano, nessuno risponde e se ne vanno. Come sarebbe cambiata la storia del sequestro Moro se le Br avessero perso la preziosa base di via Gradoli non trentadue giorni dopo il rapimento dell'ostaggio, ma appena due giorni dopo?"

  GLI AUTORI – Ferdinando Imposimato, come giudice istruttore del Tribunale di Roma, ha seguito l'inchiesta sulla strage di via Fani e il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro. Si è occupato anche di lotta ai sequestri di persona e a terrorismo, mafia e camorra, oltre che dell'attentato al papa. Laureato in Giurisprudenza, comincia a lavorare nella polizia e nel 1964 entra in magistratura. Dopo un periodo trascorso a Milano, va a Roma dove segue le inchieste sui rapimenti, ottenendo la liberazione di numerosi ostaggi tra cui Giovanna Amati e Angelo Appolloni. Istruisce inoltre importanti processi tra cui quello a Michele Sindona. Sua, nel 1981, la prima sentenza-ordinanza contro la Banda della Magliana. Nel 1983 il fratello Franco viene ucciso da Cosa nostra per una vendetta trasversale, il che lo costringe, per motivi di sicurezza, a lasciare l'Italia alla volta di Strasburgo, dove viene designato rappresentante italiano in seno all'Unione europea per i problemi del terrorismo internazionale. A partire dal 1987, per tre legislature, viene eletto al Parlamento come indipendente di sinistra e fa parte della commissione Antimafia. Presenta numerosi disegni di legge sulla riforma dei servizi segreti, sugli appalti pubblici, sui trapianti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul terrorismo, sulla dissociazione. Rientrato in magistratura, è stato giudice della Suprema Corte di Cassazione, dove ha raggiunto il grado di Presidente onorario aggiunto. È stato presidente della Trio (Transplant Recipient International Organization) ed è direttore dell'osservatorio dell'Eurispes sulla criminalità organizzata in Italia. Con Sandro Provvisionato e Giuseppe Pisauro ha scritto "Corruzione ad alta velocità". È autore, per la casa editrice Koinè, di "Terrorismo internazionale", "Vaticano: un affare di Stato" e "La grande menzogna", sugli attentati dell'11 settembre 2001. In Francia è uscito "Un juge en Italie". Per Chiarelettere, sempre con Sandro Provvisionato, ha scritto anche "Attentato al papa", mentre per Newton Compton ha pubblicato "I 55 giorni che hanno cambiato l'Italia", "La Repubblica delle stragi impunite" e "L'Italia segreta dei sequestri".
  Sandro Provvisionato, giornalista professionista, per dodici anni è stato coautore e conduttore di "Terra!", il settimanale di approfondimento del Tg5 a cui ancora collabora, e direttore del sito internet Misteri d'Italia. Nel dicembre 1975 è direttore di Radio Città Futura. Nel 1977 comincia a lavorare per l'Ansa. L'anno successivo entra in un apposito pool giornalistico, formato dall'allora direttore Sergio Lepri, per seguire 24 ore su 24 le indagini sul sequestro del presidente della Dc Aldo Moro. Dopo la vicenda Moro, continua a occuparsi di terrorismo e segue tutta la parabola dell'estremismo politico italiano, passa poi alla redazione politico-parlamentate dell'agenzia di cui è capo redattore. Dal 1989 segue per il settimanale «L'Europeo» tutte le vicende più scottanti della cronaca e della politica nazionale: dalla strage di Ustica alle stragi di mafia del '92-'93, fino a Tangentopoli. Nel 1993 assume l'incarico di capo della Cronaca del Tg5, alla cui guida rimane fino al 1995 per poi passare alla redazione Inchieste. Conduttore del Tg5 della notte, nel 1999, come inviato, segue tutta la guerra del Kosovo. Frequenti sono stati i suoi reportage da Iran, Iraq, Balcani e Sud America. Docente di Giornalismo investigativo in alcuni master universitari, ha vinto i premi giornalistici Città di Roma 2004, Città di Salerno 2005, Diritti dell'Uomo 2006 e Amalfi Coast Media Award 2009. Fa parte della Giuria del Premio televisivo Roberto Morrione. È autore di diversi libri, tra cui, "La notte più lunga della Repubblica. Destra e sinistra: ideologie, estremismi, lotta armata" (con A. Baldoni), "Misteri d'Italia", "Segreti di mafia", "Giustizieri sanguinari: i poliziotti della Uno bianca", "Il giudice, il mostro e il giornalista" (con G. Rossetti), "Corruzione ad alta velocità", scritto con Imposimato e Pisauro, "Uck: l'armata dell'ombra", dedicato al Kosovo e "A che punto è la notte?". Con Imposimato, per Chiarelettere, ha scritto anche "Attentato al papa". Per Sperling & Kupfer, con Adalberto Baldoni, ha pubblicato "Anni di piombo".

  INDICE DELL'OPERA – Premessa alla nuova edizione – Introduzione - La prigione che nessuno voleva trovare. Ma la polizia di Cossiga sapeva tutto – L'Italia all'epoca dei sequestri. La Procura esautorata – L'agguato. Perché Moro. Chi sparò in via Fani. Parlano Morucci e Faranda - Il Comitato di crisi. Indagini bloccate, tutti piduisti - I consiglieri di Cossiga. Le parole agghiaccianti di Steve Pieczenik - Depistaggi di Stato. La svolta: via Gradoli e il lago della Duchessa - I nemici di Moro. Pesanti avvertimenti. Gli americani non gli vogliono bene – L'enigma dell'Hyperion. Crocevia di terroristi e di traffico d'armi - La lunga mano del Kgb. Schleyer e Payot. La Raf, la Stasi, Markus Wolf e Sokolov - Occasioni mancate. Via Gradoli, la tipografia, Conforto e Dalla Chiesa - Quell'uomo deve morire. Sciascia, Andreotti, Pace e Piperno, la mafia – Conclusioni. Le otto occasioni mancate e la finta ragion di Stato – Documenti - Ringraziamenti